di Carlo Musilli

Mentre infuria la bagarre politica sulle modifiche da apportare alla manovra bis, il Senato è al lavoro. O meglio, ad essere impegnata è la prima commissione di Palazzo Madama. Quella che si occupa di "Affari costituzionali". La Casta sembra non farci caso - impegnata com'è a inventare nuove tasse per sostituire quelle stabilite appena due settimane fa - ma il provvedimento che ci dovrebbe portare al pareggio di bilancio nel 2013 contrasta in più punti con la nostra Costituzione. Un problema ben più serio rispetto ai capricci dei partiti o alle proteste degli Enti locali.   

La critica più pesante mossa dalla commissione alla manovra riguarda il tanto odiato contributo di solidarietà. In particolare, l'addizionale Irpef sui redditi medio-alti "non appare sufficientemente rispettosa" dell'articolo 53 della Carta, quello che sancisce il principio di progressività del sistema tributario ("Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva"). Non basta. La misura violerebbe anche l'articolo 3 ("Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge").

Questo perché la supertassa colpirebbe prevalentemente i lavoratori dipendenti - obbligati per loro natura all'onestà fiscale - mentre non toccherebbe i redditi degli evasori, che in Italia sono un popolo sterminato. E non stiamo parlando di pochi milionari, ma di chiunque abbia un reddito (lordo!) che superi 90 mila euro l'anno.

Nel parere della commissione si legge poi che "esenti dal contributo sarebbero le ricchezze patrimoniali, anche molto ingenti". E' intuitivo che tassare i patrimoni sarebbe una misura molto più equa ed efficace. Questo genere di prelievi incide molto meno sulla crescita economica di quanto non facciano quelli sul reddito, senza contare che è ben più difficile nascondere al Fisco i beni immobili rispetto allo stipendio. Purtroppo il vangelo berlusconiano, ammantato di liberismo, vieta di imboccare una strada del genere.

Ciò non toglie che il Cavaliere sia il primo a detestare il contributo di solidarietà, un orrore che lo costringe a "mettere le mani nelle tasche degli italiani". Vorrebbe proprio levarlo di mezzo. E allora via con la girandola di misure alternative per sostituire la supertassa: dall'aumento dell'Iva (che però "deprimerebbe i consumi") a nuovi interventi sulle pensioni (negati dalla Lega), fino all'ultima creatura partorita dalla mente di Roberto Calderoli, una specie di tassa-Frankenstein misteriosamente definita "patrimoniale sugli evasori".

Sorvolando sul fatto che ancora non si conosce né la soglia né l'aliquota di questa nuova trovata ("oggi pomeriggio continueremo a scriverla", ha detto giovedì mattina il ministro delle Semplificazioni), rimangono perlomeno dei dubbi semantici. Se un patrimonio è "evaso", vuol dire che lo Stato non sa della sua esistenza. Come fa a tassarlo?  

Ma torniamo ai problemi di costituzionalità. I dubbi della commissione riguardano infatti anche altri provvedimenti contenuti nella manovra d'agosto. Ad esempio quello che colpisce le tredicesime dei dipendenti pubblici e il famoso Tfr. Ad oggi, il decreto stabilisce che il pagamento di questi assegni sia rinviato di due anni per chi sceglie la strada del pensionamento anticipato. Una decisione che "oltre a comprimere il diritto costituzionale alla retribuzione - si legge ancora nel parere dei senatori - appare particolarmente vessatoria nei confronti dei lavoratori".

La commissione chiede di rivedere anche la misura per l'accorpamento alle domeniche delle festività laiche (25 aprile, primo maggio, 2 giugno). Potrebbe rivelarsi un sacrificio inutile, considerando che "la relazione tecnica allegata al decreto tace circa la quantificazione dei risparmi che deriverebbero dall'applicazione di tale misura". Sarebbe quindi opportuno "verificare se l'accorpamento produca effetti economici rilevanti e tali da giustificare la soppressione delle festività".

Infine, bisognerebbe fare chiarezza sulle previste liberalizzazioni dei servizi pubblici gestiti dagli Enti locali. C'è infatti il rischio che interventi di questo tipo siano incompatibili "con gli effetti abrogativi prodotti da due dei quattro referendum del 12 e 13 giugno 2011".

Ora, il parere della commissione si definisce "non ostativo", nel senso che non ostacola l'approvazione della legge, a patto che siano quantomeno "riformulate" le misure contestate. Il vero problema è che non sappiamo nemmeno se domattina queste misure saranno ancora sull'agenda del governo. Dipende da quello che succederà oggi, termine di scadenza per la presentazione degli emendamenti. Arrivati a questo punto, la girandola della politica si deve fermare.

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