di Agnese Licata

Mancano pochissimi giorni ormai, ma solo adesso sui media nazionali si comincia a fare qualche riflessione su un appuntamento regionale, sì, che però rischia di anticipare molto di quanto accadrà quando saranno tutti gli italiani - non sono i siciliani - a dover andare alle urne. E allora parliamone di queste elezioni in Sicilia. A guardar bene, se ne parla da quando il Popolo delle libertà ha fatto capire che con questo responso elettorale spera di uscire dall’empasse che da mesi immobilizza il partito.

Da un lato, ovviamente ci sono i pro-Alfano che appoggiano Nello Musumeci, decisi a rottamare Berlusconi e ad andare avanti con l’esperienza del Pdl, mentre dall’altra c’è chi (come Daniela Santanchè e Michaela Biancofiore, giusto per fare due nomi) allo sfasciacarrozze vorrebbe spedire tutto il partito, nell’illusione che dopo anni di promesse non mantenute, malgoverno e sottane, basti tirar fuori dal baule della nonna il nome di Forza Italia per ritrovare la verginità politica.

Ma dietro il difficile compito che aspetta gli elettori siciliani, c’è più di questo. Non c’è solo il solito scontro tra centrodestra e centrosinistra, replica di quanto accade a livello nazionale e in tutte le altre Regioni. È uno scontro diverso, contorto, meno comprensibile. In una parola: barocco. Per semplificare, basta dire che nel 2010, di fronte a una maggioranza incapace pure di votare la finanziaria regionale, il Pdl si sfila e molla Lombardo (dopo mesi e mesi di contrasti con la direzione nazionale del Popolo delle libertà).

Invece di andare a elezioni anticipate, per salvare un po’ tutti la poltrona in Assemblea (nome con cui lo Statuto d’autonomia indica il Consiglio regionale ndr), il Partito democratico pensa bene di passare dall’opposizione alla maggioranza, sostituendosi al Pdl ed entrando in giunta. Come si fa, di fronte a questo, a non tirar fuori la solita frase? Quella che Tomasi di Lampedusa scrisse nel suo Gattopardo? “Tutto deve cambiare affinché nulla cambi”.

Adesso, però, quella scelta rischia di rivoltarsi contro lo stesso Pd siciliano e contro, ovviamente, quegli elettori che nella destra non si sono mai riconosciuti e che si trovano senza una vera alternativa. Il Partito democratico ha tirato fuori dal cilindro Rosario Crocetta, 61 anni, un passato nel Pci, ex sindaco di Gela che non ha avuto paura a combattere la mafia. Lui, un passato che sembra sincero, chiamato a fare il “trapezista”, come ha scritto Gian Antonio Stella martedì scorso sul Corriere della sera. Perché solo se si è capaci di mille acrobazie si può guidare un partito spaccato al suo interno dopo l’appoggio a Lombardo. Insomma, per chi vorrebbe una svolta in Regione, diventa difficile pensare al Pd come il vero partito del rinnovamento, perché per un Crocetta che arriva, ci sono i soliti volti noti del partito che restano, arrivati al potere anni or sono per spartirsi le poltrone e favorire gli amici.

Ci sarebbe poi tutto il capitolo della sinistra-sinistra, tra cui la coalizione che fa capo a Sinistra ecologia e libertà. La coalizione si è però persa per strada Claudio Fava a pochi giorni dall’ufficializzazione delle liste (non candidabile perché non più residente in Sicilia). Insomma, non certo una prova di efficienza. E poi ci sarebbero i forconi e i vari piccoli gruppi alternativi, ma nulla che possa davvero avere qualche chance in una regione democristiana fino all’osso.

Il vero nodo (dopo quello del Pd) si chiama Movimento 5 stelle. Gli occhi di tutti i politici - siciliani e non - saranno puntati oltre lo Stretto il prossimo 28 ottobre. E con grande preoccupazione. Quanto le folle che riempiono le piazze al nome di Grillo, nel segreto della cabina elettorale, sceglieranno Giancarlo Cancellieri e i vari volti nuovi selezionati e spinti dall’ex comico? Questa è la domanda. Perché se i pronostici della vigilia dovessero avverarsi (17-20% dei voti), tutti, anche a Roma, comincerebbero a tremare in vista del 2013.

Con i politici di professione che sembrano fare a gara per far diventare il vento dell’anti-politica un vero e proprio ciclone, per molti i grillini rappresentano la panacea di tutti i mali della politica: corruzione, malaffare, vicinanza con la mafia, malgoverno e chi più ne ha più ne metta. Ma a leggere i curricula dei vari candidati del Movimento (www.sicilia5stelle.it/i-candidati/), i dubbi che queste siano le persone giuste e capaci di cambiare qualcosa, diventano tanti.

Ragazzi, per lo più. Il che, di per sé, è una bella novità. Tutti bravi su Internet, certo, ma con competenze specifiche abbastanza ridotte. Alcuni sono disoccupati senza alcuna esperienza di lavoro (di nessun tipo); pochissimi i laureati; l’impegno civile pre-Grillo è, per molti, ridotto all’osso. Alcuni, invece, hanno studiato a fondo la questione rifiuti, oppure hanno gestito qualche piccola attività commerciale, o lavorano nella ditta di famiglia.

Casi rari, purtroppo. Ci mettono la faccia e il coraggio in queste elezioni, gli va riconosciuto, ma sempre con la sicura punta d’avanzamento che si chiama Beppe Grillo. Difficile capire così quanto avranno da dire e proporre in un’Assemblea fatta di vecchi volponi, che conoscono ogni ombra della legge, che della vuota retorica hanno fatto il loro mestiere e che di fronte a persone così inesperte si sfregano già le mani. I problemi incancreniti della Sicilia sono tantissimi e affrontarli “senza se e senza ma” è un’impresa.

Giusto per darne l’idea: la disoccupazione giovanile (cioè under35), secondo i dati di Confartigianato è al 28%. Le donne che lavorano sono solo il 22,1%. I poveri relativi (rilevazione Istat) sono il 27,3%. Le imprese agricole chiuse nell’ultimo anno sono 6mila. Il deficit della Regione Sicilia arriva quasi ai 6 miliardi di euro. Rimane solo da aspettare per capire cosa farà il confuso elettore siciliano. Quello che fanno gli attori politici, purtroppo, è noto da tempo.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy