Tutto si può dire di Henry Kissinger, tranne che non sia uno stratega e politico accorto, spietato quanto lucido, privo di scrupoli quanto intelligente ed esperto. In genere di Kissinger abbiamo potuto apprezzare, durante la sua lunga reggenza degli affari esteri statunitensi, le qualità negative di portavoce degli interessi dell’Impero, di stratega dei colpi di Stato e dei piani di sterminio degli oppositori come la famigerata Operazione Condor, diretta dal Dipartimento di Stato statunitense e portata a termine dalle giunte militari criminali insediatesi negli anni ’70 ai vertici di vari Paesi latinoamericani.

 

Oggi, oramai anziano e ritiratosi dalla politica attiva, ma sempre attento ed acuto osservatore delle vicende della politica internazionale, Kissinger mette a nudo la sua parte migliore e lo fa commentando le vicende del conflitto ucraino, nei confronti del quale ha fatto di recente una serie di affermazioni che sembrano per certi versi condivisibili.

Le più importanti si trovano in un articolo pubblicato sulla rivista britannica The Spectator (How to avoid another world war | The Spectator), che vale la pena di sintetizzare brevemente. Come si evince dal titolo, Kissinger vuole mostrare la via per evitare un’altra guerra mondiale e tale approccio ci induce a rabbrividire, perché l’accorto ed esperto stratega ravvisa un effettivo pericolo di guerra nell’attuale situazione indotta dal conflitto ucraino e decide quindi di intervenire nel dibattito per contrastare posizioni guerrafondaie evidentemente presenti fra i sedicenti e sciagurati “leader” statunitensi ed europei.

Kissinger esordisce rievocando le vicende della Prima guerra mondiale e di come in tale occasione i leader europei si incamminarono come pecore (sheepwalked) verso un disastro che fu tale sia per i vinti che per i vincitori. Oggi siamo in una situazione analoga e, per evitare che finisca come allora, Kissinger propone un “cessate il fuoco” posizionando le truppe sulla linea di divisione esistente il 24 febbraio di quest’anno. A seguire l’applicazione del principio di autodeterminazione per decidere le sorti dei territori contesi e la definizione di una nuova struttura internazionale per l’Europa centrale ed orientale.

Tutti obiettivi condivisibili, anche se varie riserve possono essere avanzate sulla proposta di considerare l’Ucraina oramai acquisita alla NATO. Che tipo di nuova struttura dell’Europa può essere infatti concepita a partire dalla persistente contrapposizione tra blocchi militari?

Molto saggia invece appare la presa di posizione di Kissinger sulla necessità di abbandonare il folle progetto di approfittare del conflitto per indebolire la Russia, un proposito manifestamente adottato fra gli altri da Hillary Clinton, le cui demenziali imprese hanno già procurato vari guai al governo statunitense e al mondo intero e altri ancora minacciano di procurare.

Kissinger afferma testualmente quanto segue: “Secondo taluni il risultato più auspicabile sarebbe di rendere la Russia impotente mediante la Guerra. Non sono d’accordo. Per quanto propensa alla violenza, la Russia ha dato contributi decisivi all’equilibrio globale e a quello del potere per oltre mezzo millennio. Il suo ruolo storico non deve essere degradato. Per quanto abbia subito rovesci militari, il suo potenziale nucleare globale non è stato eliminato e la mette in condizione di minacciare escalation in Ucraina. Se pure la sua capacità è diminuita, la dissoluzione della Russia o la distruzione della sua abilità politica strategica potrebbe convertire il suo territorio, che comprende 11 fusi orari, in un vuoto assoggettato a dispute. I vari attori sociali in competizione fra loro potrebbe decidere di risolvere le proprie controversie con la violenza. Altri Paesi potrebbero tentare di realizzare le loro pretese con la forza. Tutti questi pericoli sarebbero frammisti alla presenza di migliaia di armi nucleari, il cui possesso rende la Russia uno delle due principali potenze nucleari mondiali”.

Si può ovviamente dissentire da alcune di queste affermazioni, ma occorre coglierne il senso profondo, cioè il rifiuto di procedere sulla strada della destabilizzazione della Russia. Rifiuto che rientra in una realistica presa d’atto di nuovi equilibri internazionali, da cui sembra purtroppo aliena, probabilmente anche per un netto ed evidente deficit di intelligenza ed esperienza, una parte notevole e forse predominante della classe dirigente statunitense. Alla quale si aggiungono per gli squallidi comprimari europei, che hanno deciso di barattare la pace e l’indipendenza con un’esistenza priva di dignità all’ombra della NATO. Magari confortata, per quanto possibile, dalle cospicue mazzette provenienti dai gruppi del potere economico. Ad esempio Pfizer, e chissà quanti altri.

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