di Nicola Lillo

Montagne di assegni circolari, soldi in nero, evasione fiscale e bugie di ministri della Repubblica. E non si sa cosa ci si possa aspettare ancora dallo scandalo nato dall'inchiesta sugli appalti per i Grandi Eventi, che ha preso quota lo scorso febbraio dalla Procura di Firenze. Tuttora in carcere i tre alti funzionari della presidenza del Consiglio, Angelo Balducci, Fabio De Santis e Mauro Della Giovamapaola. Arrestati insieme a Diego Anemone, il giovane imprenditorie con contatti e amicizie nelle più alte stanze del palazzo. Indagato insieme a loro, e a piede libero, Guido Bertolaso, coinvolto anche in uno scandalo di natura sessuale, con prestazioni offerte proprio da imprenditori, i quali avrebbero ricevuto in cambio, secondo l'accusa, grosse fette di appalti dal capo della Protezione Civile.

Negli ultimi giorni il tornado dell'inchiesta sui Grandi Eventi si sta abbattendo proprio sul Consiglio dei Ministri. In particolar modo su Claudio Scajola. Le indagini della Procura di Perugia, città dove l'inchiesta è stata spostata per competenza, rimbalzando prima da Firenze a Roma, poi dalla capitale a Perugia, si stanno interessando ad alcuni “strani” movimenti finanziari, a partire da quelli del ministro dello Sviluppo Economico (non indagato), il quale avrebbe acquistato una casa con vista sul Colosseo. Compravendita non del tutto chiara. Non tornano, difatti, diversi conti.

L'architetto Zampolini, già collaboratore di Anemone, afferma di aver ricercato per diverso tempo, su commissione proprio dell'imprenditore ora agli arresti, un immobile per il ministro. Trovato l'appartamento sono iniziati gli accordi sul prezzo di vendita. Le allora proprietarie, Beatrice e Barbara Papa, raccontano che il prezzo convenuto era di 1,7 milioni di Euro. Ma sarà Zampolini a predisporre gli assegni, che avrebbero poi coperto la parte in nero.

Infatti, nell'atto vergato dal notaio Gianluca Napoleone, le parti dichiarano di vendere i 9,5 vani catastali a 610 mila Euro, meno della metà del prezzo convenuto. E il restante denaro? È proprio Zampolini, su incarico di Anemone, a fornire i contanti: 80 assegni per 900 mila euro. La legge prevede, infatti, che ciascun assegno non superi i 12,500 euro, per una funzione anti-elusiva. Ed è proprio questa la ragione dei numerosi assegni circolari che fanno insospettire gli inquirenti. I titoli sembrano provenire dal ministro, ma la provvista è fornita da Anemone.

Scajola non è indagato, ma certamente si aspetta una risposta e un chiarimento agli eventi incresciosi di cui si sta parlando su tutti i giornali. Numerose le interviste rilasciate sui maggiori quotidiani nazionali, dove comunque sembra che il ministro voglia far capire di essere innocente in quanto… innocente. Tautologia a parte, il Premier Berlusconi ha già rigettato le sue dimissioni. Sarebbero state le seconde, in seguito a quelle inviate dopo le polemiche per la scorta tolta a Marco Biagi, ucciso dalle Nuove Br, poiché definì il giuslavorista un “rompicoglioni”.

Anche su un altro uomo del Pdl - l’ex ministro e ora deputato Pietro Lunardi - si sono rivolte le attenzioni degli inquirenti. Un personaggio abituato a dichiarazioni sconcertanti, proprio come il suo compagno di partito e ora ministro, Scajola. “Lo Stato deve abituarsi a convivere con la mafia”, disse nel 2001, da ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti. In questi giorni la Procura di Perugia sta indagando su alcune buste dal contenuto “sconosciuto” consegnate a “vari soggetti, alcuni dei quali ministri”, per conto di Angelo Balducci e di Diego Anemone. Ed è spuntato fuori proprio il nome di Lunardi.

Un nuovo testimone, infatti, il tunisino Laid Ben Hidri Fathi, già interrogato a Firenze il 25 marzo scorso, ha rivelato alcune informazione interessanti. L'uomo è stato in passato “l’autista tuttofare e uomo di fiducia di Angelo Balducci e di Diego Anemone e da loro aveva ottenuto deleghe bancarie per operare sui conti correnti”. Nel 2004 prese 200 mila euro e sparì dalla circolazione. Dopo due anni riuscì a riallacciare i contatti con i due, in seguito al suo pentimento.

Pochi giorni fa è stato riascoltato dai pm di Perugia. Il tunisino riferisce nuovamente del suo passato di “autista tuttofare” di Angelo Balducci e Diego Anemone, quest'ultimo conosciuto nel 2000 tramite lo stesso Balducci. In quel periodo si verifica una stretta collaborazione e lo stesso imprenditore Anemone lo avrebbe autorizzato a operare su alcuni conti delle società del Gruppo. In questa circostanza Fathi fa il nome di Angelo Zampolini.

Il tunisino rivela che è a lui che ha consegnato somme di denaro, in quanto l'architetto faceva operazioni immobiliari per conto di Balducci e Anemone. Riferisce poi che, ancora per conto dei due datori di lavoro, avrebbe intrattenuto rapporti con vari soggetti, tra cui ministri ai quali consegnava messaggi o buste di contenuto sconosciuto. Ed è qui che nomina Lunardi. Sono in corso verifiche per accertare le parole di Fathi e gli eventuali incontri.

Intanto gli inquirenti continuano a concentrasi sull’acquisto dell’appartamento per Claudio Scajola. Lo stesso Hidri Fathi avrebbe infatti dichiarato di aver consegnato lui stesso all’architetto una somma di 500.000 Euro in contanti. Somma che sarebbe servita all’acquisto di un immobile dietro il Colosseo. Per i magistrati non c'è alcun dubbio sul fatto che si tratti proprio della casa del ministro. Inoltre, nell'interrogatorio del 23 aprile scorso, è stato proprio Zampolini a confermare tutte le circostanze raccontate dal testimone, aggiungendo che “oltre a Fathi, anche altri autisti e la segretaria di Anemone si occupavano di consegnarmi i contanti”.

Sono ancora tante le zone d'ombra della ragnatela di intrecci economici e politici che aleggiano su questa inchiesta. Certamente quello che è emerso è sufficiente per qualche dimissione. Ma in questo Paese per arrivare a tanto cosa dobbiamo aspettarci ancora?

 

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