di Rosa Ana de Santis

I numeri emersi dal rapporto della Commissione dell’episcopato belga sugli abusi sessuali, compiuti da sacerdoti ai danni di bambini e adolescenti, suscitano orrore. Tredici suicidi, ragazzi che non ce l’hanno fatta a sopportare lo schifo, il dolore, l’orrore. E poi centoventiquattro testimonianze di vittime, ferite ancora aperte nella vita di questi innocenti stuprati nelle sacrestie o negli oratori. Del tutto assenti, dalle pagine del rapporto, le parole degli autori delle violenze. Abituati a declamare dal pulpito, risultano muti davanti agli inquirenti.

Del tutto assente la responsabilità dell’episcopato. Quella che sembra infatti un’opera di trasparenza e di cordoglio, a parte stabilire le scuse e la solidarietà alle vittime, non fa alcun mea culpa di sistema, non racconta quello che le autorità ecclesiastiche sapevano e hanno nascosto. Molti di questi preti, infatti, sono stati aiutati a nascondersi dalla giustizia, a ritirarsi in convento quando è andata bene. Molte le vittime manipolate e dissuase dall’iniziativa legale. Pochissimi quelli che hanno pagato davanti alla legge, mentre di quella di dio non si hanno notizie.

Il lavoro del prof. Adriaennsens, il neuropsichiatra che ha curato l’analisi delle scioccanti testimonianze, rimane monco della parte fondamentale legata alle sanzioni e alla giustizia, soprattutto perché la magistratura ha invalidato - questa la vera notizia dietro i numeri - le perquisizioni cui mesi fa era stato sottoposto l’episcopato belga. E proprio allora la Chiesa, che ora si definisce assetata di verità e giustizia, aveva usato, attraverso Papa Benedetto XVI, parole di durissima condanna per un’azione legale dovuta che certamente non aveva usato i toni e i modi con cui i vescovi erano soliti accomodare gli scandali sotto le tonache. La giustizia di Stato e quella della Chiesa, era evidente alla Santa Sede, non avrebbero riservato lo stesso trattamento ai ministri di dio. Un’invadenza insopportabile per i privilegiati del diritto canonico.

Sembra inoltre che la Chiesa, oltre a garantire de facto l’impunità dei carnefici, abbia tollerato la solitudine spietata delle vittime. Sono i suicidi a evidenziarlo. Una doppia colpevolezza che rende incredibile, ridicolo, qualsiasi appunto sulla modalità operativa con cui la magistratura è entrata nella cattedrale di Malines. Eppure allora i vescovi avevano pensato, addirittura, di intraprendere un’azione legale contro gli inquirenti che avevano osato profanare sacri sepolcri e tesori religiosi.

E lo zelo della perquisizione doveva apparire a tutti spropositato per un fenomeno, quello della pedofilia, che la Chiesa aveva sempre raccontato come marginale, anche se i casi e le testimonianze che ora affiorano - dopo anni e da più parti - portano a pensare il contrario. Dagli Usa all'Europa, il crimine pare molto più diffuso di quanto ammettano le gerarchie e di quanto siano disposti a verificare i governi compiacenti.

Soprattutto, poi, se poche sono le denunce delle vittime e zero la possibilità di entrare negli archivi del silenzio. Basta pensare a uno dei casi di cui si è parlato, non moltissimo a dire il vero, in Italia. Il giustiziere degli angeli, al secolo Elio Cantini, prete di parrocchia che ha usato violenza indisturbato dal 1973 al 1987, è stato ora ridotto allo stato laicale solo grazie alla faticosa a osteggiatissima battaglia intrapresa dalle sue vittime, non credute per anni.

“Sii te stessa” diceva l’orco alle sue vittime, convincendole a credere di voler desiderare lo stupro, mentre le metteva in braccio o le molestava o pretendeva rapporti orali. Di fronte a questi lupi famelici, invece di invocare i guanti bianchi e i permessi, le Chiese dovrebbero scegliere di essere spalancate alla giustizia. La verità non sta nella fede, ma nelle prove. Della prima sono esperti, delle seconde manipolatori. E quindi vanno da Ponzio Pilato a chiedere la scappatoia o la pena più leggera, quando non provano a farla franca del tutto. Come tutti i potenti ritengono di essere ingiudicabili. Che ne penserebbe il loro dio che da innocente si è fatto inchiodare ad una croce?.

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