di Rosa Ana De Santis

La moda della politica americana, fortificata dalla recentissima elezione di Obama, ha contagiato anche la competizione elettorale tricolore. E meno male, pensano in molti. Peccato che sia stato Sky e non il servizio pubblico a garantire, per la prima volta, un confronto pubblico intellegibile che finalmente non si sia trasformato nella solita baruffa di salotto. Un giudizio positivo piuttosto unanime e forse la prova comunicativa più vincente, e più efficace di qualsiasi declamazione di programma, di quanto la cultura di sinistra, il cui dna è fatto di confronto e dialogo, sia diversa da quella piramidale del Pdl che le primarie le fa solo per cercare un erede del Cavaliere e non certo per sentire gli umori della base.

Ragioniamo sulle differenze. Nichi Vendola: “romantico”, come lo definisce Tabacci. E’ lui a disallinearsi dal linguaggio dei concorrenti con un tasso di poeticità e di barocco linguistico a tratti stucchevole. Peccato, perché se avesse detto in quella sede “Pomigliano capitale d’Italia”, quello che dai microfoni di Unomattina ha annunciato con efficace sintesi, tirando fuori l’asso nella manica del lavoro che lo vede più forte di tutti, avrebbe conquistato meglio i suoi elettori.

Expert System, leader in tecnologia semantica, ha analizzato con il software semantico Cogito il linguaggio usato dai cinque sfidanti. Renzi è quello che ha parlato di più: per velocità e numero di vocaboli usati. Uno smacco che la Puppato abbia svelato il meccanismo che lo vedeva teleguidato dai continui sms forse del suo spin doctor. E’ noto per le sue doti mediatiche il rampante sindaco di Firenze, peccato questa caduta di stile che fa venire in mente Ambra Angiolini quindicenne in cuffia con Boncompagni. La giovane età questa volta non porta bene al rottamatore del Pd.

Bersani e Tabacci parlano all’elettorato storico del centro sinistra (rimprovero unanime per Bersani che avrebbe potuto rievocare Enrico Berlinguer invece di Papa Giovanni XXIII) il loro linguaggio arriva meglio a tutti, mentre Renzi, Puppato e Vendola si rivolgono ad elettori con bagaglio culturale più elevato, con una scolarizzazione almeno di diploma superiore.

Renzi e Bersani hanno usato più degli altri termini come lavoro, soldi, governo, coalizione. Tabacci ha insistito molto sui temi fiscali e le tasse. Puppato molto sul lavoro, Vendola su politica e destino. Anche nel vocabolario sembra tratteggiarsi una prima gerarchia di quelli che saranno i vincenti di questa competizione: in testa il segretario e il sindaco che ragionano da capi di coalizione.

Renzi sembra aver studiato i discorsi alla Obama contro lo sfidante Romney e il sentiment evocato è lo stesso. Vendola e Bersani sono quelli che usano di più i termini attinenti al momento difficile che attraversa il paese: crisi, disagio, con una bella quantità di aggettivi negativi.

Colpa forse dei tempi da tg più che da convegno, il linguaggio dei cinque, tracciando un profilo generale, manca in ogni caso di quella chiarezza e accessibilità che rappresenta invece un connotato caratteristico dell’oratoria americana, se tale può dirsi. La Puppato quella più difficile, Tabacci quello forse più machiavellico e tagliente.

Renzi non batte Bersani al primo turno, nemmeno in tv dove sembrava più corazzato e a suo agio. Già la scenografia televisiva delle primarie annuncia quindi una sfida tutt’altro che semplice e i due possibili candidati al ballottaggio, Renzi e Bersani, confermano i loro ruoli: il rottamatore contro la tradizione politica. Peccato che Renzi sia figlio allevato da quella stessa tradizione e che il suo vocabolario rottami senza rivoluzionare nulla, rincorrendo Obama con esiti solo di poco migliori a quelli di veltroniana memoria.

Peccato che Bersani abbia timore di rievocare tutto il portato storico della sinistra, consapevole di aver digerito, con Monti, anche l’indigeribile. Un’amnesia, quella del ruolo e della necessità storica della sinistra, che Vendola colma alla grande, rivendicando temi e politiche per definizione iscrivibili alla storia del riformismo di sinistra e annunciando che chiunque dovesse vincere dovrà fare i conti con lui. A partire dal primo turno, dove conteranno i suoi voti e nessuna parola.

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