di Andrea Santoro

Trovare parcheggio a Roma è una delle attività più odiate dai suoi abitanti, che spesso si trovano a preferire il rischio di una multa piuttosto che girare intorno alla destinazione come avvoltoi affamati intorno alla preda. Le multe fioccano, si parte da 39 euro per sosta vietata. In tanti si sono visti recapitare a casa la famigerata busta verde contenente il bollettino per poi dover andare alle poste e pagare la somma. A volte però l'iter delle multe è un po' diverso, può succedere di aprire la cassetta della posta e trovarci dentro sempre lei, la busta verde, ma con una piccola differenza rispetto al solito: la somma questa volta è una cifra a tre zeri.

Sono migliaia i casi in Italia, assurdi e tristemente noti, come il caso di un pensionato che si è visto pignorare, ipotecare e svendere all'asta la propria casa perché, essendo malato di alzheimer, aveva scordato di pagare una multa di 63 euro. Volendo essere precisi lo sfortunato non ha nemmeno potuto seguire queste tre fasi di deprivazione dei propri beni, trovandosi poi a ricomprare ad un prezzo maggiorato la propria abitazione dai tre vincitori dell'asta: l'agenzia preposta al recupero della sanzione ha notificato il tutto al pensionato solo momento in cui l'asta si è conclusa. Ora la questione è appannaggio del tribunale di Genova, ma le vicende simili si moltiplicano di giorno in giorno e purtroppo solo una minoranza sono imputabili alle cosiddette 'cartelle pazze', quelle cartelle cioè che contengono errori palesi o addirittura inviate per errore.

Chi si occupa del recupero imposte e crediti in Italia e perché l'odio nei confronti dell'esattore, figura storicamente invisa, si è tramutato negli ultimi mesi in una disperata lotta per difendersi dal leviatano, fino a sfociare nella violenza? La legge 248/2005 ha sollevato gli enti privati dall'onere della riscossione, delegandolo a Riscossioni SPA poi rinominata nel 2007 Equitalia SPA, con non poca ironia. Questa società per azioni offre i suoi servizi su tutto il territorio nazionale ad esclusione della Sicilia ed è costituita per il 49% dall'INPS e per il restante 51% dall'agenzia delle entrate.

Dal gennaio 2011 si susseguono le raccolte firme e le azioni, più o meno dimostrative, nei confronti di questo ente accusandolo di usura ed invocandone la soppressione, ma quali sono i limiti entro cui si può muovere la longa manus dell'agenzia delle entrate e quali le illiceità perpetrate?

La critica più comunemente mossa ad Equitalia è appunto quella di applicare tassi simili a quelli dell'usura: una multa non pagata di 200 euro può lievitare in soli quattro anni fino a raggiungere la cifra di oltre 2200 euro, come capitato a molti nella capitale, il cui comune nel 2007 ha passato le cartelle all'agenzia che ha impiegato circa quattro anni per notificarle: ora i cittadini si trovano schiacciati tra il muro di gomma del comune, che ha perso la competenza su quelle cartelle e l'agenzia di riscossione, che sostiene di doverle incassare senza poterne diminuire l'importo.

E' senz'altro vero, però, che i dipendenti di questa società sono schiacciati dagli ingranaggi ben oliati della macchina di riscossione debiti che automatizza il processo di ipoteca, pignoramento e riscossione dalla data della notifica, senza che il singolo possa modificare alcunché e anzi, nel caso il dipendente voglia dimenticare una pratica perché mosso da sentimenti umani, incapperebbe in sanzioni per negligenza ed abuso di ufficio, dal momento che la l248 stabilisce per legge l'obbligo della riscossione.

In questo contesto non si può però scordare il servizio apparso un anno fa su Report(Rai3) dove veniva regolarmente dimostrata la propensione dell'agenzia ad essere meno severa con chi dispone di redditi molto alti o di discreta fama, portando tra gli altri l'esempio del favoritismo nei confronti un piccolo politico del nord Italia impegnato alla lotta ai fannulloni: se è quindi inoppugnabile la scarsa o nulla responsabilità dei dipendenti allo sportello è altrettanto incontestabile una certa torbidezza nel cursus che precede la notifica delle cartelle.

Avere come obiettivo Equitalia è in qualche modo fuorviante, odiarne i dipendenti, specie quelli nei settori più bassi della piramide, si traduce troppo spesso in una guerra tra poveri. I grandi spazi di manovra offerti al rullo compressore degli esattori sono prevalentemente frutto della legge che li delimita; considerare Equitalia un problema a compartimento stagno senza interconnessioni col governo e la pubblica amministrazione, è come voler processare il boia.

È proprio la legge a consentire all'agenzia la richiesta di interessi multipli sulla riscossione, sua principale fonte di sostentamento. Questi sono il diritto all’aggio (9% ), una percentuale sull’interesse di mora (0,615% annuo), un diritto alle spese di esecuzione ed alle spese di notifica, un diritto al rimborso delle quote inesigibili ed un altro 9% sugli interessi di mora.

Il vero punto di forza però sta nel poter notificare la cartella quando preferiscono: pensate a cosa possono significare questi interessi in 10 anni. A questo si aggiunga il moltiplicarsi di cartelle pazze anche solo in parte, con voci incomprensibili ai più e maggiorazioni assurde degli interessi. Tutto questo nell'ipotesi che abbiate i soldi per pagare l'agenzia delle entrate.

Lo scenario per i debitori insolventi diviene ancora più assurdo: un imprenditore insolvente, con un debito superiore agli 8000 euro, verrà colpito dalle cosiddette ganasce amministrative: i mezzi di produzione di sua proprietà verranno confiscati, messi all'asta, venduti. Il dubbio è spontaneo: come si può produrre senza i mezzi di produzione? Da dove proviene il plusvalore senza macchinari, con cosa dovrebbero essere pagati i lavoratori?

E' un cane che si morde la coda. Non è vessazione togliere a produttori e lavoratori la loro dignità, la loro libertà di produrre, in nome di un'esazione che dovrebbe ridare fiato ad una macchina statale ormai stanca, che si rispecchia in una società che non le da più alcuna fiducia, visti i continui scandali, corruzioni, intrighi di basso impero? Non lo è nemmeno ipotecare la casa altrui, gli affetti, il futuro? Quale può essere il sentimento nei confronti della comunità, che poi è lo Stato, di chi da questa si vede depredato, ingannato, ferito a morte?

Può sembrare strano ma la trasparenza è un concetto diverso da quello di invisibilità e la sua assenza sta diventando ingombrante: una amministrazione pubblica più vicina al singolo, meno disumanizzata, può rafforzare il contratto sociale attraverso la ripartizione effettiva delle risorse sul territorio, può riavvicinare il singolo alla comunità. Tutto ciò non può prescindere da una riforma costituzionale che vada ad incidere seriamente sui costi della politica e della pubblica amministrazione, non può prescindere dalla modifica di un assetto rappresentativo che giorno dopo giorno allontana i rappresentati dai rappresentanti. Equitalia avrebbe potuto essere una fusione che ricordi il rinnovamento cui tendere tutti insieme, non la misura della distanza tra il popolo e il suo palazzo.

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