di Carlo Musilli

Più che la faccia poté la poltrona, ma nella Regione Lazio si continua a camminare sul filo. Dopo il clamoroso "mi dimetto, anzi no" della governatrice Renata Polverini, che ha pensato bene di autoassolversi dallo scandalo dei fondi Pdl, l'opposizione rilancia e cerca di far cadere il castello della Pisana. Il Pd, appoggiato da Sel, Verdi e Idv, ha intenzione di presentare in blocco le dimissioni, nella speranza di forzare lo scioglimento del Consiglio regionale e tornare alle elezioni.

Per raggiungere l'obiettivo bisognerà però convincere anche qualche membro della maggioranza, in modo da arrivare alla fatidica quota di 36 consiglieri su 70. Un colpo di mano non facile, ma che rischia di dare la spintarella finale al partito di Silvio Berlusconi, sull'orlo del baratro sia a livello locale che nazionale.

Se Polverini ha scelto di rimanere lo si deve in gran parte proprio al pressing del Cavaliere, che probabilmente ha avuto un ruolo anche nel gran rifiuto dell'Udc. Il partito di Pier Ferdinando Casini ha negato alla governatrice qualsiasi salvacondotto politico per uscire dalla Regione, costringendola a continuare il mandato per non finire nel dimenticatoio. Difficile spiegare in altro modo le mancate dimissioni. I taglietti alle spese rabberciati all'ultimo secondo da Polverini e approvati fulmineamente dal Consiglio forse potevano rappresentare un pietoso gesto di commiato, non certo una prova di redenzione sufficiente a proseguire la legislatura.

Le dimensioni dello scandalo richiedevano ben altro. In due anni da un solo conto Unicredit sono transitati cinque milioni e 900 mila euro di soldi pubblici che i consiglieri Pdl hanno sperperato senza rendere conto a nessuno tra abbuffate luculliane, soggiorni da nababbo e oggettoni extra lusso. Polverini intanto si faceva scarrozzare in elicottero per andare pronunciare i suoi illuminanti discorsi fra le sagre paesane.

Il pudore avrebbe dovuto suggerire a tutti questi signori la scelta dell'auto-esilio, invece l'unica testa a cadere è stata quella di Francesco Battistoni, l'ex capogruppo costretto alle dimissioni la settimana scorsa. A sostituirlo - tanto per non smentire la classe della destra romana - è arrivata Chiara Colosimo, una 25enne ex cubista del Gilda svezzata politicamente dai ragazzini proto-fascisti di Azione Giovani.

Di fronte a tutto questo il segretario del Pd laziale, Enrico Gasbarra, ha invocato "un elettroshock", chiedendo "ai consiglieri regionali del Pd la disponibilità a mettere in atto tutti i gesti più concreti per raggiungere l'obiettivo del voto". Traduzione: visto che loro non se ne vanno, andiamo via noi e cerchiamo di cacciarli.

Se il progetto andasse in porto si realizzerebbe uno degli incubi di Berlusconi. Il Cavaliere teme che la débacle nel Lazio scateni un effetto domino in grado di far capitolare il governatore lombardo Roberto Formigoni. L'araldo dei ciellini, ricordiamo, è accusato di corruzione dalla Procura di Milano per i presunti regali ricevuti da Pierangelo Daccò (8,5 milioni in tutto) in cambio delle delibere da 200 milioni a favore della Fondazione Maugeri. Il tutto in un Pirellone dove ormai gli indagati potrebbero riunirsi un gruppo consiliare autonomo.

Ma non è finita. Dopo il Nord e il Centro, sembra arrivato il turno del Sud. La Procura di Napoli ha in mano un’intercettazione in cui si parla di fondi pubblici del Consiglio regionale della Campania che dai gruppi consiliari sono finiti via bonifico nei conti correnti dei consiglieri. L'ipotesi è ancora una volta il peculato e il pubblico ministero ha già scatenato la Guardia di Finanza. La settimana scorsa le fiamme gialle  hanno invaso due volte il Centro direzionale per acquisire i documenti relativi al denaro passato per le mani dei gruppi consiliari dal 2008 ad oggi. Il presidente della Regione è anche in questo caso un pidiellino, Stefano Caldoro.

Intanto, le cose non vanno meglio per il Pdl a livello nazionale. Nei giorni scorsi è stata addirittura ventilata una scissione da parte degli ex An, infastiditi dalle incertezze sulla ricandidatura di Berlusconi e sulla nuova legge elettorale. Il Cavaliere per il momento è riuscito a placarli. Ora la sua missione è tenere in piedi un sistema di potere obeso che cerca di ingozzarsi anche quando a tavola non c'è più nulla. L'importante è che la prima tessera del domino non cada. 

 

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