di Domenico Melidoro

Nei primi giorni di giugno, scrivendo a proposito dell'atteggiamento più scomposto del solito esibito da Silvio Berlusconi negli ultimi mesi, Claudio Rinaldi affermava che l'ex Presidente del Consiglio "fa il matto. Urla, strepita, maledice. Straparla di democrazia in pericolo. Chiama al salvataggio della Patria. Dà in escandescenze" (L'Espresso, 8 giugno 2006). Berlusconi è convinto che lo scontro frontale paghi, e le ripetute accuse di brogli elettorali, la continua insistenza sulla necessità di ricontare i voti delle ultime elezioni politiche, i numerosi (e mal riusciti) tentativi di dare spallate a Prodi e al suo Governo, hanno lasciato finora poco spazio al sereno svolgimento della normale dialettica tra maggioranza e opposizione. Nell'articolo citato, Rinaldi invitava l'Unione a mettere in discussione il ruolo di capo dell'opposizione del furibondo Berlusconi, indicava come "doveroso" il dialogo con Gianfranco Fini e Pierferdinando Casini, e auspicava comportamenti oculati da parte dell'Esecutivo, visto che "mezza Italia non si fida delle ricette tradizionali della Sinistra". Delude tuttavia che per il saggio Rinaldi ciò equivalga in pratica alla rinuncia a politiche riformatrici in diversi campi (lavoro, equità fiscale, politiche sull'immigrazione) che potrebbero realmente segnare un'inversione di tendenza rispetto alla legislatura precedente. Eliminazione o sostanziali modifiche della legge 30, reintroduzione della tassa di successione e inversioni di rotta rispetto allo spirito della legge Bossi-Fini, sono considerate come "provocazioni" piuttosto che come politiche utili a contrastare Berlusconi e a persuadere l'elettorato della CDL.

Nella campagna sul Referendum Costituzionale del 25 e 26 Giugno i toni del Cavaliere non sono stati per niente distesi. Berlusconi è ancora convinto della fragilità dell'Unione e del Governo guidato da Prodi e, dopo il fallito tentativo in occasione delle elezioni amministrative del Maggio scorso, spera che la vittoria del SI possa tradursi in una spallata all'attuale maggioranza. L'ex-Premier ha sprezzantemente definito "indegni" coloro che si rifiutano di votare secondo le sue indicazioni, salvo poi dichiarare di essere stato frainteso e di essere addirittura disposto a dialogare con l'Unione per cercare un approccio condiviso sulle questioni fondamentali che attengono alle riforme costituzionali. Appare del tutto misterioso in che cosa potrebbe consistere la ricerca di un punto di vista condiviso in materia di riforme costituzionali dopo il prevalere del Si al referendum confermativo delle modifiche alla seconda parte della Costituzione volute dal Centrodestra, e in particolare da Forza Italia e dalla Lega.

Il dialogo a proposito delle modifiche da apportare alla nostra carta costituzionale è cercato con convinzione anche dagli esponenti dell'Unione. La condizione richiesta affinché un dialogo costruttivo possa realmente aprirsi è, abbastanza ragionevolmente, che il No al referendum prevalga e che le riforme proposte dalla CDL vengano sonoramente bocciate dall'elettorato. Solo in una condizione simile si potrebbero porre le basi per la ricerca di soluzioni largamente accettate sull'ammodernamento della Costituzione che, per la sua importanza, richiede maggioranze più ampie delle politiche ordinarie. La Costituzione è infatti la carta dei principi comuni su cui si regge la convivenza di uno Stato, e modificarla a colpi di maggioranza non è assolutamente accettabile. Francesco Rutelli in un'intervista a la Repubblica ha dichiarato che "vinto il referendum si può trovare un'intesa col centrodestra su una serie di modernizzazioni e snellimenti. Ho già parlato del ridimensionamento del numero dei parlamentari. Nel programma dell'Unione ci sono una quindicina di modifiche chiaramente indicate e accettate ampiamente anche dal Polo. Solo se vince il No potremo confrontarci e decidere. Lo faremo solo con larghe maggioranze. Se vince il Si, invece, la riforma entrerebbe in vigore e il caos sarebbe permanente" (la Repubblica, 21 giugno 2006). Non convince tuttavia il rincorrere strumentalmente Berlusconi e i suoi alleati sulla pur condivisibile riduzione del numero dei parlamentari (che è probabilmente la riforma che raccoglie maggior consenso nell'elettorato di entrambi gli schieramenti) e l'assenza di risposte alla critiche secondo le quali le riforme votate dal Centrosinistra (la cosiddetta Riforma del Titolo V) sarebbero più lesive del valore dell'identità nazionale di quelle di cui si discute attualmente.

Nel frattempo si consolidano relazioni di dialogo tra i parlamentari cattolici dell'Unione e della CDL a proposito di quelle questioni della bioetica e della famiglia che vengono convenzionalmente definite "eticamente sensibili". Una trentina di esponenti cattolici appartenenti a diversi partiti (AN, Lega, UDC, Margherita e Forza Italia) ha da poco dato vita a un gruppo chiamato "Persona e bene comune". I componenti di questo agguerrito gruppo intendono dar battaglia fuori e dentro l'Unione quando si parlerà di fecondazione artificiale, Pacs e problemi affini, e contrapporsi al laicismo che vedono prevalere nei DS e nel futuro Partito Democratico. Quelli di "Persona e bene comune" parlano della necessità di salvaguardare il pluralismo, ma non è da escludere che il neonato raggruppamento possa essere un elemento di destabilizzazione nell'instabile quadro del bipolarismo italiano e che faccia da preludio a possibili raggruppamenti centristi benedetti dalla CEI e da Camillo Ruini, che in Paola Binetti della Margherita ha trovato un fedele e combattivo alleato in Parlamento. Non se ne sentiva il bisogno.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy