Promette decreti che non sono nelle sue facoltà e che saranno rigettati dai giudici della Consulta, ammesso che Mattarella controfirmi atti incostituzionali e che violano i trattati internazionali ai quali l’Italia ha aderito, oltre che le leggi europee alle quali siamo sottoposti.

 

Ingaggia crociate e minaccia ritorsioni che servono solo a rassicurare i suoi elettori. Matteo Salvini sta perdendo la testa: la causa? Sondaggi impietosi. Nelle scorse settimane, infatti, il calo leghista ha superato i 6 punti percentuali rispetto a pochi mesi addietro e che allontanando il sogno del 30-35% che nutriva, rimandano alla fase onirica i sogni di duce 2. 0.

 

Il calo si deve sia alla crisi economica aggravata e alle mancate promesse, ma anche all’esondazione dell’odio, all’obbrobrio xenofobo, persino vigliaccamente espresso contro i bambini figli degli immigrati regolari ai quali gli assessori leghisti rifiutano la mensa scolastica. Poi la crociata contro i negozi che vendono cannabis priva di THC, dunque di sostanze psicotrope, quindi l’ossessione nei confronti di chi salva vite umane con il fastidioso dettaglio del colore della pelle. Sinistra, sindacati, ONG, organizzazioni sociali, donne libere, studenti, omosessuali e immigrati sono i suoi nemici.

 

Mentre tace sui 49 milioni rubati dal suo partito e dei quali dovrebbe essere considerato penalmente responsabile; ingaggia battaglia contro le droghe leggere ma abbraccia uno spacciatore condannato per traffico internazionale di cocaina; si dice fautore della legalità ma se la fa con squadristi fascisti dal passato e presente inquietante. Insomma, da leader politico è amico di alcuni di coloro che, da ministro dell’Interno, dovrebbe far arrestare.

 

Ma la polizia pare sia stata ormai distolta dal ruolo originario e rischia di trasformarsi in una sua milizia privata, con agenti che intervengono solerti a identificare e minacciare chiunque, pur senza porre a rischio l’incolumità di nessuno, si pronunci in dissenso con parole e atteggiamenti di questo ducetto della bassa.

 

Nel disperato tentativo di raccogliere intorno a sé l’ondata montante di una propaganda fascista permessa soprattutto dalle trasmissioni televisive condotte da giornalisti legati (mani e piedi) al PD, il capetto della Lega ha deciso di giocarsi il tutto per tutto sul voto europeo. Sa di avere la formidabile opportunità di raccogliere un livello alto di consensi, notevolmente favorito dal carattere proporzionale - dunque identitario - del voto per il rinnovo del Parlamento Europeo.

 

Dopo un anno di messaggi a reti unificate, di trasmissioni televisive e radiofoniche, di giornali e social media trasformati in amplificatori, Salvini spera che il raccolto sia tale da poter costituire il presupposto numerico per un prossimo governo guidato da lui con il resto della destra di complemento. Ed é probabile, del resto, che i 5 stelle paghino elettoralmente lo scellerato Di Maio, uomo al di sotto di ogni minima qualità, abbarbicato alla poltrona e privo di ogni trasparenza. Dunque le prospettive di dare seguito al governicchio attuale sono davvero limitate.

 

Da qui la necessità di provare a trovare una sua maggioranza, di destra e ultradestra, in grado di tenerlo a Palazzo Chigi. Ma l’accelerazione ideologica tardo-fascistoide che ha voluto imprimere ai suoi ripetuti e noiosi messaggi, esprime un parziale cambio di direzione rispetto alla sua identità originaria. L’antipolitica e il sovranismo hanno lasciato spazio a parole, atteggiamenti e prese di posizione che propongono una linea politica che occhieggia al fascismo del terzo millennio. Un cemento culturale che vorrebbe tenere insieme i fascio-evangelici di Verona con Casa Pound e Forza Nuova, il razzismo duro e puro senza più nemmeno la coperta corta dell’emergenza sbarchi.

 

La minaccia di stupro ai danni di una inquilina a Casalbruciato si sposa perfettamente con un decreto che commina multe a chi salva vite in mare: entrambe sono riconducibili al salvinismo emergente. Sono due pezzi dello stesso mosaico, che rappresenta il nuovo tessuto ideologico della Lega, che cessa di essere un partito in rappresentanza di interessi egoistici di una parte del paese e si candida a collettore del nuovo fascismo.

 

Però trasferire questa immondizia sul piano della proposta politica di governo è difficile. Attesa l’evidente difficoltà di costruire una alleanza di governo in assenza di un sodalizio politico, il leader leghista ha scelto di concentrare la propria iniziativa all’interno del campo della destra. Ma è proprio quel campo che si rivela ostico alla politica di annessione leghista. Fatica, ad esempio, a cannibalizzare il partito della Meloni e semmai, dal punto di vista ideologico, é Fratelli d’Italia che condiziona la Lega e non viceversa. A questo si aggiunga che le contraddizioni tra le diverse forze che compongono l’area del neofascismo non favoriscono il rassemblement sotto un unico duce.

 

Quanto a Forza Italia, la situazione è ancor più difficile. Salvini, com’è noto, aspetta con trepidazione la scomparsa fisica di Silvio Berlusconi per tentare di appropriarsi del suo elettorato. Ma l’ostilità di buona parte del personale politico del partito di Berlusconi non è un mistero. Inoltre, l’elettorato della destra liberale si compone di esponenti politici, forze economiche e rappresentanze sociali di tutto rispetto, che si trovano in estremo imbarazzo (quando non in aperta opposizione) a sposare tesi repubblichine e a riconoscere in un personaggio privo di credibilità e concretezza il loro leader.

 

Persino nel suo stesso partito ci sono diverse sofferenze interne, principalmente rappresentate dal suo gruppo dirigente più noto, che si riconosce nelle posizioni dei due governatori di Veneto e Lombardia, Zaia e Maroni. La stessa base sociale della Lega, sebbene possa identificarsi nelle volgarità sui gay, nell’odio verso le donne libere e nel rifiuto xenofobo, aveva aspettative ben diverse da un governo guidato da Salvini. Devolution, Flat tax e comunque riforma del fisco, abolizione della Legge Fornero, sostegno al modello di export del Nord, uscita dall’Europa, considerata un cappio per un’idea darwiniana di sviluppo socio-economico propria dei teorici della Padania: questo e non redditi di cittadinanza era ciò che il Nord leghista attendeva.

 

Invece Salvini ha prodotto solo una serie interminabile di felpe per ogni evento e di bocconi ad ogni tipo di cibo, non riuscendo a condurre in porto nessuna delle sue promesse economiche, altro che i barconi. Ma non si è trattato di un errore, dello scambio tra promesse e fatti; è proprio l’impossibilità evidente di governare con la semplificazione idiota e discriminatoria una società di massa ed una delle principali economie del mondo che rende Salvini un prodotto inutile per i suoi stessi amici. Non a caso ieri ha lanciato l’allarme ai suoi elettori, affermando che “il 26 maggio sarà un referendum su di noi”.

 

Al momento, più che coagulare l’intero fronte della destra, Salvini sembra propiziare le condizioni per una nuova saldatura dell’antifascismo, inteso come denominatore comune di civiltà. Persino in un campo ridotto male come quello dell’opposizione che, pur con tutte le sua peculiarità e anime ideologiche diverse, avverte però l’urgenza dell’uscire dal silenzio.

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