di Nicola Lillo

La Cassazione ha emesso la sua sentenza. “Il reato è prescritto”. Il processo a David Mills, consulente Fininvest per la finanza estera inglese, si conclude così. Secondo i titoli del Tg1 delle 13.30 l’avvocato inglese è assolto. Libero, invece, titola direttamente: “Silvio assolto”. Il Giornale non è da meno: “vittoria di Berlusconi”. Siamo sicuri? Non è proprio così. La sentenza cancella la condanna di Mills a 4 anni e mezzo, ma lo riconosce in sostanza come un corrotto. E, se esiste un corrotto, a rigor di logica dovrà pure esserci un corruttore. Mills commise, infatti, falsa testimonianza a favore di Berlusconi, per ricevere in seguito il pagamento per il favore fatto al nostro Premier. Una corruzione definita “susseguente”.

La Suprema Corte si è soffermata sul momento consumativo di quella “corruzione in atti giudiziari susseguente”. Secondo il pg Gianfranco Ciani, il periodo è il novembre 1999, quando Mills ricevette i soldi promessi dal top manager di Fininvest, Carlo Bernasconi (oggi scomparso). Secondo l’accusa del pm Fabio De Pasquale, invece, il giorno era il 29 gennaio 2000, cioè quando Mills li staccò e se li intestò. Questa differente lettura giuridica fa cambiare, e di molto, le sorti dei due imputati. I tre mesi di scarto, infatti, modificano i tempi di prescrizione. Seguendo la linea dell’accusa, ad oggi, il reato non sarebbe prescritto. Visione, però, non seguita dalla Suprema Corte, che al contrario ha deciso di annullare la condanna ai 4 anni e mezzo in Appello.

Questo è anche il risultato di una delle tante leggi ad personam: la ex-Cirielli del 2005, secondo cui i tempi di prescrizione sono gli stessi della pena massima del rispettivo reato per cui si è imputati. Per la corruzione si passa dunque dai 15 anni di prescrizione ai 10, il massimo di anni, appunto, che possono essere inflitti ad un imputato per questo reato. La condanna per Mills sarà ora, esclusivamente, pecuniaria. Le statuizioni civili disposte in Appello di 250 mila euro alla Presidenza del Consiglio, come “danni arrecati all’imparzialità dell’amministrazione della giustizia, rappresentata da Palazzo Chigi, tramite l’avvocatura dello stato” (Corriere della Sera).

E le conseguenze per Berlusconi? Bene, ma non benissimo. È probabile, infatti, che il processo a carico del Presidente del Consiglio arrivi ad una condanna in primo grado, cosa che il Premier non desidera. Nel 2011, poi, si prevede anche per lui la prescrizione. “Favolose” le dichiarazioni, rilasciate al Corriere, dall’avvocato Ghedini: “La Cassazione non ha detto che Mills è colpevole, ma ha detto che la sua sentenza di condanna va annullata perché il reato è prescritto, e cioè perché sono passati più di dieci anni dal momento in cui sarebbe stato compiuto. Tutto qui: nessun accertamento di responsabilità”.

Purtroppo per l’avvocato e per il suo assistito non è così. In primo luogo, nel caso in cui, la Cassazione non avesse “accertato alcuna responsabilità”, detta alla Ghedini, avrebbe ammesso che il fatto contestato non è reato, dunque assolto. Ma questo non è avvenuto. In secondo luogo, il risarcimento alla Presidenza del Consiglio c’è, sintomo che nel civile una condanna si è verificata. In terzo luogo bisogna dire che per prescrizione si intende l'estinzione di un reato sul presupposto del trascorrere di un determinato periodo di tempo. Traduzione: trascorsi un definito numero di anni il processo non può più andare avanti, ed il reato si ritiene estinto.

Questo, però, non implica il fatto che i crimini contestati non siano stati commessi. Mills, infatti, secondo la sentenza della Suprema Corte, è un corrotto; ma non lo si può condannare, poiché la legge (voluta dal suo corruttore) impedisce di proseguire il processo. Se c’è il corrotto, c’è anche il corruttore, come detto prima. Cioè Silvio Berlusconi, che intestò all’avvocato inglese 600.000 dollari come “ringraziamento” per “aver tenuto Mr. B. fuori da un mare di guai” (parole di Mills).

In previsione del processo che porterà, molto probabilmente, alla condanna in primo grado del Premier, si prevedono fuochi d’artificio: delegittimazione delle toghe, leggi e leggine pronte ad impedire qualsiasi condanna. Su tutti il processo breve. Il legittimo impedimento, infatti, congela i tempi del processo, non risolvendo il problema. Il ddl sul processo breve, invece, risolve eccome tutti i patemi di Mr. B. Non risolve però i numerosi problemi della giustizia. Anzi. Lui intanto è per l’ennesima volta salvo. La mandria di azzeccagarbugli-parlamentari servirà pure a qualcosa, no?

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