di Antonio Rei

È bello che, prima di andarsene, abbia fatto in tempo a vedere approvata la legge sulle unioni civili. Un ultimo schiaffo a quell’Italia democristiana che lui tanto odiava e contro cui ha combattuto dal dopoguerra fino a ieri. Il nome di Marco Pannella, scomparso a 86 anni, è inevitabilmente collegato alle battaglie per i diritti civili.

Non è sua la legge sul divorzio, che ha origini socialiste, ma l’immagine del fondatore del Partito Radicale Italiano rimarrà per sempre associata alla bocciatura del referendum che quella legge voleva abolire. Era il 1974 e fu il primo grande NO con cui gli italiani pretesero di vivere in una società più moderna, libera anche di non essere cattolica in cabina elettorale. Il secondo arrivò sette anni dopo e confermò la legge sull’aborto.

In entrambi i casi Pannella era in prima linea, anche se non da solo come provava a far credere. Senza i milioni di voti comunisti, socialisti e della sinistraextraparlamentare, Fanfani avrebbe vinto e con lui il medioevo patriarcale. In seguito, pur ritenendo l’arma referendaria strumento fondamentale per la politica del cambiamento, riconobbe come validi solo quelli indetti da lui, per gli altri non ci fu posto.

Com’è naturale fra esseri umani, di fronte alla morte la memoria si concentra sui ricordi migliori. Ma a essere onesti i motivi per criticare il leader radicale non sono mai mancati: dall’incredibile piroetta che lo portò dal flirt continuato con la sinistra ad allearsi con Berlusconi nel 1994 (nel 2006 invece sostenne Prodi) alla posizione interventista nelle guerre in Kosovo e in Afghanistan (“sono per la non violenza - diceva - non sono pacifista a oltranza”). Riteneva Israele modello di democrazia nonostante i crimini di guerra nei Territori Occupati e vedeva nel modello politico statunitense un faro indiscusso.

Incarnava l’autentico spirito liberale, che prevedeva totale libertà nei diritti civili e assoluta noncuranza per quelli sociali. Questo e altro era Marco Pannella. L'abuso di digiuni e referendum decretò il venir meno del valore insito nei due tipi di battaglie, ma di questo non se ne preoccupava. Gestì il Partito Radicale come creatura propria, inaugurando nela politica italiana il modello di partito personale, poi seguito da tanti. Le candidature di Cicciolina e l’adesione di Pasquele Barra (il killer cutoliano detto o’animale) al suo partito radicale rappresentavano insieme la provocazione a fini mediatici e il gusto del donchisciottismo che accompagnavano il suo ego senza freni.

A destra hanno preso le distanze dalla sua battaglia per la legalizzazione delle droghe (nel 1975 si fece arrestare per aver fumato uno spinello in pubblico), a sinistra lo hanno rimproverato quando parlava di amnistia e indulto per porre rimedio alle condizioni di vita disumane nelle carceri italiane (l’ultima causa per cui si è battuto anima e corpo).

Pannella, in verità, non stava simpatico a nessuno, ma non aveva nemmeno delle vere e proprie nemesi. Forse perché i suoi voti facevano comodo e non avevano una collocazione precisa. Forse perché scegliere come nemico un paladino dei diritti civili non è mai sembrata a nessuno una mossa astuta. Forse, e sarebbe bello pensare che sia stato soprattutto per questo, perché Pannella nonostante tutto incuteva un rispetto bipartisan.

Giusta o sbagliata che si considerasse la sua crociata del momento, bisognava rendergli merito di una coerenza esasperata, spinta in continuazione fino al parossismo dei vari scioperi della sete e della fame. Il primo digiuno gandhiano, per intenderci, risale al 1968, quando venne arrestato a Sofia per aver contestato l'invasione sovietica della Cecoslovacchia.

Anche la sua vita privata è stata fuori dagli schemi: "Sono legato da 40 anni alla mia compagna Mirella - ha detto - ma ho avuto tre o quattro uomini che ho amato molto. E con lei non c'è stata mai nessuna gelosia". Nessun figlio dalla moglie, ma forse più d'uno, per sua stessa ammissione, frutto di amori giovanili.

Una libertà sessuale che faceva il paio con la sua convinta professione di fede anticlericale. Per questo, fra le tante manifestazioni di cordoglio scontate, vale la pena di leggere soltanto quelle dei cattolici. Dalla Santa Sede, il portavoce padre Federico Lombardi lo ricorda con queste parole: "Marco Pannella è una persona con cui ci siamo trovati spesso in passato su posizioni discordanti, ma di cui non si poteva non apprezzare l'impegno totale e disinteressato per nobili cause". E L'Osservatore romano parla di un protagonista di "battaglie talvolta discutibili", comunque "sempre in prima linea contro fame e pena di morte".

Le sue idee si potevano contestare, ma chi arriva a farsi ricoverare in ospedale pur di continuare a lottare per la causa che ha scelto merita considerazione a prescindere. In questo senso si può dire che quella di Pannella sia stata una figura di rara potenza nella storia politica italiana. Il grimaldello che ha aperto una crepa nel muro che separava - e in parte ancora separa - la coscienza democristiana dal progresso civile.

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