di Carlo Musilli

Votare sì, ma quando? Nel Lazio lo scontro politico si sta spostando dalle fatture allegre del gruppo Pdl alle pagine del calendario. Dopo lo scandalo e le dimissioni, da giorni gli elettori aspettano di sapere il giorno in cui potranno scegliere i loro prossimi rappresentanti alla Regione. Fin qui, però, l'unica cosa ben definita sono gli schieramenti: da una parte la governatrice uscente Renata Polverini punta a rinviare le elezioni fino ad aprile, spalleggiata come mai prima d'ora dal sindaco di Roma Gianni Alemanno; dall'altra Nicola Zingaretti, presidente della Provincia di Roma e neo candidato alla Regione per il Pd, pretende che i cittadini siano chiamati alle urne quanto prima.

La seconda opzione è sostenuta anche dal ministro degli Interni, Annamaria Cancellieri, che ha chiesto di "rispettare il limite dei 90 giorni" prescritto dalle leggi nazionali. Lo statuto del Lazio, tuttavia, assegna al Presidente dimissionario la responsabilità di scegliere la data del voto. E il governo non può fare nulla, visto che per le regioni non è previsto il commissariamento.

Ma quali ragioni spingono la destra a temporeggiare? Per voce del suo fidatissimo assessore al Bilancio, Stefano Cetica, Polverini ha sottolineato che "il voto a dicembre è tecnicamente impossibile ed economicamente insensato". Il primo punto contraddice nettamente l'analisi del Viminale, considerando che l'indicazione della Cancellieri è arrivata "dopo approfondimenti tecnici con gli esperti del ministero e dell'avvocatura di Stato".

La giustificazione economica è invece quella più sostenibile: l'election day ad aprile (che accorperebbe in un'unica tornata le elezioni regionali, le politiche e forse anche le comunali di Roma) consentirebbe all'amministrazione pubblica di risparmiare circa 28 milioni di euro. Nel frattempo, però, i contribuenti continuerebbero a pagare per mesi i lauti stipendi di assessori e consiglieri: i primi occupati nella poco impegnativa "ordinaria amministrazione", i secondi sostanzialmente già in vacanza.

Il sospetto è che Polverini punti a rimanere in carica fino alla primavera per ridare ossigeno alla sua fondazione Città nuove, che ha bisogno di risorse per esordire alle prossime elezioni nazionali. Oltre ai rapporti politici da ricucire, sembra che l'ex sindacalista Ugl debba fronteggiare anche altre preoccupazioni. Secondo quanto risulta ad Affaritaliani.it, la fondazione avrebbe seri problemi di bilancio dopo il taglio ai rimborsi elettorali previsto dalla spending review del governo Monti. I conti di Città nuove rimangono un mistero, ma la notizia non è stata smentita.

Quanto ad Alemanno, è ragionevole pensare che supporti la causa del voto ad aprile per opportunità di carattere politico. Le elezioni immediate porterebbero verosimilmente il Pdl alla disfatta più tragica degli ultimi anni, assestando un duro colpo anche ai fragilissimi equilibri su cui si regge il governo del Campidoglio. E il sindaco di Roma, che vedrà scadere il suo mandato l'anno prossimo, ha più che mai bisogno di tempo per organizzare la sua ricollocazione politica. Silvio Berlusconi - sempre attento ai sondaggi - pare non abbia alcuna intenzione di ricandidarlo per un secondo quinquennio nella Capitale.

Ecco quindi che Alemanno prende le distanze dal partito del Cavaliere e, dopo aver definito "inopportuna la presentazione di una lista Pdl nel Lazio", sottolinea che anche per Roma "è necessario creare una nuova realtà, un nuovo punto di riferimento". Quale? Facile: "Le liste civiche... Liste come quella di Renata Polverini devono essere presenti, però bisogna avere un'immagine totalmente rinnovata. Da questo punto di vista sono convinto che alla fine con Renata Polverini ci ritroveremo sullo stesso discorso".

Dall'altra parte della barricata c'è poi Zingaretti, che, anche secondo i più realisti nelle file del Pdl, sarà inevitabilmente eletto alla presidenza del Lazio. "Sono gravi i tentativi di rimandare nel 2013 le elezioni regionali - ha tuonato l'attuale numero uno della Provincia di Roma -, la frattura tra cittadini e Istituzioni si aggraverebbe ancora di più". Prima che cause di forza maggiore lo costringessero a spostare la candidatura sulla Pisana, Zingaretti aveva annunciato che nel 2013 avrebbe corso per il Campidoglio.

Con il suo dirottamento alla Regione, Alemanno ha perso l'unico avversario praticamente invincibile che il Pd avesse da opporre. L'attuale sindaco non partirà certo con i favori del pronostico, ma all'improvviso i suoi margini aumentano. Chissà che le liste civiche non portino qualche sorpresa.

 

 

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