di Rosa Ana de Santis

Ha 13 anni e ha il morbo di Hodgkin. I suoi genitori rifiutano per lui le cure chemioterapiche che potrebbero, con buone possibilità, farlo guarire. A guidarli in questa decisione è la fede religiosa. Una setta, quella cui appartengono, chiamata Nemenhah e guidata da Philip Landis, che consentirebbe la sola medicina naturale. A confermarli nelle loro posizioni è stata la reazione, non buona dicono loro, avuta dal figlio dopo il primo ciclo di chemio cui si è sottoposto. Al giudice John Rodenberg di Minneapolis è stato chiesto di intervenire per imporre ai familiari l’obbligo di cura richiesto dai medici del giovane paziente. Questa storia non sembra inscrivibile nella sola categoria della libertà di cura data l’età del giovane paziente, neppure nell’accanimento terapeutico, perché le cure sono tutt’altro che inutili e disperate e non è neppure riassumibile nell’analisi e nella difesa spassionata di un atto di libera volontà. Quello che sembra mancare, infatti, nelle posizioni dei genitori, è forse proprio il fondamento di una scelta libera e consapevole, data la preponderante contaminazione religiosa delle loro convinzioni. Ciò che si teme è la ricaduta che le loro scelte e le loro credenze rischiano di avere, in modo irrimediabile, su un’altra vita compiuta che, per quanto a loro legata attraverso il rapporto genitoriale, rimane altra da loro.

E’ stato il dr. Bostrom, oncologo pediatra al Children’s Hospital and Clinics of Minnesota, a perseguire la strada legale. Senza chemioterapia Daniel Hauster avrebbe appena un 5% di possibilità di sopravvivere. I genitori Colleen e Anthony Hauser, attraverso il loro legale, Calvin Johnson, avevano utilizzato l’argomento di non “usare atti di violenza sul corpo del giovane uomo” e di rispettare la volontà - da lui espressa - di avvalersi di altre cure (integratori e rimedi della setta).

E’ stato l’avvocato della Contea di Brown, James Olson, a informare le autorità che tutelano i minori sulla debolezza di questa tesi, comprovata dall’età del piccolo Hauster, dalla difficoltà da parte sua di comprendere a pieno dogmi e riti della setta di Nemenhah. Il giudice ha deciso di imporre la chemioterapia per curare il cancro, Colleen e Anthony Hauser manterranno la custodia del figlio. Vanno a finire nel cassetto le frodi naturali del profeta della setta, già finito in carcere in passato.

La storia assomiglia - tanto per fare un altro esempio - al rifiuto dei trapianti e delle trasfusioni da parte dei Testimoni di Geova, per l’idea, originata da una traduzione letterale dei testi sacri, secondo la quale nel sangue sarebbe conservata l’anima e la salvezza dell’uomo. Basta sottoscrivere una dichiarazione in cui si esonera il medico da ogni responsabilità. Cosa cambia per un medico quando in gioco c’è la vita di un minore? L’attesa morale è quella di sottrarre i piccoli al macigno, che spesso diventa condanna, delle credenze mistiche dei propri genitori.

Un atteggiamento che non va confuso con una forma di discriminazione o non riconoscimento della fede, piuttosto come la denuncia di un’indebita intromissione della religione in ambiti che non le competono. E’ difficile, secondo ragione, riconoscere una lucida sovranità decisionale a quel soggetto la cui fede avesse tracimato su altri spazi della vita umana. E’ la tentazione originaria della religione, in particolare di quella monoteistica, quella di assolutizzarsi e non lasciare nulla fuori di sé. E’ andata così sui roghi patiti dagli scienziati. Trappole integraliste di questo tipo resistono ancora, in particolare in piccoli gruppi di fedeli.

Trappole della mente che tolgono ogni dignità decisionale al credente proprio nel momento in cui egli crede di averla ed esercitarla. E’ l’identità del credente a dominare quella del soggetto, la credenza ad avere la meglio sul ragionamento, la prospettiva metafisica non a dominare l’ordine della vita terrena, ma a sostituirsi ad essa sovvertendo cause ed effetti, analisi e reazioni. Un errore di metodo che si traduce in una promiscuità di comportamenti all’origine dei quali la libertà è l’unica facoltà soppressa, anzi rimossa. Una fede sana è quella che illumina dall’alto il percorso esistenziale dell’uomo di fede, senza generare schizofrenie da sovrapposizioni irrazionali. La fede non è medicina, né astronomia, né genetica. Ogni equazione di questo tipo ha generato mostri sociali e giuridici oltre che immiserimenti dello spirito religioso e del suo costume.

La scoperta non viene dall’avanguardia di certa filosofia morale, per intenderci. Basta riprendere la lezione di Dante sul libero arbitrio e scoprire che si può, pur credendo alla provvidenza e a disegni metafisici, riappropriarsi della libertà. Una lezione magistrale che il cattolicesimo ha interiorizzato piuttosto bene, fino al punto da esasperarla sul piano etico-sociale a sfregio di predestinazione calvinista e provvidenza. La libertà personale è un dogma da salvaguardare sempre, anche quando sembra incomprensibile. A suo modo anche quando si esprime sotto l’ombra della fede e di un cielo governo, pieno di significati.

Ci piace di più quando essa è il frutto di una mente il più possibile libera e non mediata da timori di fede. Ma pe le diverse anime della libertà personale possiamo comprendere sia quella persona che non volesse vegetare per forza - per fare un esempio - come quella che invece volesse sopravvivere attaccata a tubi nasogastrici. Possiamo farlo soprattutto quando il dato empirico ci pone davanti una dimensione della vita estrema e controversa. Quasi di non vita o di non morte.

Non si può capire quando di fronte c’è una giovane vita che può guarire e due genitori che usano la loro libertà di fede come un cappio per il proprio figlio. Una mente forse sedotta, indebolita dalla speranza, plagiata. Una fede che diventa cattiva, contro-ragione, che confonde la speranza, l’unica irrazionalità sana della fede, con un miscuglio di stregoneria e rifiuto della scienza. La prima parte della guarigione inizia per D. Hauster con il recupero della possibilità di cura. La salvezza per ora arriva così, non a cavallo di una nuvola, ma sorretta dalle ragioni della legge. Quella di quaggiù.

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