di Rosa Ana De Santis

Un evidente caso di legittimo impedimento o una fuga, ma Berlusconi martedi sarà in Europa. Prima a Bruxelles per incontrare il Presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, poi a Stasburgo per un colloquio con il presidente della commissione Ue José Manuel Barroso. Salta quindi l’udienza fissata dalla procura di Napoli sulla presunta rete di ricatti ed estorsioni di Tarantini e Lavitola ai danni del premier, ma il capo della Procura Giovandomenico Lepore annuncia che sarà fissata presto una nuova data.

Ancora una volta, dunque, Berlusconi decide di sottrarsi ai pm, dopo aver denunciato la “solita macchina del fango”. Nelle ore dell’ennesimo caso scottante sul capo del governo, si è fatta persino strada, accanto all’opposizione tradizionale del Pd e all’invito di Bersani alle dimissioni, la tesi bizzarra di Buttiglione e dell’Udc. Dimissioni in cambio di salvacondotto, ovvero di una chiusura (non si capisce bene come) dei processi penali a suo carico.

Il tono caritatevole, utilizzato nell’offerta del presidente Udc al Premier, non soltanto restituisce una foto impietosa della giustizia italiana, ma lascia alla storia del paese un precedente legale (anzi illegale) pesantissimo, incoerente con quel principio di eguaglianza scritto nella Costituzione e finora ribadito senza tregua di fronte ai tentativi del governo di svuotarlo di senso; ma soprattutto legittima, in nome di un incarico politico, l’impunità per uno e uno solo.

Non si sa a nome di chi Buttiglione parli, molti l’hanno interpretata come una provocazione. E’ vero che da molto tempo, nel Palazzo e fuori, si parla di un ipotetico patto che il Premier potrebbe sottoscrivere che prevedrebbe la sua uscita di scena in cambio di una sanatoria generalizzata dei procedimenti a suo carico. Altre versioni, alle quali si associano sussurri del suo stesso entourage, riportano invece d’improbabili salvacondotti di tipo politico-istituzionale (vedi Quirinale). Ma qui saremmo alla fantascienza.

Molti hanno polemizzato duramente con la proposta dell’Udc, i dipietristi confidano appunto in una provocazione a sorpresa. Certo è che l’Italia liberata da Berlusconi inaugurerebbe una nuova fase della sua storia, ma liberata in questo modo trascinerebbe con sé più ombre di quelle che lascerebbe alla storia personale del Cavaliere, con un’ipoteca sul futuro le cui conseguenze sono difficili da prevedere.

Se Buttiglione voleva rimproverare alla sinistra di aver cavalcato troppo (e vanamente) la via giudiziaria alla spallata del governo, non può ignorare che dispensare un capo di governo dalle proprie responsabilità pubbliche non sarà indolore per la vita delle Istituzioni. Sorprende che sia proprio un paladino della moralità della politica a nobilitare l’indecenza pubblica e l’illegalità, che è materia ben diversa dalle abitudini sessuali di Berlusconi e dalla sua vita privata, argomenti che peraltro (vale la pena ricordare) interessano molto l’Udc quando si parla dei comuni cittadini e molto meno quando si parla di loro (vedi i divorzi di Casini o la vivace vita sessuale del deputato Mele).

Vero è che l’Udc lavora alacremente per un berlusconismo senza Berlusconi. Il tentativo di costruire un nuovo asse politico che, benedetto da Oltretevere, tenga dentro forzitalioti, democristiani di antico e nuovo corso, magari con alla testa un nuovo imprenditore o banchiere, ha certamente come presupposto l’uscita del cavaliere, come che sia. Insomma: con qualche decennio di ritardo, riecco spuntare il fattore K.

Ma non si tratta di opporsi a quest’ipotesi in nome della tattica politica. La tesi di Buttiglione è più grave per ciò che rischia di portare dopo Berlusconi. La normalizzazione di un Parlamento pieno zeppo d’indagati e condannati? Infatti: in nome di cosa la solidarietà dovrebbe valere solo per il Premier? Un tirannicidio concesso non è tale né autentico; è soltanto una somma azione d’ingiustizia e di immoralità. Davvero si può essere così ingenui da pensare che dispensato l’uomo, si risolleva un paese intero?

L’Udc utilizza lo stesso strumento della giustizia inseguito dal Pd, solo lo fa annullandolo. E proprio mentre lo vorrebbe annullare, ecco che lo ammette, cadendo nello stesso vizio di forma degli “anti Cav”. Lo ammette, pur se con l’eccezione. Che è però eccezione di legge e moralità. Ma è proprio ciò che non si può concedere. Soprattutto perché è solo la legge ciò che ci può salvare dagli abusi dell’uomo che si vorrebbe proteggere e anche dai moralisti. Tutti quelli che mentre lanciano strali di condanna, partecipano o vorrebbero partecipare agli stessi baccanali e conducono le prove generali di quando saranno loro i nuovi rais. Tutto più facile in un paese che perde pezzi di Costituzione e di storia. 

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