di Eugenio Roscini Vitali

L’8 aprile le Commissioni Difesa di Camera e Senato hanno espresso il loro parere favorevole sull'acquisto ed assemblaggio del cacciabombardiere supersonico F35 Lightning II, una produzione a guida americana che in Europa vede impegnate l’Italia, il Regno Unito, l’Olanda, la Danimarca, la Norvegia e la Turchia. Progettato e costruito dalla Lockheed Martin, con la quale collaborano la Northrop Grumman, la Bae Systems, la Rolls-Royce, e l’italiana Alenia Aeronautica, l’F35 nasce dall’esigenza del Pentagono di rinnovare le flotte dell’Air Force, della Navy e dei Marines e di munirle di un aereo comune, un Joint Strike Fighter (JSF), utilizzabile nelle missioni di attacco al suolo e in profondità e di supporto alle operazioni di terra. Oltre agli Stati Uniti e ai sei paesi NATO già citati, il Lighting II entrerà a far parte della flotta di Australia e Canada, anche loro partner del programma, e di altre nazioni che con Washington hanno già aperto trattative bilaterali: Singapore, Giappone e Israele. Le caratteristiche sono quelle tipiche degli aerei di quinta generazione: tecnologia stealth che lo rende invisibile ai radar e ai dispositivi di localizzazione; dotazione di sistemi avanzati di integrazione in chiave net-centrica e lo rendono uno degli snodi fondamentali della rete di connessione diretta ai Centri di Comando e Controllo (Joint C4I), fattore che fornisce significativi vantaggi operativi quali la configurazione dinamica delle forze in campo e la riduzione dei tempi di acquisizione ed elaborazione dei dati.

Destinato a diventare uno degli aerei più utilizzati nelle missioni di proiezione in teatri lontani, il cacciabombardiere supersonico F35 Lightning II è sicuramente l’oggetto volante da guerra più tecnologicamente avanzato al mondo. Una vera e propria intelligenza artificiale: comandi concentrati in un piccolo joystick e su un display touchscreen da 8” per 20” che dispone di un’interfaccia dati pari a un gigabyte per secondo; informazioni proiettate sulla visiera del casco attraverso la quale il pilota è in grado di vedere in volo anche tutto quello che viene materialmente nascosto dalle ali.

Tre le versioni: quella convenzionale, F35A; quella a decollo e atterraggio corto e verticale, F35B, che prevede l’utilizzo al di fuori di piste aeroportuali o su di piattaforme navali medie; quella progettata per l’impiego su portaerei convenzionali, F35C. Prevista la produzione di oltre tremila unità, 2.400 destinate agli Stati Uniti e 700 ai paesi partner; 46 milioni di euro il costo unitario per un mercato totale che nei prossimi 35 anni dovrebbe superare i 150 miliardi di euro.

Gli F35 destinati all’Italia sono 131, per due terzi in versione convenzionale, destinati all’Aeronautica Militare, e per il resto a decollo verticale, destinati alla Marina. Il lotto, per il quale il governo ha messo a disposizione 12,9 miliardi di euro, sostituirà 180 aerei tra AMX, Tornado e V/STOL AV8B Harrier Plus. Questo consentirà di avere una linea da combattimento composta da due soli velivoli: l’Eurofighter per la difesa aerea e l’F35 per le missioni di attacco.

Il contratto per lo sviluppo è stato vinto dal consorzio guidato dalla Lockheed Martin il 16 novembre 1996; il primo prototipo è stato presentato nel 2000 mentre il primo volo è stato compiuto il 15 dicembre 2006. L’Italia, che ha il 4% delle quote di sviluppo, è entrata nel progetto nel 1996, con il primo governo Prodi. Un programma trasversale quindi, proseguito da D'Alema nel 1999, Berlusconi nel 2002, reso operativo dall’esecutivo guidato dall’ultimo governo Prodi ed approvato l’8 aprile scorso dalle Commissioni Difesa di Camera e Senato. Quasi 15 miliardi di euro spesi in poco più di 15 anni: 12,9 miliardi stanziati appunto dall’attuale governo, 1,2 miliardi già spesi nella fase di sviluppo e circa 600 milioni che serviranno per la costruzione del centro europeo di manutenzione, revisione, riparazione e modifica di Cameri.

