di Rosa Ana De Santis

Basta guardare per pochi minuti quel manifesto che ha tappezzato le strade di Avetrana per capire che Sarah non c’entra. L’associazione della memoria che porta il suo nome (fondata dal fratello Claudio Scazzi) cui sarà devoluto il ricavato del calendario e del cd dedicato ai piccoli randagi, è diventata la molla di un’attrazione mediatica. L’ennesima. Lustrini “acchiappa pubblico”, giovanissime scalmanate e affamati di notorietà per accogliere Giovanni Conversano, celebre tronista laccato di Canale 5. Gli amici di Claudio e l’amministrazione comunale si difendono dalle critiche sostenendo che il bel tronista si sarebbe impegnato in prima fila in questo progetto animalista, che tanto stava a cuore a Sarah.

Oggi il grande giorno nell’Oratorio del paese, mentre il presidente della Pro-Loco s’infuria per questa grottesca volgarizzazione cui il Comune avrebbe dovuto sottrarsi, lasciando la memoria di Sarah in pace. La vicenda di Avetrana ci ha abituati a questa invasione della tv, fin dagli inizi. Dalla scoperta del corpo andata in onda in prima serata, alle interviste della cugina e dello zio. I carnefici in tutte le salse e le lacrime. Per poi arrivare agli amici della comitiva incriminata e alla casa degli orrori transennata a fatica sotto l’onda degli scatti fotografici e delle telecamere.

Tv e gente comune stipata insieme davanti allo stesso show. Infine lui, il fratello. Che grida giustizia dal palcoscenico della trasmissione "Quarto Grado", che a "Domenica Cinque" ribadisce di non voler dare in pasto la vicenda di Sarah ai talk-show televisivi, mentre solo qualche mese prima aveva contattato Lele Mora, incassando una sonora bocciatura, per poter fare qualcosa in tv. Sosteneva di avere tante potenzialità, ma in ordine sparso e senza particolari passioni, tantomeno preparazione. Comparsate, reality, serate discotecare, opinionista senza titolo.

Tutto buono per uno venuto alla ribalta in fretta e in furia solo perché fratello di Sarah Scazzi, la ragazzina assassinata. Se nelle prime fasi della vicenda l’uso della televisione era stato strumentale (soprattutto per l’insospettabile cugina diabolica) per poi diventare morbosa attrazione collettiva, lo sfruttamento della memoria per la popolarità è ancora più odioso. Inutile dire che le istituzioni di Avetrana avrebbero dovuto convincere Claudio e i suoi consiglieri ad agire diversamente e, anche fosse vera la sponsorizzazione dei 12 artisti del progetto per Sara, a non acclamare lo special guest con tanto di foto immagine in prima pagina.

La memoria ha un suo stile e un suo registro narrativo. Quel volantino, persino nella forme e nella grafica, somiglia all’ ingresso gratuito con bevuta inclusa per una discoteca. I colori, i titoli e le foto non hanno niente che faccia pensare a un’iniziativa di valore sociale, tantomeno alla narrativa del ricordo. Ma forse Claudio avrà chiesto consiglio a Fabrizio Corona, visto che anche Belen è sponsor del calendario.

Perde infatti ogni tentativo di serietà e credibilità l’impegno della memoria con la faccia del tronista sbattuta sulla prima pagina dell’invito. Arriva come un pugno in faccia Giovanni Conversano, perché il tronista va bene vederlo contornato di donne svestite e più o meno fintamente eccitate, alle ospitate televisive di Barbara d’Urso, ma non nelle sedi dell’impegno sociale o in un’associazione nata per onorare una piccola vittima assassinata. Che partecipasse pure la creatura del laboratorio di Uomini e Donne insieme a tutti gli altri cittadini, ma senza foto e nome esibiti nello stile di un calendario o di un book per il casting.

Perché questo offende il ricordo di Sarah, la gravità e il dolore della fine che l’ha strappata alla vita e il pudore del silenzio in cui la sua famiglia avrebbe dovuto vegliarla. Senza svenderla, come del resto non ha saputo fare nemmeno quando era in vita o già cadavere in un pozzo. Senza usarla, com’è accaduto qualche giorno fa in una discoteca milanese. Anche lì il calendario dei cuccioli randagi in memoria di Sarah è stato presentato. Tra una cubista e un pezzo techno, mentre la vicenda giudiziaria avanza faticosamente nella ricostruzione di moventi e arma. Mentre zio e cugina si lanciano addosso accuse e lettere.

Zitti e immobili se ne stanno il padre di Sarah e la madre Concetta. I suoi occhi stralunati ci hanno abituato a quest’assenza. Lei che abbraccia la sorella Cosima come per scagionarla da ogni sospetto, come se le bastasse accontentarsi di un brandello di verità. Una pallida ombra di giustizia.

Silenzio nella famiglia, mentre nessuno ferma le rumorose pubbliche relazioni di Claudio. Nessuno gli insegna che il ricordo di una morte così atroce, attaccata alle viscere di una famiglia, non può essere banalizzata con serate e inviti mondani. Che la piccola sorella uccisa non va esibita come in un gran galà della memoria. Il racconto di un dolore privato può dare un significato all’assurdo e può dare conforto, se sceglie di non prendere a prestito la spazzatura di tanta cattiva tv e di una mondanità volgare ed effimera che nulla può dirci sulla serietà degli affetti e dei sentimenti.

Perché non è degna, né dignitosa. Perché altrimenti viene il sospetto che Sarah sia diventata solo la madrina assente di un successo macabro. Un reality nemmeno nato per lei, ma su di lei. Che la sta seppellendo un’altra volta davanti a tutti.

 

 

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