di Rosa Ana De Santis

La legge che regolamenterà la fine della vita di tutti i cittadini italiani, è una legge che fonda le sue ragioni e i suoi cavilli proibizionisti in una concezione cristiana e cattolica dell’esistenza. Non sarà quindi quella che definiscono una legge laica “attenta alla vita”, ma una legge etica che garantirà l’esercizio della libertà individuale secondo il criterio della fede personale. Troppo, davvero troppo, anche per 41 sacerdoti che, su Micromega, cinque mesi fa, hanno difeso la libertà di coscienza che questa legge a molti toglierà. Il Sant’Uffizio appare di nuovo, stavolta trasformato in una cosa dolce e annacquata che si chiama Congregazione per la dottrina della fede. Ma intanto, questa morbida congregazione post conciliare, ha scritto ai vescovi cui quei sacerdoti fanno riferimento perché li richiamassero all’ordine e decidessero come reagire all’insubordinazione. Il dato interessante non é che la Chiesa si comporti al pari di un organismo militare, alimentato da gerarchia e regole indiscutibili, verticismo e linguaggio da tribunale. Questa è la Chiesa. Nulla di straordinario. Interessante è proprio questa crepa sul fianco. I 41 sacerdoti che non trovano giustificabile che una legge dello Stato sia fatta su misura per i cittadini cattolici. Interessanti sono loro che non faticano a riconoscere la sacralità della libertà di coscienza, il valore di tutte le coscienze e a tenere la croce al collo. Non c’è e non può esserci più contraddizione tra lo Stato e la Chiesa, se questa non ambisce più al potere politico e al dominio istituzionale. Per questo i 41 preti, oltre ad essere religiosi illuminati, sono religiosi scomodi.

Don Vitaliano, Don Gallo e don Cassano, solo per citarne alcuni, e le loro quotidiane battaglie c’entrano poco con i calcoli sullo scacchiere politico pontificio. Loro sono ortodossi solo con il Vangelo alla mano, sono capaci di difendere i diritti di un trans o di fare uno sciopero della fame per i monaci birmani senza prudenze da diplomatici, privi della freddezza del realismo politico. Impulso e sentimento: il carisma della carità. Proprio quella che ha ispirato l’ultima enciclica del Papa.

Dal blog “Fides et forma”, subito dopo le polemiche scatenate da quest’ultima inquisizione ecclesiastica, viene precisato che alcuni dei 41 sacerdoti già da tempo sono stati sospesi “a divinis” e la cosa non sorprende. Sono proprio questi sacerdoti di frontiera la spina nel fianco della Chiesa cattolica, non il nichilismo dilagante o la “reconquista” musulmana. La frontiera in cui lavorano, quelle delle parrocchie di confine, degli emarginati, delle periferie estreme inquinate di malavita diventa la metafora di una frontiera insidiosa nella dottrina e nella dogmatica.

Quella che può scardinare privilegi e follie di dottrina costruite unicamente sulla storia dei secoli e sulle invenzioni umane. Bugie che a Roma hanno ridotto troppe volte il cristianesimo a una marmellata di poteri e assurdità morali utili al potere dello Stato della Chiesa. Non c’è traccia di Cristo in questa storia qui soprattutto se, come testimoniano le scritture, fu proprio lui, con toni perentori, a dividere Cesare da Dio.

I sacerdoti ribelli ci dicono, con l’abito talare indosso, che si può essere cattolici e sostenitori di uno Stato laico. Che è solo questo il modo di essere giusti e rispettosi con tutti, che non c’è scusa per la privazione di libertà di cui soffriranno tanti cittadini come Eluana dopo l’approvazione di questa legge, che solo un orientamento laico salva dalle persecuzioni. Quelle che il Pontefice ricorda solo quando ci sono di mezzo i regimi comunisti. Che proprio i cristiani devono sostenere queste battaglie in prima linea. E i cattolici?

I preti della lista nera sono pietre di scandalo, direbbe il vangelo. C’è chi scrive su Liberazione come don Albino Bizzotto, chi è impegnato da sempre con le minoranze come don Gallo. Eretici direbbe la dottrina, scisma preferiamo dire noi. Termini che pensavamo dormissero negli archivi e nella polvere del passato remoto forse non sono poi così inadatti. Forse un pericolo di spaccatura c’è e forse proprio questo va alimentato per sottrarre il Paese da una controriforma disastrosa. Bizzarro ma probabile, che ad aiutarci nella battaglia politica per la laicità saranno proprio i preti ribelli, mentre la Chiesa incorona il ministro Calderoli come difensore dei valori cristiani e la Camera corre, frettolosa e notte tempo, ad impedire un’altra Eluana.

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