di Rosa Ana De Santis

La notizia esce fuori in questi giorni in cui sta venendo allo scoperto che nella Germania dell’est le multinazionali occidentali, tra il 1983 e il 1989, avrebbero sfruttato cittadini ignari o bisognosi per i propri studi e per sperimentare farmaci. L’orrore, che puzza di nazismo, riguarda nomi del calibro  Bayer e Schering, Hoechst (oggi Sanofi), Boehringer Ingelheim e Goedecke (Pfizer), Sandoz (Novartis).

Non è la prima inchiesta giornalistica sul tema, basti pensare ai numerosi casi avvenuti nel silenzio generale nei paesi in via di sviluppo.

A quanto pare, questa l’ultimissima scoperta, il fenomeno è presente anche nel cuore dell’Europa, nella nostra Italia votata al valore sacro della vita, dove le cavie non sono cittadini ignari, come accaduto in passato, ma persone disposte a vendere la propria salute e incolumità per bisogno economico. Sono soprattutto studenti universitari che vanno nelle cliniche Svizzere per 1.200 euro e 6 ricoveri. I numeri parlano di una media di 750 cittadini all’anno, soprattutto del Nord Lombardia.

L’accesso al mercato delle cavie per i farmaci è libero e mentre gli svizzeri rifuggono dalla pratica, sempre più italiani accettano e cercano questa strada per guadagno, anzi per sopravvivenza. I test clinici sui soggetti sani in Svizzera sono regolamentati da tempo e, come è ovvio, non è dato sapere in quali danni per la propria salute incorrano i volontari.

Il reclutamento, questo l’altro dato significativo, è difficile stabilire se sia sempre regolamentato secondo criteri selettivi e rigidi – il che ha conseguenze anche sulla valenza terapeutica del farmaco, con piena informazione delle persone che vi aderiscano e soprattutto quanto in piena libertà di scelta.

Tenuto conto che è quasi impossibile immaginare che delle persone sane decidano di correre un minimo rischio per amore della ricerca scientifica, è sacrosanto dedurre che sia il compenso l’unico principale motivo della decisione. Ed è questa l’immagine piu crudele della nostra crisi economica. Arriveremo, o siamo arrivati, al mercato clandestino degli organi.

Se i numeri crescono è perché l’impoverimento generale aumenta, anche dentro il cortile di casa. In un paese in cui i donatori di organi sono ai minimi previsti, e persino quelli di sangue, questo mercato dell’orrore che baratta la vita per centinaia di euro e poco più ci racconta la disperazione circolante.

Le case farmaceutiche, che protagoniste di scandali sono spesso, arrivano a colpire anche qui dove nessuno si è mai accorto delle vittime di vaccini e farmaci sperimentali lasciati ad ammalarsi o a morire in qualche luogo sperduto del sud del Mondo.

Le cavie adesso partono dall’Italia: persone impoverite che almeno hanno il lusso di scegliere, sapendo tutto o quasi e conoscendo il prezzo all’asta della loro vita.

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