di Mariavittoria Orsolato

In ambienti e occasioni internazionali, Berlusconi e il suo governo da sempre cercano spasmodicamente di presentare il nostro sciagurato stivale in una luce che ne esalti l’unicità e l’esclusività. Tolto lo scivolone parigino dell’altro giorno, in cui il premier ha citato i diari di Mussolini per ribadire la sua impotenza nelle decisioni di Stato, ecco che l’entourage di palazzo Chigi tira fuori un asso nella manica che nessun altro governo può vantare di possedere.

Stiamo parlando del condono edilizio, un atto amministrativo che non ha eguali né nella lingua, né nella prassi giuridica di alcuno dei Paesi europei, ma che qui in Italia è considerato l’unica via praticabile per rimpinguare le casse statali. Dacché Berlusconi è al potere sono già stati eseguiti 4 condoni tra edilizi e fiscali, e quella “sanatoria catastale” prevista all’interno della manovra da 24 miliardi voluta dal ministro Tremonti, altro non sarebbe se non il quinto colpo di spugna in 8 anni di governo effettivo.

L’operazione in sé pare innocua: censire e regolarizzare al catasto più di due milioni di immobili; se però a questo si aggiunge che i proprietari si vedranno ridotti di un terzo la sanzione amministrativa che gli spetterebbe, ben si capirà come mai in molti abbiano storto il naso di fronte all’annuncio dell’esecutivo. Le associazioni ambientaliste sono sul piede di guerra e parlano di un condono edilizio mascherato da sanatoria, devastante per il territorio e deludente per i conti pubblici; ma secondo i calcoli del Ministero del Tesoro questa operazione è necessaria a sostenere - con i 6 miliardi di extra-gettito previsti - la mega-manovra di lacrime e sangue approvata nei giorni scorsi.

In effetti, con le case che sono sfuggite ai registri del catasto ci si potrebbe costruire una nuova Milano: attualmente al vaglio dell’Agenzia del Territorio ci sono ben 1.400.000 case “fantasma”, 870.000 ex fabbricati rurali e un numero ancora imprecisato di ampliamenti, che entro il 31 dicembre 2010 dovranno essere regolarizzati con l’aggiornamento catastale.

Certo, la sanatoria non cancella gli effetti penali dell’infrazione, come invece fa il condono, ma nella realtà dei fatti le conseguenze delle due diverse iniziative potrebbero essere, e anzi saranno, affatto dissimili: se infatti non tutti gli immobili “fantasma” sono penalmente rilevanti, è invece pacifico e necessario che un immobile abusivo non sia segnalato. Ed è proprio in questo semplice sillogismo che si nasconde quello che il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti, si è così alacremente ostinato a negare: nel momento in cui il proprietario denuncia il suo immobile costruito illegalmente, dovrebbe immediatamente scattare la denuncia penale - a meno che, come sempre, non ci sia la prescrizione a vanificare tutto - ma quale italiano andrebbe spontaneamente ad auto-denunciarsi per pagare una proprietà che verrebbe distrutta?

Nemmeno il più onesto, e lo sa bene il caro Giulio che, nel calcolo del gettito extra, ha sicuramente tenuto conto di questa piccola ma fondamentale variabile ed ha agito di conseguenza. Sebbene il testo vero e proprio della mega-manovra non sia ancora stato reso pubblico, è presumibile che nell’articolo riguardante la sanatoria ci sia un comma, un emendamento o chissà quale altra fattucchierìa giuridica che prevede la regolarizzazione non solo a livello fiscale ma anche urbanistico. Et voilà il quinto condono dell’era Berlusconi: i fuorilegge sentitamente ringraziano (per l’ennesima volta).

Che si chiami condono o sanatoria, gli effetti disastrosi sull’ambiente e il territorio saranno però gli stessi; quello che potrebbe variare è la misura in cui la sanatoria saprà essere finanziariamente vantaggiosa. Trattandosi di una manovra prettamente fiscale, la regolarizzazione degli immobili “fantasma” porterebbe alle casse dello Stato solo il gettito previsto dal pagamento dell’Ici e non quello relativo all’oblazione di condono.

Se a ciò si aggiunge che a causa delle incaute promesse elettorali di Padron’ Silvio, l’Ici sulla prima casa non si paga nemmeno più, viene da pensare che pur di mantenere la formalità linguistica la maggioranza si sia tirata la cosiddetta zappa sui piedi, rinunciando a una cospicua fetta di quello che sarebbe stato l’effettivo guadagno in caso di condono vero e proprio. Quindi oltre al sicuro danno ambientale, si aggiunge anche la beffa del mancato vantaggio economico: più che una manovra, un compendio di esternalità negative.

Esternalità che sono soprattutto politiche e sociali nella misura in cui, come spiega in modo egregio Stefano Pareglio, professore di Economia Ambientale all’Università Cattolica di Milano, “si crea nei cittadini la convinzione che chi commette un abuso e aspetta il condono paga meno di chi rispetta le regole”. L’evidenza della tesi di Pareglio la si può già scorgere in Campania dove, dopo il decreto legge sulla sospensione delle demolizioni abusive dello scorso aprile, sono già in molti ad aver cominciato nuove costruzioni ed ora lavorano in fretta e furia per rispettare i tempi di proroga dello scorso condono edilizio. Perché, in Italia, se non ne approfitti sei un fesso.

 

 

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