Soldi extra-bilancio che mal si sposano con i continui tagli apportati dalle finanziarie alla Difesa, che troppo spesso è costretta a fare i salti mortali per mantenere un adeguato livello negli standard previsti dalla NATO, o con la paventata cancellazione degli ordini relativi alla terza trance dell’Eurofighter: 230 aerei ordinati dai quattro paesi partner del progetto (Gran Bretagna, Germania, Italia e Spagna), di cui 46 destinati all’Aeronautica Militare Italiana.

Nella sua immagine futuristica e nonostante le impareggiabili qualità, l’F35 è certamente un aereo fuori dal tempo: buono all'epoca guerrafondaia di Clinton e di Bush, ma assolutamente inadatto ai nuovi programmi della Casa Bianca. Un’idea di riarmo che arricchisce le corporazioni degli armamenti ma che nel caso italiano potrebbe addirittura essere in contrasto con l’articolo 11 della Costituzione: “L'Italia ripudia la guerra come strumento di offesa alla libertà degli altri popoli e come mezzo di risoluzione delle controversie internazionali; consente, in condizioni di parità con gli altri Stati, alle limitazioni di sovranità necessarie ad un ordinamento che assicuri la pace e la giustizia fra le Nazioni; promuove e favorisce le organizzazioni internazionali rivolte a tale scopo”. Il cacciabombardiere è infatti votato al ruolo offensivo, un velivolo da attacco al suolo, capace di svolgere missioni di Close Air Support e di arrivare relativamente vicino al bersaglio, cosa necessaria in ambiente “urban CAS”, supporto di terra in contesto urbano; operazioni che per il nostro paese al momento, e speriamo a lungo, sono fuori discussione.

Oltre alle questioni etico-ideologiche c’è poi da considerare il danno economico ed occupazionale che il nuovo cacciabombardiere porterà all’industria europea ed italiana, fin troppo evidente se si considerano le ripercussioni negative che avrà la riduzione degli ordini dell’Eurofighter e la revisione della partecipazione al Consorzio dell’EFA. A livello continentale il programma sviluppato da Germania, Regno Unito, Spagna e Italia, che partecipa con una quota del 19%, è stato sicuramente il maggior successo tecnologico ed industriale che sia mai stato ottenuto nel settore dei velivoli da difesa di nuova generazione. Per ora in Europa la produzione dell’Eurofighter coinvolge 400 aziende, 200 delle quali italiane, e 100 mila addetti, 24 mila dei quali nel nostro paese. Meno della metà dell’indotto promesso dalla Difesa per il programma F35 Lightning II: quindi 40 fabbriche coinvolte per un totale di 10 mila posti di lavoro e una concessione unica per costruire in Piemonte l'unica linea di montaggio fuori dagli Stati Uniti. Garanzie? Per ora nessuna.

Un quesito però è giusto porselo. Al di là del fattore umano che, in un momento di emergenza quale è quello dovuto al terremoto abruzzese, ci impone di guardare ad una spesa extra-bilancio per gli armamenti come una scelta politica quantomeno infelice, è giusto chiedersi se l’acquisizione di un aereo da attacco non stravolga il ruolo italiano all’interno dell’Alleanza Atlantica e della comunità internazionale in genere, ruolo che secondo la Costituzione vede il nostro paese come mediatore di pace e non come promotore di una nuova corsa agli armamenti.

Ma non tutto sembra filare liscio. Nelle ultime ore il Wall Street Journal ha divulgato una notizia secondo la quale sarebbero stati rubati alcuni segreti dell’ F35 Lightening II. Citando fonti confidenziali, il quotidiano finanziario ha reso noto che ad eseguire il “colpo” sarebbero stati gli hacker cinesi, che avrebbero scaricato diversi terabyte di dati non particolarmente sensibili ma sufficienti per permettere a una potenza nemica di progettare un sistema di difesa. Di recente il Pentagono aveva accusato la Cina di voler supplire con la guerra informatica alle carenze nello sviluppo degli armamenti convenzionali. Pechino, che parla di “mentalità da guerra fredda” ha reagito alle affermazioni dei vertici militari americani assicurando che il governo è impegnato da tempo contro ogni forma di cyber crimine.


Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy