di Giovanni Gnazzi

Un delirio fondamentalista ha colpito la destra italiana. In una simultaneità oraria, mentre i suoi esponenti parlamentari bocciavano la legge contro l’omofobia, il volto peggiore e delirante della compagine, l’eurodeputato leghista Borghezio, si lanciava in lodi alle tesi folli del nazi-cristiano norvegese Breivik, autore della strage di Oslo. Non è da meno l’ex ministro Speroni, quello del cravattino e dei 360 all’ora in autostrada. Sembrerebbero eventi e temi distanti tra loro; il primo, sull’omofobia che non esiste, frutto di una concezione della libertà e dell’uguaglianza degna del peggiore darwinismo sociale, che prevede la sapiente amministrazione delle stesse a danno delle potenziali vittime.

Il secondo, invece, frutto del delirio di quello che si vorrebbe un mentecatto ma che, in fondo, commette solo l’errore di non utilizzare il filtro tra le farneticazioni mentali e quelle verbali che altri, nel suo stesso partito, utilizzano furbescamente. Quanto a Feltri, che rimproverava i giovani sterminati dal nazista norvegese di non saper reagire, sarebbe auspicabile che a lui, come ai suoi amici, gli venisse tolta la scorta, visto che loro tanto sanno reagire. Risparmieremmo denaro dei contribuenti e avremmo un divertimento assicurato.

Ma nonostante si possano leggere come fatti distinti e distanti fra loro, i due momenti di teologia integralista applicata sono molto più vicini di quel che sembra, pur se manifestati con toni e parole diverse. La concezione dello Stato etico, il culto del cristianesimo della Vandea come dimensione giuridica dell’organizzazione sociale ed elemento regolatore dei rapporti tra gli individui, sono l’humus di cui è pervaso una buona parte del centrodestra italiano, in particolare la Lega e le frattaglie neonaziste che trovano spazio e ruoli dentro l’inguardabile schieramento dei berluscones.

La Lega, del resto, della Vandea è sempre stata idolatrante, basta ricordare Irene Pivetti che, da Presidente della Camera dei Deputati, indossava al collo la catenina con il suo simbolo. E tutta la propaganda cialtrona dei figli del Po ha sempre avuto al centro simboli, tesi e metodi da crociati invasati. Il Carroccio, infatti, si è dissociato da Borghezio, ma si guarda bene dal cacciarlo. Persino il Front National francese, guidato da Marine Le Pen, ha dovuto reagire sospendendo Jaques Coutela, candidato alle prossime amministrative, che aveva definito Breivik “ un resistente, un’icona, un nuovo Carlo Martello in lotta contro l’invasione musulmana”. La Lega no: critica, ma non caccia Borghezio né Speroni.

Perché l’islamofobia, come l’omofobia, sono il pane quotidiano con cui la destra italiana e la Lega in particolare si nutrono. Sono il legame più profondo con il rigurgito dei movimenti neonazisti che, in tutta l’Europa del nord e dell’est, stanno riprendendo vigore, approfittando della crisi economica, sociale e, soprattutto, culturale del continente. Il neonazismo, nella sua dimensione italiana, non va ricercato tanto e solo negli ex-appartenenti al Msi o ai suoi emuli a tempo scaduto; è invece nella Lega Nord che va individuato il filone principale dell’odio razziale, dell’isterìa cavernicola del fondamentalismo cristiano, i prodrom del nuovo fascismo.

E desta stupore che le parole di Borghezio non abbiano ricevuto una pronta e dura reprimenda da parte del Vaticano. Sarebbe stato necessario, infatti, dire con forza che la Chiesa non prevede l’odio e l’intolleranza, che la cristianità non prevede il razzismo e che i deliri dell’assassino norvegese non possono trovare accoglienza nella famiglia dei cristiani.

E invece no, almeno non ancora. Non si dica, per favore, che la Santa Sede non s’inchina a rispondere ad un disgraziato come Borghezio: per molto meno e per personaggi con ruoli minori da un punto di vista istituzionali da San Pietro sono partite scomuniche e reprimende. O si è invece troppo occupati a festeggiare la vittoria in aula contro l’omofobia?

Resta comunque un fatto, aldilà di ogni interpretazione possibile: un esponente della Lega Nord, componente determinante del governo italiano, pensa che le tesi del nazista cristiano Breivik siano condivisibili e altrettanto afferma un ex-ministro italiano. A loro dire, Breivik magari avrà sbagliato metodo nel diffonderlo, ma che ciò che pensa e dice é “ottimo”.

Mai tanta vergogna aveva inondato l’Italia, almeno dai tempi nei quali con la benedizione del Papa i rastrellamenti nazi-fascisti contribuivano alla Scioah. Sarà curioso vedere come la stessa ambasciata italiana ad Oslo troverà la faccia per partecipare ai futuri momenti commemorativi che il governo norvegese ha messo in agenda. Compito arduo quello di separare ciò che é inseparabile. Per quanto civile e composto, il governo di Oslo sa riconoscere e definire gesti e parole. E chiunque auspica la libertà di parola per chiunque, nel caso di Borghezio farebbe certamente un’eccezione.

 

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