di Saverio Monno

Forse, anzi sicuramente, non se ne parla abbastanza, ma l’epidemia resta e continua a mietere vittime in tutto il mondo. Secondo l’Unaids, l’agenzia delle Nazioni Unite che si occupa del virus dell’Aids, nel mondo sono più di 33 milioni le vittime del contagio. Il continente più colpito dal terribile flagello è l’Africa, seguono a ruota Asia e America latina. Circa l’85% dei malati risiede in questi territori. La volontà dichiarata dalla XVII Conferenza Mondiale sull’Aids, che in nottata ha aperto i battenti a Città del Messico, è quella di sferzare il colpo finale al virus Hiv. “Azione globale ora”. E’ questo l’appello che i lavori del consesso intendono lanciare al mondo, questo il motto che intendono seguire. Stefano Vella, terzo ricercatore più citato al mondo in materia di Aids e direttore del Dipartimento del farmaco dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità) osserva che le iniziative intraprese fino ad ora contro le malattie, legate alla povertà, sono sempre stati “interventi verticali che non funzionano se non sono accompagnati da azioni orizzontali, ad esempio sui sistemi sanitari”. E’ ora, dunque, di mettere in atto una nuova strategia. I farmaci antivirali – destinati in via quasi esclusiva al mercato occidentale – sin dai primi anni ’90, hanno permesso numerosi progressi in materia, ma da soli non riusciranno a debellare l’epidemia. Bisogna dunque, puntare, oltre che su di una capillare disponibilità dei farmaci, sull’efficienza dei sistemi sanitari di ciascun Paese tale da permettere che terapia e prevenzione raggiungano effettivamente tutti coloro che ne hanno bisogno.

La sessione del congresso che si occuperà della ricerca sarà coordinata da Anthony Fauci, direttore del Niaid (l’Istituto statunitense per la ricerca sulle malattie infettive), per il quale la prevenzione è “uno dei pilastri della lotta all’Aids, dato che molti problemi di trasmissione dell’epidemia di Hiv, in Sudafrica come negli altri Paesi in via di sviluppo, sono legati alla pratica della prostituzione e ai costumi sociali”. Poi la ricerca. Questo l’altro grande tema della conferenza. Il vaccino anti-Aids, infatti, rimane la soluzione più attesa per sconfiggere una delle epidemie più devastanti degli ultimi anni.

L’apertura dei lavori, che ha richiamato l’attenzione di oltre 25mila tra esperti ed attivisti, è stata preceduta da una lunga marcia attraverso le vie principali della metropoli messicana. Poi gli occhi delle telecamere si sono spostati al Centro Esposizioni Banamex. In serata poi, ad inaugurare il dibattito, il presidente del Messico, Felipe Calderón Hinojosa ed il ministro della Salute, José Angel Córdova Villalobos. Ospiti illustri della manifestazione, il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, il direttore esecutivo di UNAids, Peter Piot ed il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della sanità (OMS), Margaret Chan.

La stigmatizzazione e la discriminazione dei malati é uno dei temi principali del dibattito. “In America Latina costituiscono i principali ostacoli alla lotta contro l’epidemia” ha sostenuto Luis Soto-Ramírez, uno dei co-presidenti della conferenza. “Si tratta, inoltre, di un problema che può spiegare la difficoltà ed il rifiuto di affrontare con serietà questioni come le differenti espressioni della sessualità, o il divieto posto da talune istituzioni contro l’uso del preservativo” ha aggiunto Pedro Cahn, altro co-presidente dell’incontro internazionale.

Particolarmente seguita, anche un piccolo angelo dai capelli neri. Si chiama Karen Dunaway González, uno scricciolo di 12 anni, sieropositiva dalla nascita. In Honduras, dove vive, è tra le più ferventi attiviste nella lotta contro l’Hiv. Sull’esempio dei suoi genitori, autori di una rivista Llaves (Chiavi) che cerca di aiutare i malati, Karen ha fondato all’età di soli nove anni una sua rivista, che ha chiamato Llavecitas (Chiavette). Un bimestrale dedicato ai bambini, che contiene informazioni sulla malattia. “Parlerò della mia vita, della malattia e dei bambini, ma sono molto nervosa!” aveva confessato prima della cerimonia d’apertura della conferenza, consapevole del fatto che su quel palco avrebbe incarnato le sofferenze, le paure e le speranze dei quasi 33 milioni di malati sparsi nel mondo.

L’epidemia si sta stabilizzando, ma a livelli inaccettabili. Non risparmia i più giovani: bambini e adolescenti che convivono con il virus Hiv sono passati da 1,7 milioni del 2005 ai circa 2 milioni del 2007. Il 90% di essi vive nell’Africa sub-sahariana. Ed è proprio contro queste cifre che, sulla scia di ciò che farà la conferenza di Città del Messico sino al prossimo 8 Agosto, dovremo impegnarci a combattere. Con la povertà, veicolo impressionante dell’epidemia.

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