di Cinzia Frassi

La maggioranza al Senato ha approvato l’emendamento che abroga le norme necessarie alla realizzazione di centrali nucleari sul territorio nazionale. “I cittadini sarebbero stati chiamati a scegliere fra poche settimane fra un programma di fatto superato o una rinuncia definitiva sull'onda d'emozione assolutamente legittima ma senza motivi di chiarezza”. E’ con queste parole che il ministro dello sviluppo economico, Paolo Romani, intervenendo al Senato nella discussione sul decreto omnibus, spiega la decisione di inserire un emendamento, approvato con 133 si, 104 no e 14 astenuti ieri pomeriggio, cui si mette temporaneamente in soffitta la localizzazione e la realizzazione di nuove centrali nucleari.

Quello che solo pochi giorni fa era un’emergenza del paese, nonché sinonimo di sicurezza, innovazione e modernità - il nucleare appunto - oggi è “un programma di fatto superato”. Il ministro sostiene anche che una vittoria degli antinuclearisti poteva tradursi nell’esclusione “dell'Italia dalla possibilità di intervenire con autorevolezza nel dibattito europeo sull'evoluzione della strategia per l'atomo”.

E’quindi il governo a decidere cosa sia chiaro o meno per i cittadini e cosa non è giusto fare sull’onda emotiva post Fukushima. Democratico no? Va da se che il nocciolo della questione non è il nucleare. Cosa poteva fare il caimano per evitare l’unica sfida che poteva vederlo sconfitto alle urne? Perché sarebbe il prossimo appuntamento referendario, a tradursi in una un sconfitta “elettorale”. I sondaggi parlavano chiaro nei giorni scorsi e delineavano uno scenario vicino al plebiscito contro il capo del Governo grazie all’effetto Fukushima. Le percentuali, infatti, sono pesanti: secondo il recente sondaggio Ipsos i cittadini contrari alla costruzione di centrali arriva al 78%, tra gli elettori del Pd addirittura al 90%  mentre si attesta al 66% tra quelli dello stesso Pdl.

Ma questo effetto, che per tutti si traduce in una maggiore propensione al voto referendario per dire “No” al ritorno del nucleare in Italia, per il presidente del Consiglio significa la possibilità che il quesito referendario per l’abrogazione di quel che rimane del legittimo impedimento raggiunga il quorum. E’ la politica del governo tutto: i processi di Berlusconi.

Che fare?  Bisogna correre subito ai ripari. Così, dopo la moratoria di un mese fa circa, relativa alla sospensione della localizzazione delle quattro centrali in previsione nella politica energetica del governo, ecco che si pensa ad un colpo gobbo. Perché la moratoria non basta e se ne sono resi conto. Ci voleva qualcosa di più efficace, come per esempio vanificare il referendum. Non si voleva rischiare. Il trucco di fissare le date dei referendum a giugno spendendo milioni di euro, che si potevano risparmiare votando con le amministrative di maggio, poteva non bastare.

E’ troppo importante quel quesito sul legittimo impedimento. I cittadini avrebbero potuto votare per abrogarlo, nel convincimento che la legge è uguale per tutti, anche per il presidente del Consiglio.  E questo non va bene. L’imputato B. non può permettersi di non incassare sul legittimo impedimento, proprio no. Intanto le associazioni e i comitati promotori insorgono, segnalando come questo sia un modo per il governo di indurre i cittadini a disertare le urne.

A dare manforte alle argomentazioni del ministro Romani, il ministro Tremonti alla commissione Affari costituzionali del Parlamento europeo ha argomentato contro il nucleare facendo proprie quelle critiche che fino a poche ore fa provenivano proprio dalle opposizioni: "E’ stata fatta davvero una contabilità del nucleare? Sono stati contabilizzati i costi del decommissioning (lo smantellamento delle centrali)? Esiste il calcolo del rischio radioattivo? La proposta di Tremonti alla Commissione consiste in un Piano europeo per la ricerca di energie da fonti rinnovabili, finanziato anche dagli Eurobond, che tanto gli piacciono.

Il segretario del Pd Bersani invece etichetta il dietro front del governo come “una vittoria nostra” aggiungendo che semmai non basta l’addio al nucleare ma è necessario “aiutare lo sviluppo delle rinnovabili”. Chi più tuona contro il colpo gobbo del governo è Antonio Di Pietro, che ha dichiarato in proposito: “Il governo tenta con un colpo di mano per truffare gli italiani”. L'emendamento che è stato presentato, secondo Di Pietro, “non abroga l'impostazione nucleare ma posticipa solamente la localizzazione degli impianti". Anche per il Presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, è chiaro che il governo non ha cambiato idea, “è un trucco per far saltare il quorum ai referendum e poi ripresentare in un secondo momento il decreto per le centrali".

E’ quello che in effetti si desume dallo stesso emendamento che finalizza la temporanea sospensione per “acquisire ulteriori evidenze scientifiche sui profili relativi alla sicurezza nucleare, tenendo conto dello sviluppo tecnologico in tale settore e delle decisioni che saranno assunte a livello di Unione Europea”.

Ora la palla passa all’Ufficio centrale della Cassazione, che deve decidere se l’emendamento assorba totalmente il contenuto del quesito referendario. Il presidente emerito della Consulta, Piero Alberto Capotosti, chiarisce infatti che la Suprema Corte dovrà appunto stabilire se l'abrogazione delle norme sulla realizzazione di nuove centrali sia “sufficiente nel senso richiesto dai promotori del referendum”. Del resto, come si può facilmente capire dalla sua lettura, il quesito referendario è piuttosto articolato (http://it.wikipedia.org/wiki/Referendum_abrogativi_del_2011_in_Italia) e saremmo davvero nella periferia del diritto qualora una boutade del governo potesse decidere sull’effettività di una garanzia costituzionale come il referendum.

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