di Carlo Musilli

Delle due l'una: o qualcuno è incompetente, o qualcuno è in malafede. Il classico bivio all'italiana. C'è però un tocco d'inedito surrealismo nel dialogo andato in scena ieri fra il premier Mario Monti e il governatore della Sicilia, Raffaele Lombardo. A metà pomeriggio una nota di Palazzo Chigi informa che fra i due è iniziato un rapporto epistolare:  il Professore, "facendosi interprete delle gravi preoccupazioni" riguardo al possibile crack finanziario dell'isola, "ha scritto una lettera al Presidente della Regione" per avere conferma "dell’intenzione, dichiarata pubblicamente, di dimettersi il 31 luglio".

A stretto giro, la risposta flemmatica: "Ho parlato al telefono con Monti - dice Lombardo - rassicurandolo del fatto che, nonostante le criticità segnalategli, gli rassegnerò tutti gli elementi utili a dimostrare la sostenibilità della finanza regionale. Al Premier parlerò anche della scelta di dimettermi per consentire agli elettori l'esercizio al diritto democratico di scegliere un nuovo governo e un nuovo Parlamento". Il governatore ha chiesto di essere ricevuto a Palazzo Chigi per dare spiegazioni. Detto, fatto: il summit bocconiano-siculo è in agenda per il 24 luglio.

Ora, in gioco non c'è una manciata di spiccioli, ma la possibilità che un'intera regione italiana finisca in bancarotta. Viene da chiedersi come sia possibile che da diverse istituzioni arrivino letture diametralmente opposte su un fatto del genere. A onor del vero, fin qui gli unici a ostentare tranquillità sono gli stessi amministratori della Regione. La Corte dei Conti è invece un tantino più allarmata, visto che nel bilancio siciliano ha certificato un buco da cinque miliardi di euro.

Lo spettro del fallimento quindi c'è, eccome. E ora? Che succede? "Le soluzioni che potrebbero essere prospettate per un’azione da parte dell’esecutivo - continuano da Palazzo Chigi - non possono non tener conto della situazione di governo a livello regionale, ma anzi devono essere commisurate ad essa, in modo da poter utilizzare gli strumenti più efficaci e adeguati". Traduzione: la Sicilia naviga a vele spiegate verso il commissariamento.

Sarebbe la prima volta per una Regione a statuto speciale. E forse proprio quello statuto e la straordinaria autonomia che ne consegue sono stati l'origine di ogni male. La prima conseguenza sembra essere un'ecatombe di sprechi. Tanto per fare un esempio, in Sicilia i dipendenti regionali sono un piccolo esercito: oltre 20mila persone.

C'è poi il capitolo corruzione. Mentre in Italia ancora non riusciamo a varare una legge severa in materia, a Bruxelles sembra proprio che questa storia degli appalti sospetti non vada giù. Perciò pochi giorni fa l'Europa ha bloccato circa 600 milioni di fondi comunitari destinati proprio alla Sicilia.

Ma non basta. Lunedì Ivan Lo Bello, vicepresidente della Consindustria siciliana, ha denunciato in un'intervista al Corriere della Sera una prassi un po' allegra nella chiusura del bilancio isolano, "reso non trasparente da poste dubbie e residui inesigibili". Con questa espressione si fa riferimento a presunte entrate fantasma, crediti addirittura per 15 miliardi che cancellerebbero ogni problema, ma di fatto sembrano impossibili da incassare.

Di certo Lombardo saprà trovare una spiegazione plausibile ad ognuna di queste voci. Ma forse è utile precisare che le sue imminenti dimissioni non hanno a che vedere con il rischio crack. Il Presidente aveva già annunciato l'addio a causa dei guai giudiziari che lo tormentano (è indagato dalla Procura di Catania per concorso esterno e voto di scambio politico-mafioso) e dopo il ritiro del sostegno in aula da parte del Pd.

Un vero peccato, perché fino a oggi Lombardo era il Warren Buffett dei governatori italiani. Forse non il più ricco, ma sicuramente quello con lo stipendio più alto: 15.683 euro netti al mese. Fra i benefit, anche un appartamento messo a disposizione dalla Regione. A suo tempo il Presidente siciliano aveva definito questo trattamento principesco "appena decente, tenendo conto dei rischi e delle responsabilità che affronta un governatore", aggiungendo poi che "se dovessero rapportarlo al lavoro che faccio, minimo dovrebbero triplicarlo". Invece lo hanno azzerato. 

 

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