Al miliardario americano Elon Musk è bastato pubblicare un sondaggio improvvisato sul suo account Twitter, con argomento la pace in Ucraina, per tirarsi addosso la collera degli scatenati sostenitori del regime di Zelensky ed essere marchiato come una sorta di burattino di Putin. Gli eventi virtuali che lunedì hanno più o meno sconvolto il popolare sito di “microblogging” non hanno di certo un peso specifico avvicinabile a quanto accaduto tra il Donbass e Mosca nei giorni scorsi, ma sono utilissimi per lo meno a comprendere sia l’attitudine mentale della maggior parte di coloro che auspicano una vittoria di Kiev nella guerra con la Russia sia soprattutto alcune delle ragioni per cui la pace resta a tutt’oggi un lontano miraggio.

 

Per quanti non hanno frequentato Twitter nelle ultime ore, il numero uno di Tesla e SpaceX ha ritenuto opportuno sondare gli utenti del social network sul gradimento di una sua proposta per aprire la strada a una possibile soluzione diplomatica della crisi in Ucraina. Al di là del valore politico della proposta stessa e delle motivazioni di Musk, il suo approccio ha evidenziato una certa sensibilità e pragmatismo, soprattutto nel tenere in considerazione come base di partenza la realtà sul campo dopo oltre sette mesi di guerra.

Il “piano di pace” offerto al giudizio degli utenti di Twitter prevede innanzitutto la ripetizione dei recenti referendum per l’annessione alla Russia delle ex regioni ucraine di Donetsk, Lugansk, Kherson e Zaporizhye. I referendum bis dovrebbero essere tenuti sotto la supervisione ONU e se il risultato fosse sfavorevole a Mosca, le forze armate russe dovrebbero ritirarsi dagli “oblast”. Il secondo punto riguarda invece l’Ucraina, che dovrebbe impegnarsi a conservare lo status di neutralità e quindi a non entrare nella NATO, esattamente come aveva chiesto il Cremlino prima dell’inizio delle operazioni militari a fine febbraio.

Gli altri due punti proposti da Musk sono l’accettazione della Crimea come territorio russo e la garanzia degli approvvigionamenti di acqua alla stessa penisola sul Mar Nero. Dopo il referendum che sancì a valanga il ritorno della Crimea alla Russia nel 2014, Kiev decise appunto di tagliare le forniture di acqua. Questa minaccia contribuisce a spiegare la necessità della recente annessione alla Russia della regione di Kherson, fonte dell’approvvigionamento di acqua per la Crimea.

L’iniziativa di Musk ha dunque scatenato una valanga di reazioni negative non solo tra i normali utenti di Twitter, ma anche di giornalisti e politici presenti sul “social”. Inizialmente, il sondaggio aveva registrato un certo vantaggio dei favorevoli alla proposta di pace, ma, appena esplosa la polemica virtuale, “troll” e “bot” filo-ucraini hanno bombardato l’account del fondatore di Tesla ribaltando il risultato. Alla fine, Musk ha rimosso il post, lanciando però un secondo sondaggio, accolto con identica rabbia dai sostenitori di Zelensky.

Nel secondo sondaggio la domanda era se i residenti del Donbass e della Crimea debbano decidere in base alla loro volontà l’appartenenza delle rispettive regioni alla Russia o all’Ucraina. In aggiunta, Musk ha commentato denunciando la continua escalation militare, destinata a causare soltanto un “devastante” bilancio di vittime. “Se avete a cuore il popolo ucraino”, recitava il tweet di Musk, “cercate la pace”. Questo semplice invito ha provocato una nuova ondata di attacchi della marea filo-ucraina, che ha fondamentalmente accusato Musk di essere nient’altro che uno strumento dell’aggressione del Cremlino.

Le reazioni più isteriche e insensate all’iniziativa di Elon Musk sono arrivate prevedibilmente dai vertici della politica e della diplomazia ucraina. L’ambasciatore di Kiev in Germania, Andrij Melnyk, ha scritto ad esempio che la sua “molto diplomatica risposta” è “Fuck off”. Lo stesso presidente Zelensky, annusando probabilmente il potenziale del sondaggio di Musk nel far circolare l’idea della possibilità di una soluzione diplomatica, ha rilanciato a sua volta con una bizzarra indagine di opinione su Twitter. L’ex comico ha chiesto agli utenti se preferiscono Musk in versione di “sostenitore dell’Ucraina” o della Russia, nonostante nei sondaggi lanciati dal miliardario americano non ci fosse nulla che sottintendesse il suo appoggio per Mosca.

Un altro commento di Musk su Twitter ha in ogni caso centrato alla perfezione uno degli ostacoli principali alla soluzione della crisi ucraina o, quanto meno, all’esplorazione di un negoziato tra le parti. Nell’elencare le sue proposte per un “cessate il fuoco o un accordo di pace”, il fondatore di Tesla ha spiegato che, “con ogni probabilità”, queste condizioni saranno comunque parte dell’esito conclusivo della guerra, indipendentemente dal livello di rabbia che provocano nei sostenitori dell’Ucraina ad ogni costo. La domanda è, secondo Musk, “quanti morti ci saranno prima che ciò accada”.

La questione sollevata da Elon Musk è centrale nel dibattito in corso sulla crisi ucraina e sull’apparente assenza di prospettive di pace. Allo stesso tempo, non vi è nulla di nuovo nell’atteggiamento del regime di Kiev e dei suoi sponsor. Se così non fosse, la guerra non sarebbe nemmeno scoppiata. L’Ucraina e i governi occidentali avevano infatti a disposizione gli accordi di Minsk, sottoscritti appunto da Kiev, che, se fossero stati implementati, avrebbero non solo evitato la guerra ma anche garantito l’integrità territoriale ucraina oggi andata in fumo.

La scelta del regime uscito dal golpe neo-nazista del 2014 e dai governi che lo hanno appoggiato è stata al contrario di perseguire una guerra quasi genocida contro le regioni filo-russe del Donbass e di intensificare pressioni e provocazioni nei confronti della Russia. La versione ufficiale in Occidente e in Ucraina è che l’invasione di Mosca non sia stata in nessun modo provocata e per questo i negoziati non potranno iniziare prima di un ritiro incondizionato delle forze armate russe dal territorio ucraino. Negando la complessità e le implicazioni storiche del conflitto, così come la realtà oggettiva dei fattori che hanno provocato la reazione russa, non si fa che aggravare la situazione e spingere le parti coinvolte, inclusa la NATO, verso uno scontro rovinoso.

A riprova di ciò, forse anche come reazione alla proposta di Musk, martedì è circolata la notizia di un decreto approvato o a cui starebbe lavorando Zelensky, secondo il quale l’Ucraina non potrà intrattenere negoziati con Putin fino a che l’ex comico sarà presidente. La risposta russa è stata immediata. Visto il persistere della linea dura, Mosca si riserverà di negoziare con il prossimo presidente ucraino che, magari prima di quanto ci si aspetti, sostituirà Zelensky.

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