di Rosa Ana De Santis

Arriva con il sapore inconfondibile che hanno le buone notizie, soprattutto in questa fase di stallo politico preoccupante, la nomina a Presidente della Camera dei Deputati - con 327 voti - di Laura Boldrini. Il saluto al Presidente Napolitano è stato accolto con un forte applauso da tutti i deputati. Una vera e propria ovazione invece quella di M5S e Pd quando la Boldrini ha parlato di giovani, esodati e di diritti delle donne. "Dovremo farci carico dell'umiliazione delle donne che subiscono violenza travestita da amore".

"Il mio pensiero va a chi ha perduto certezze e speranze", ha proseguito la neopresidente della Camera, per "dare piena dignità a ogni diritto", per "ingaggiare una battaglia vera contro la povertà e non contro i poveri". Perché "in quest'Aula sono stati scritti i principi fondamentali della nostra Costituzione, la più bella del mondo" e allora "quest'Aula dovrà ascoltare la sofferenza sociale di una generazione che ha smarrito se stessa, prigioniera della precarietà, costretta spesso a portare i propri talenti lontani dall'Italia".

Parole forti che evocano sentimenti forti. E ancora, accolta da applausi scoscianti di tutta l’aula di Montecitorio, non indugia sulle iaghe meno discusse di questo paese: "Dovremo stare accanto a chi è caduto senza trovare l'aiuto o la forza per rialzarsi - ha scandito ancora - ai tanti detenuti che oggi vivono in una condizione disumana e degradante, come autorevolmente denunciato dalla Corte europea per i diritti umani". Un discorso fatto di freschezza e di valori, uno di quelli che apre il cuore e che incrocia favorevolmente le istanze di partecipazione e di coinvolgimento che le ultime elezioni hanno portato all’attenzione del Palazzo.

La Camera come luogo di cittadinanza attiva, viaggio nel rinnovamento delle istituzioni, “umiltà e cura” nel servire l’incarico assegnatole sono stati i temi guida del primo discorso che arriva, peraltro, nel giorno della commemorazione di Via Fani. Ed è proprio il ricordo di Aldo Moro a mettere insieme e tutti in piedi i neo deputati. Una prova generale di unità che fa bene all’anima di un paese in carestia di idee e di futuro.

Laura Boldrini è stata eletta in Sicilia, nelle liste di SEL, e ha una storia personale carismatica, fatta di incarichi di alto profilo. L’impegno per i rifugiati, i profughi, la vicinanza ai campesinos del Venezuela iniziata giovanissima subito dopo la laurea con i diversi viaggi nell’America del Sud, l’hanno portata, dopo forti esperienze sul campo, alta formazione nel no-profit e tanti anni di lavoro nelle agenzie delle Nazioni Unite,  all’alto incarico di portavoce dell’Unhcr, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati, dal 1998 al 2012, periodo in cui ha ricevuto numerosi riconoscimenti.

Un debutto il suo nella politica “tradizionale” che la vede terza donna alla guida della Camera dopo Nilde Iotti e Irene Pivetti e che proprio per la sua intrinseca novità di “giovane debuttante” sembra intercettare nel modo migliore la volontà di cambiamento che segna l’attuale stagione istituzionale.

Non piace al Pdl la Boldrini, magari per le parole di condanna che espresse ai tempi dei respingimenti in mare o più semplicemente per una collocazione politica a tinte forti che la vede al fianco di Vendola. Piace molto invece al Pd e al Segretario Bersani che parallelamente al Senato riesce a vincere con Grasso, rammaricandosi della mancata intesa con le altre forze politiche, grillini compresi. Non c’è dubbio che con la nomina di Laura Boldrini, che ha sbaragliato gli altri nomi, il Pd vince la sfida del rinnovamento e inaugura un’operazione di rottura grazie all’annunciata teoria della “casa della buona politica e dei valori dell’antifascismo”.

Ribalta il tavolo senza dover ricorrere al ricatto dei Cinque Stelle che per una volta assistono all’investitura di una figura giovane, di talento, debuttante e cristallina che parla di novità e di valori senza aver avuto bollini di onestà stampati dal Guru del blog.

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