di Antonio Rei

Quando una coppia in crisi si rivolge a un terapista, in molti casi il risultato è un'accelerazione della rottura. E non si tratta di un esito negativo, perché arrivare il prima possibile all'unica soluzione del problema vuol dire evitare altri anni di sofferenze. Purtroppo, questa logica della terapia di coppia non è accolta con favore in casa Pd, visto che ieri, durante l'Assemblea, nessuno ha avuto il coraggio di pronunciare la parola "scissione".

Eppure, come sul divano di uno psichiatra, lo Psico-Dramma del Partito Democratico ha prodotto la rappresentazione di un conflitto. Dal palco del Nazareno, Stefano Fassina ha puntato letteralmente il ditino contro Matteo Renzi: "E' inaccettabile la delegittimazione morale e politica di chi ha posizioni diverse dalle tue - ha strillato con la voce del coniuge trascurato -. Io non sto in Parlamento per gufare, ma per esprimere un punto di vista costruttivo. Non ti permetto più di fare caricature di chi la pensa diversamente da te, è inaccettabile. La minoranza non fa diktat. Se vuoi andare a elezioni dillo, assumiti le tue responsabilità e smettila di scaricarle sugli altri".

Il Premier-Segretario, nelle vesti del partner sotto accusa, si è difeso attaccando: "Non credo che ci siano caricature - ha detto -. Non credo sia una caricatura quando vengo definito una 'Thatcher de’ noantri', quando si dice che il Jobs act è fascista o che il Pd ha la linea economica della troika. E’ bello discutere e approfondire ma poi c’è un principio, a un certo punto si decide. Non sono affezionato al principio di obbedienza, mai stato. Ma un partito sta insieme sulla base di lealtà. Le prossime elezioni sono nel 2018, l’unico modo perché non lo siano è che il Parlamento ci mandi a casa".

La domanda che ci si pone in questi casi è sempre la stessa: quando l'amore finisce, perché mai è tanto difficile separarsi? Nelle coppie interviene spesso la preoccupazione per i figli, oltre all'umana paura di rimanere soli. Nel Pd, invece, il ruolo della prole è svolto dagli elettori: che fine farebbero, in caso di scissione? Debole o forte che sia un nuovo partito dei vari Civati, Fassina, Cuperlo e Bersani, è ovvio che il centrosinistra perderebbe terreno nelle percentuali dei sondaggi.

La livella dell'Italicum, con il suo doppio turno iper-maggioritario, potrebbe rimediare in parte alla dispersione dei voti, ma al momento nessuno ha intenzione di votare la nuova legge, perché ciò significherebbe spalancare la porta alle elezioni anticipate. D'altra parte, anche con l'Italicum in vigore, se il centrosinistra si presentasse diviso alle urne il timore della sconfitta sarebbe più che fondato. Renzi sa che la sua popolarità continua a calare, mentre la minoranza Pd è consapevole di non avere al proprio interno alcun cavallo vincente, a meno di non arruolare uno come Maurizio Landini, che però sta bene alla Fiom e non sembra avere impulsi masochisti.

Questo scenario è chiaro a tutti, ma la paura di un futuro incerto non basta a risolvere lo Psico-Dramma. La minoranza Pd ha le sue ragioni: Renzi governa in Parlamento con i voti presi da Bersani e si permette di trattare come feccia petulante chiunque osi dissentire dal suo orientamento di centro-sinistra-destra. Dice che "il dialogo è bello" e "il confronto importante", ma fin qui l'unico interlocutore che abbia accettato è Denis Verdini.

Su alcuni punti, però, nemmeno il Premier ha tutti i torti. In fondo, non è segretario per caso: il congresso ha votato per lui, la maggioranza è sua. Certo, questo non giustifica il suo decisionismo solipsistico, ma la minoranza Pd dovrà prima o poi rassegnarsi al fatto di aver perso, e non solo all'interno del partito. Nessuno ha il diritto di autoassolversi, tantomeno Bersani, che è certamente molto più a sinistra di Renzi, ma prima ha mandato al governo Mario Monti, poi ha "non vinto" le elezioni più imperdibili della storia repubblicana, infine ha condotto in modo disastroso la partita per il Quirinale, spianando la strada per la rielezione di Giorgio Napolitano.

Insomma, è proprio come in una normale crisi di coppia: la distinzione fra colpevoli e innocenti è inutile e le due parti sanno benissimo che la separazione sarebbe l'unica strada per tornare a vivere, ma proprio non riescono a rassegnarsi. E lo Psico-Dramma continua.     

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