di Mario Braconi

La cronaca politica di questi ultimi giorni ci costringe ad osservare l’approvazione di una serie di provvedimenti che possono solo essere definiti persecutori nei confronti degli immigrati. Cade il tabù, la foglia di fico, è ufficiale: l’Italia è ostaggio di una minoranza di razzisti. Per tentare di placare in qualche modo le voglie dell’alleato nordista, che insegue in modo delirante la “normalizzazione” di ogni forma di “diversità”, Berlusconi benedice un Decreto Legislativo che è un’orgia di norme violente e demenziali. Oltre che pericolose. Che la Lega sia naturalmente incline ad assecondare i sentimenti più bassi dei suoi elettori meno istruiti è cosa nota. In questo caso, però, i suoi uomini sono riusciti a superare in estremismo anche i fan più sfegatati. Gli eccessi della carica leghista suscitano perplessità quanto non uno strisciante atteggiamento ostile perfino tra gli alleati, i quali, al Senato, per ben tre volte, contribuiscono a mandare sotto il governo e un quarto incidente è sfiorato per un pelo. Non serve essere ultrà antiberlusconiani per rallegrarsi di questi “incidenti”: basta tenere ai diritti umani e nutrire una (pur vaga e precaria) fiducia nell’intelligenza umana. Infatti, grazie al salutare elettrochoc, al Senato non passano: una norma che avrebbe svuotato di senso l’istituto del ricongiungimento familiare ammettendolo solo per i parenti dell’immigrato che risiedano regolarmente in Italia da cinque anni (!) e una disposizione che avrebbe esteso da 60 giorni a 18 mesi il periodo di detenzione (nei centri di identificazione) dell’immigrato clandestino.

Al Senato, quando un provvedimento ha un numero pari di voti favorevoli e contrari, esso si dà per bocciato: per questa unica ragione fallisce l’arrembaggio del deputato PD Felice Casson, autore di un emendamento mirato a rimuovere dall’ordinamento italiano la rivoltante disposizione che prevede il pagamento una tassa di soggiorno: emendamento approvato da 129 senatori ma respinto da altrettanti. Ora i leghisti potranno raccontare ai propri elettori che aumentare questa tassa di una volta e mezza (da 80 a 200 euro) ha inferto un colpo mortale all’immigrazione clandestina, oltre, è chiaro, a rimpinguare le sempre sofferenti casse dello Stato.

Questi intoppi, segnali di un giustificato malumore degli alleati meno estremisti, non scoraggiano l’agguerrita pattuglia leghista, che nell’ideazione degli emendamenti al decreto legge sulla sicurezza mostra una creatività insospettabile quanto degna di più nobili scopi: viene così approvata una norma che impone la creazione di una anagrafe dei clochard (geniale ossimoro) e vengono finalmente ufficializzate dallo Stato le ronde di cittadini, facilitando l’auspicato ritorno ad un medioevo contemporaneo di bruti con torce, falci e forconi. Sfortunatamente, le Camicie Verdi di Bossi, non potranno dotarsi di armi; ma confidiamo sul fatto che il Governo non manchi (presto) di rimediare a questo imperdonabile vulnus.

L’opera leghista non sarebbe completa senza il suo tocco finale: l’emendamento che consente ai medici di denunciare l’immigrato clandestino bisognoso di cure. Il comma 5 dell’art. 35 del 5 del Decreto Legislativo 25 luglio 1998, n. 286 prevede che “l'accesso alle strutture sanitarie da parte dello straniero non in regola con le norme sul soggiorno non può comportare alcun tipo di segnalazione all'autorità, salvo i casi in cui sia obbligatorio il referto, a parità di condizioni con il cittadino italiano”: una norma umana ed intelligente che, in quanto tale, non poteva resistere alla furia padana, determinata a perseguitare gli immigrati in tutti i modi, anche nel loro letto di dolore. Per questo l’emendamento 39.306 cancella questo comma: la sua abrogazione concretizza il tentativo di trasformare i medici in delatori, attori di un pervasivo meccanismo di controllo generalizzato. Visto che l’infame emendamento passa con 156 voti favorevoli e 132 contrari, viene da pensare a dove siano mai finite le anime belle che il giorno prima avevano votato contro il loro governo. E’ vero: la portata pratica di questa misura è minima, dato che - fortunatamente - i medici non sono obbligati a denunciare il clandestino. Eppure l’approvazione ampia di questo emendamento sta ad indicare un atteggiamento pericolosamente impermeabile alla sofferenza umana.

L’unica buona reazione, per ora, arriva dalla Regione Puglia, dove il governatore Nichi Vendola ha replicato al provvedimento approvato minacciando di “revocare la convenzione ai medici di base che segnaleranno la presenza di clandestini nei propri ambulatori”. Già col piano della salute dello scorso settembre, del resto, l'amministrazione pugliese aveva esteso ai medici di famiglia l'obbligo di prestare assistenza anche agli stranieri senza permesso di soggiorno. Vendola non ha esitato a definire il voto del Senato “un modo di legiferare parafascista”, dicendosi però “convinto che non sarà necessario arrivare alla sanzione, perché c'è con i nostri medici consonanza di principi costituzionali e di solidarietà umana. Tuttavia, se qualcuno dovesse dar corso alla denuncia, sappia che rischia di perdere la convenzione con la Regione”. Gli fa eco dal Piemonte la Governatrice Mercedes Bresso: “È una misura non umana e oltretutto sbagliata”. E sulla stessa lunghezza d'onda si sintonizzano le giunte di Marche e Lazio, pronte a varare mozioni sull'obiezione di coscienza per i professionisti della sanità.

Fortissima la contrarietà al provvedimento di associazioni professionali di medici e paramedici nonché delle ONG: secondo “Medici Senza Frontiere”, le nuove norme dell’esecutivo, oltre ad essere irrispettose nei confronti del ruolo dei medici, hanno tutte le carte in regola per creare una “marginalizzazione sanitaria”, cosa che, al di là di ovvie considerazioni etiche, aumenta “i fattori di rischio per la salute collettiva”. Anche questo accade quando alla malafede si coniuga una convinta ignoranza. Il tutto condito con una lurida speculazione politica.


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