di Carlo Musilli

L'euro è un argomento difficile in sé, ma si presta molto bene alla propaganda spiccia. E' semplicissimo parlare allo stomaco di chi non arriva alla fine del mese indicandogli un nemico ben definito contro cui scagliarsi, come insegna l'affermazione dell'estrema destra di Marine Le Pen alle amministrative francesi. E' anche un gioco scorretto, ma poco importa a chi cerca solo facili consensi. E ora che le elezioni europee sono a un passo, il baraccone dei nemici della moneta unica ce la metta tutta per far credere agli italiani che il ritorno alla lira sarebbe la panacea di tutti i mali.

L'armata degli anti-euro made in Italy è costituita da tre poli: da una parte Lega e Movimento 5 Stelle, gli oppositori più agguerriti, dall'altra Forza Italia, ben più moderata e ipocrita. Per il Carroccio di Matteo Salvini l'euroscetticismo è una scelta di campo obbligata, l'ultima strada praticabile per raschiare il barile elettorale dopo la demolizione del partito praticata dai vari Bossi, Belsito, Rosy Mauro, Cota, e via dicendo (anche Tosi ha fatto la sua parte). La crociata contro la valuta comunitaria è invece un carattere genetico del movimento grillino, la più genuina manifestazione italica del concetto di populismo antisistema.

Quanto a Silvio Berlusconi, come al solito il problema è che noi italiani abbiamo una pessima memoria. Nessun popolo con un minimo d'amor proprio accetterebbe sparate anti-euro da chi ha votato in Parlamento la ratifica del Fiscal compact, ma - per fortuna dell'ex Cavaliere - qui da noi bastano un paio di giorni per dimenticare ogni cosa. In questo caso sono passati addirittura due anni e l'ex Premier può così addossare alla moneta le colpe del proprio malgoverno.

Di fronte a un carrozzone così variopinto e assatanato, vale la pena ricordare per quali ragioni l'uscita dall'euro non sarebbe affatto un rimedio miracoloso per l'economia italiana, ma - al contrario - le darebbe il colpo di grazia. 

In primo luogo, pensiamo ai conti correnti e ai depositi. Se dicessimo addio alla moneta unica, i risparmi di milioni di italiani sarebbero convertiti da euro in lire (o in qualsiasi nuova valuta) e varrebbero molto meno di oggi, perché il passaggio implicherebbe una massiccia svalutazione. Chiunque abbia dei soldi in banca, quindi, ne perderebbe una buona fetta (gli unici a salvarsi sarebbero i pochi ricchi titolari di conti all'estero).

La sola ipotesi che ciò possa accadere porterebbe i risparmiatori a fare la fila ai bancomat per accaparrarsi quanti più euro possibile ed evitare di rimetterci (nel 1992, prima della svalutazione della lira, in pochi mesi uscirono dall'Italia 50 mila miliardi di lire). Il prelievo di massa rischierebbe di far collassare il sistema bancario e con esso milioni d'imprese, che vedrebbero definitivamente cancellata ogni possibilità di ottenere finanziamenti.

D'altra parte, sia le banche sia le altre aziende hanno debiti in euro che rimarrebbero in euro e sarebbero quindi molto più difficili da onorare rispetto ad ora, visto che bisognerebbe ripagarli in lire, ovvero con una moneta più debole. Un discorso analogo varrebbe per il Tesoro, che dovrebbe rimborsare in lire tutti i titoli di Stato fin qui emessi in euro.

Una missione praticamente impossibile, a meno di non voler svalutare anche i bond legati al debito pubblico, il che vorrebbe dire causare una perdita a chi ha investito nel nostro Paese. A quel punto ci giocheremmo la fiducia dei mercati: nessuno sarebbe più disposto a comprare titoli di Stato italiani, se non a tassi d'interesse altissimi, che renderebbero il nostro debito molto più difficile da finanziare. 

La svalutazione della nuova lira avrebbe effetti devastanti anche sulla bolletta energetica italiana, visto dovremmo comprare dall'estero petrolio e gas usando un'altra moneta molto più forte della nostra, ovvero il dollaro. Gli unici benefici arriverebbero sul fronte dell'export, perché la debolezza della moneta renderebbe più competitive le aziende che vendono all'estero (gli acquirenti, grazie al tasso di cambio favorevole, spenderebbero meno per comprare i nostri prodotti).

Infine, un aspetto decisamente più pragmatico: come si fa a uscire dall'euro? Nessuno lo sa, perché nei trattati questa ipotesi non è nemmeno contemplata. Grillo parla ancora di un "referendum sull'euro", ma un'eventuale consultazione avrebbe carattere meramente informativo e probabilmente andrebbe condotta sul blog del comico genovese, visto che la nostra Costituzione (articolo 75, comma 2) vieta espressamente di sottoporre a referendum abrogativo le leggi di ratifica dei trattati internazionali. La propaganda, invece, si può fare eccome. 


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