di Fabrizio Casari

Non c’è solo l’equità tra le promesse mancate dal governo Monti. Un’altra, significativa delusione, arriva dalla politica della comunicazione governativa. Il presidente del Consiglio, infatti, aveva garantito un uso parco e misurato delle dichiarazioni dei suoi ministri. E se l’equità è risultata essere fumo negli occhi, anche sulla sobrietà della comunicazione qualcosa non deve aver funzionato. Con regolarità ormai quotidiana, infatti, il volto piangente del governo, la Ministro Elsa Fornero, esterna e crea allarme sociale, contribuendo a far crescere il fastidio generale del paese per gli apprendisti stregoni.

L’ultima gaffe l’ha vista protagonista a un convegno della Federazione della Stampa Italiana: si è presentata affermando che i conti dell’Inpgi non sono in ordine e che peccano di trasparenza e che, dunque, dovranno subire le decisioni della Fornero medesima. Quindi si è alzata, prima che potessero replicare alle sue esternazioni, ed è uscita dalla sala, rinunciando a partecipare alla conferenza stampa prevista. La reazione è stata dura: tutti gli intervenuti hanno ricordato come i conti dell’Inpgi siano a posto fino al 2050 e che quanto a trasparenza i suoi bilanci, pubblici e certificati da otto organismi - tra i quali il Ministero dell’Economia e del Lavoro e la Corte dei Conti - si possono leggere sul sito ufficiale dell’istituto previdenziale. Basta saperli leggere.

Tanto per dare un quadro dello spessore del personaggio, al convegno che celebrava il centenario dell’introduzione del primo contratto nazionale di categoria, la Fornero ha detto: “Se c’è da cento anni andrà pure rinnovato, no”? Confondendo così la nascita dell’istituto del contratto nazionale con il contratto vero e proprio vigente, che ha invece, come dovrebbe sapere, due anni di vita.

Il Presidente dell’Inpgi, Camporese, che vede il rischio di manovrine furbette destinate a trasferire i fondi degli istituti privati nelle casse di quelli pubblici, l’ha invitata a dire quello che ha in mente davvero e, comunque, a documentarsi prima di dire falsità grossolane, annunciando che il ministro risponderà in tutte le sedi competenti delle sue parole.

Ma quella contro le casse previdenziali private (che nulla ricevono da quelle pubbliche e che pagano di tasca propria gli ammortizzatori sociali) è stato solo l’ennesimo infortunio della professoressa, che in tre giorni ha sostenuto l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, la distruzione del sistema pensionistico pubblico e le provocazioni a danno di quello privato. Non passa giorno ormai, senza che la Fornero non senta il bisogno di straparlare. Esaurite le lacrime in favore di telecamere, la signora, colta da improvvisa mania di protagonismo, squaderna con i giornalisti amici pensieri e parole, dichiarazioni e smentite.

Ieri il segretario del PD, Bersani, facendo eco alle reazioni sindacali (particolarmente dura con lei la leader della CGIL Camusso e quello della CISL Bonanni), è dovuto intervenire con forza per ribadire che toccare l’articolo 18 in un paese con il record europeo di disoccupazione è follia e che è arrivata ora che il governo ascolti le forze sociali se vuole andare avanti.

A fare eco alla Fornero ci sono solo Ichino e la Marcegaglia, il che non è propriamente la rappresentazione del consenso di massa. La Fornero, come Ichino, invoca la flex.security, uno di quei mantra fallaci già sotto l’aspetto terminologico. Perché se la parte “flex” è chiara (e sperimentata in tutta la sua brutalità), dove sarebbe la “security”? Il Ministro, che sull’articolo 18 ha già fatto marcia indietro, si ritiene espressione del “nuovo” ma la sensazione d’incompetenza totale e d’inadeguatezza, già percepita nei primi giorni del suo incarico, è diventata ormai certezza.

Al riguardo, stabilito che il Ministro è fuori contesto e le sue esternazioni sono fuori da ogni logica e competenza, la domanda che ci si pone è fondamentalmente una: parla per vanità personale o perché l’Esecutivo la manda allo sbaraglio per vedere le reazioni e regolarsi di conseguenza? Il tempo della sua permanenza al governo sarà la risposta all’interrogativo.

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