di Luca Mazzucato 

NEW YORK. Qual è quella cosa che compri se vuoi liberartene? Sembra la proverbiale barzelletta, invece è l'ultima invenzione del marketing pubblicitario. Avrete sicuramente giocato ad Angry Birds, il videogame per lo smartphone, il cui scopo è abbattere delle precarie costruzioni di legno fiondandoci contro degli uccellacci inferociti per sterminare i porci verdi nascosti all'interno.

Dopo una giornata stressata sul lavoro, non c'è niente di meglio che sprofondare sul divano, aprire un nuovo Tab del browser Google Chrome e puntare il mouse sulla piccola icona con la faccia dell'uccello rosso. Bastava un click, e il divertimento per le due ore successive era assicurato. Ma ora non più: ogni volta che si riparte con una nuova schermata, il gioco si ferma e compare un annuncio pubblicitario a tutta pagina. Sbollendo il rush di adrenalina e la temporanea esaltazione di aver sconfitto i maiali verdi.

Angry Birds è il gioco arcade più popolare della Rete, andato letteralmente a ruba sull'iPhone e ora disponibile su altre piattaforme oppure online. È così semplice che chiunque può giocare, ma il lettore è avvertito: crea dipendenza istantanea, è più pericoloso del crack. Nel 2011, è stato scaricato da più di trecento milioni di persone e ora sul mercato è disponibile persino un gioco da tavolo ispirato al videogame.

Ogni schermo contiene un nuovo castello costruito accatastando pezzi di legno, lastre di pietra in equilibrio precario, blocchi di neve o ghiaccio, scatole piene di esplosivo. All'interno di questa traballante struttura, che sta in piedi per miracolo, trovano rifugio un certo numero di maiali a forma di palla verde. Il giocatore deve sparare gli uccellacci (angry birds, appunto) con una fionda, prendendo bene la mira per distruggere il castello e uccidere i porci verdi. Si hanno a disposizione quattro o cinque uccellacci per volta; una volta finiti, bisogna ricominciare da capo lo schermo. A meno che non compaia una schermata pubblicitaria...

La pubblicità, su Angry Birds, non è quello che ti aspetti. Non è il trailer del nuovo colossal hollywoodiano, non è la nuova macchina sportiva che hai sempre invidiato, non è neppure la promessa di un viaggio da sogno in crociera.

Nessun prodotto da acquistare. Si tratta di una pubblicità, che ti chiede di comprare la pubblicità. Così puoi liberartene. Per soli $0.99, puoi vivere senza pubblicità per una settimana. Un mese per $1.99. Un'intera vita senza pubblicità per soli $3.99: un'intera vita, ma solo giocando ad Angry Birds.

Proprio quando pensi che le strategie pubblicitarie hanno ormai affinato le armi come non mai, ecco che i creativi stupiscono ancora una volta. Questa nuova invenzione accompagnerà le aziende di marketing verso una nuova frontiera di profitti illimitati, senza nemmeno più bisogno degli stessi creativi.

Agli smanettoni degli anni Novanta questa nuova pubblicità ricorderà certamente le fastidiose schermate dei programmi shareware, che ti chiedevano una gentile donazione in favore degli autori del programma, che ti eri scaricato gratuitamente. Solo che questa volta nessuno ti chiede di aiutare i giovani programmatori. Vogliono solo che tu compri la pubblicità. Altrimenti, ci saranno interruzioni sempre più frequenti. Ancora e ancora. Finché non riuscirai più a goderti il gioco, più inferocito degli stessi uccellacci.

Ma questa nuova invenzione pubblicitaria rievoca anche un altro ricordo, un po' meno piacevole questa volta. Ricordate quei brutti ceffi, che vengono al negozio una volta al mese a chiedere soldi per il pizzo, per non farsi più vedere fino al mese prossimo? Sembra proprio che l'industria pubblicitaria si stia finalmente ispirando a un modello economico di grande successo per il futuro...

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