di Rosa Ana De Santis

La vicenda di Yara non è ancora conclusa. Proseguono a tappeto le indagini nel tormento di chi insegue la verità per dare giustizia al crimine orrendo di cui è rimasta vittima la piccola di Brembate, ma anche per sollevare la coscienza collettiva dall’incubo del mostro o forse del male assoluto. E’ in questo clima di silenzio e cautela, cui ci ha abituati proprio la famiglia di Yara nel modo composto e riservato con cui ha custodito una sofferenza insostenibile, che il governo mostra la sua faccia più volgare e imbarazzante.

E’ in questa atmosfera di sospensione, di panico e di domande, infatti, che la Santanchè, sempre lei, come ha ribadito la Procura di Bergamo, “ha perso l’ennesima occasione “per tacere”. Con totale assenza di pudore riesce a portare avanti la guerra ai magistrati in cui si è scatenata in tutte le recenti apparizioni televisive, a perorare la causa di Berlusconi, il suo datore di lavoro, utilizzando persino la morte di Yara e la caccia al suo predatore. Lo fa, guarda il caso, in una brillante intervista rilasciata al Giornale. Il quotidiano dove a turno le fanciulle di Silvio al governo si alternano in spassionate arringhe di difesa.

Sostiene il Sottosegretario all'Attuazione del Programma di Governo che se i magistrati avessero impiegato meno tempo e risorse per le indagini sull’Olgettina, avrebbero lavorato meglio sulla scomparsa di Yara. Ovvio che la retorica sofistica di questa propaganda accumula, una sull’altra, tesi ridicole e che un comportamento di questo tipo, destabilizzante per il paese intero oltre che mendace, andrebbe richiamato ufficialmente. Ma sia il Ministro dell’Interno che della Giustzia tacciono. E del resto sempre hanno taciuto, sia che si dovesse censurare i travestimenti da poliziotte delle fanciulle a pagamento del sultano, sia che si dovesse difendere la magistratura e la giustizia che, per mandato, si è tenuti a difendere.

Yara è stata uccisa la sera stessa del suo rapimento, proprio nel luogo in cui è stata ritrovata mesi dopo. Le ricerche, sostenute anche da tante persone della Protezione Civile, sono state massicce e a tappeto. Molti altri casi purtroppo hanno testimoniato come, per una manciata di metri, tanti corpi siano rimasti nascosti per tanto tempo. Dal ritrovamento del corpo ad oggi é stato prelevato il dna di almeno 40 persone indiziate e il cerchio si è stretto sempre di più intorno a chi Yara conosceva bene e alle persone di cui si fidava ciecamente.

Il fatto che le pagine di giornale tacciano sul corso delle indagini è la prova tangibile che la Procura sta lavorando e che ha bisogno di assoluto silenzio per procedere. Solo alla Santanchè sembrano in conflitto questo rapporto aritmetico tra una causa e l’altra, una Procura e l’altra, così come l’idea che non siano state impiegate risorse adeguate per l’indagine sul caso di Yara. Ignote le ragioni sulle quali il Sottosegretario botulinico fondi le sue pesantissime accuse alle autorità giudiziarie innescando un pericoloso scontro tra istituzioni, inopportuno soprattutto su questo caso, ma purtroppo in voga negli ultimi anni in Italia.

Nei giorni in cui il premier viene chiamato in aula sulle donne dei festini e la riforma della giustizia, (per tanti versi anche necessaria, ma forse non per quelli cui tiene l’utilizzatore finale) va avanti, è evidente la ragione spicciola e di convenienza politica che muove certe critiche e certe contestazioni: ha a che vedere direttamente con la corte di Silvio. Al punto che persino una pagina infernale di cronaca nera può diventare una buona occasione, emotiva e di assicurato audience, per strumentalizzare dolore e violenza, mostri e vittime in una confusione mentale e mediatica che offende e banalizza proprio l’uccisione di Yara, il suo corpo che attende ancora sepoltura e l’attesa di giustizia dei suoi familiari.

Gli unici che potranno esprimere giudizi, commenti e accuse se la giustizia non gli renderà giustizia. Gli unici che continuano ancora a non farlo, anche con quella scelta visibile e simbolica di togliere lettere e candele davanti al cancello di casa, spostandoli qualche metro più in là.

Come a non permettere al pubblico a casa di appropriarsi di quel dolore. Come per ribadirne tutta l’insopportabile e assoluta proprietà e per vietarne ogni spettacolo, figuriamoci quello della paladina di Silvio che accosta l’Olgettina e i guai del suo capo con la fine tremenda di Yara. Un parallelo indecente e facilmente smascherabile come propaganda della Santanchè per ingraziarsi meglio il Premier.

Il Sottosegretario in tacchi a spillo e gonna stretta assomiglia tanto, nella volgarità degli intenti, a quel Corona che è entrato di soppiatto come un ladro, solo qualche settimana fa, dalla finestra della cucina nella casa della mamma di Sarah, ad Avetrana. Corona lo fa per rubare quel dolore, succhiarlo come un vampiro e farne uno scoop accessibile a tutti. Lo fa per il suo conto in banca.

La Santanchè no. Non lo fa per soldi, né si scusa, come Corona ha dovuto fare. Lo fa per Silvio. Lo dice come rappresentante di governo che non bisognava indagare su di lui, ma su Yara”. Una dichiarazione d’amore per il capo che non conosce limite di vergogna, né di pietà. Nel caso di specie, la decenza sapevamo già essere fuori luogo.

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