Non era ancora completamente sorto il sole e Byron Williams pedalava diretto verso il centro di Las Vegas. Due poliziotti lo videro e si accorsero che uno dei fanalini di coda della bicicletta era rotto. Non era un grande problema e certamente Williams  deve aver pensato che lo avrebbe risolto facilmente. Se un cittadino non ha addosso sostanze  proibite ed è incensurato la polizia non può trattenerlo più di tanto. Invece i due agenti  si dimostrarono  più duri del previsto costringendo Williams a fermarsi tra un muretto e una piazzola  d'emergenza. Sempre convinto che al massimo gli avrebbero fatto una multa Williams cercò di mantenere i toni più bassi possibile. Sicuramente  non si aspettava di ritrovarsi buttato a terra con un collare a strozzo alla gola e il viso schiacciato verso sull'asfalto.

Gli mancava l'aria, non riusciva a respirare. Cercava di emettere suoni gutturali per invocare aiuto. Ci provò diciassette volte  fino a quando perse conoscenza e morì. Ancora oggi la famiglia non è riuscita a capire il perché della tragedia toccata ad un uomo che mai era stato coinvolto in attività criminali. Tra il momento in cui Williams era uscito da casa e  la morte per soffocamento era trascorsa a malapena un'ora. Pochi mesi dopo il mondo intero sarebbe stato sconvolto dalla pandemia. Ma di vittime di colore  uccise da agenti di polizia assetati di sangue ce n'erano state prima e durante.

La morte di Williams ricorda quella di Eric Gardner, anche lui soffocato da un collare detentivo ma a New York, dove questi strumenti di tortura erano stati banditi da più di dieci anni. Quando era stato braccato da due agenti in borghese che lo avevano accusato di contrabbando di sigarette, Garner, un orticoltore che aveva ancora una lunga vita davanti a sé, tentò di far valere le sue ragioni e, a quel punto, venne arrestato e bloccato con un collare allo strozzo. Dopo un'ora di agonia Garner morì. Il medico legale certificò che si era trattato di omicidio. I casi di cittadini americani in stato di  fermo temporaneo  le cui ultime parole sono state “I can't breathe”, ovvero non riesco a respirare sono stati più di settanta negli ultimi cinque anni. I can't breathe sono state anche le ultime parole pronunciate da George Floyd e dopo di lui da Reyshard Brooks.

Solo la dopo morte di Floyd la gente e le aziende che  avevano finto di ignorare la brutalità della polizia e le accorate frasi disperate che le vittime cercavano di pronunciare nell'imminenza della fine pare le abbiano risvegliate. I media hanno finalmente fatto  emergere la storia di Javier Ambler, disarmato, che era appena sceso da una macchina dopo un inseguimento e subito bloccato da due agenti che gli avevano  messo un collare che gli impediva di respirare. Nato a Houston, Ambler era reduce da una partita a carte con gli amici e stava tornando a casa nei pressi di Austin, dove risiedeva. Anche lui è morto dopo aver implorato I can't breath, una frase destinata a rimanere nell'immaginario collettivo degli americani e non solo.

In base a quanto dichiarato dalla sceriffo della contea di Chody Ambler procedeva  a velocità sostenuta e non aveva rispettato uno stop. Bisogna dire che non tutte le morti per soffocamento causate dalla polizia sono state portate a termine dai micidiali collari a strozzo ma certo tutte sono state scatenate da  motivi futili. Dopo  essere stato ammanettato da agenti di polizia per aver superato il limite di velocità un altr0 afro americano fu strangolato con le mani. Christopher Doner è stato ripreso da un video purtroppo piuttosto frastagliato. Le grandi proteste scatenate dalla morte di George Floyd non c'erano state. Il caso di Floyd ha evidentemente risvegliato la coscienza sopita della gente.

C'è voluto un insieme di tragiche circostanze per riempire le piazze. Nessuno aveva alzato la voce per Manuel Ellis che lottava ogni giorno contro la propria tossicodipendenza ucciso per mano della polizia a Tacoma. Gli agenti lo hanno scaraventato a terra come un mucchio di immondizia. Nel video che registra la sua morte si vede un agente che butta Ellis sull'asfalto e un testimone ha poi confermato che l'uomo è stato picchiato selvaggiamente da più agenti. La stessa cosa è avvenuta con Derrick Scott bloccato dalle guardie con un collare a strozzo. Non posso respirare implorava Scott al quale erano state negate anche le medicine salvavita.

Residente ad Oklahoma City  l'uomo era bloccato da almeno tre agenti. Per il giovane afro americano sono gli ultimi attimi di vita. Ha implorato che qualcuno venisse ad aiutarlo ma è stato legato e ogni sua richiesta di aiuto è stata ignorata. La madre di Scott è rimasta sconvolta dalle immagini del video. Le tecniche usate dalla polizia di Oklahoma City per contenere le persone fermate sono coerenti con gli insegnamenti dell'Accademia. C'è stato un certo scalpore per i casi di George Floyd e di pochi altri ed è un bene. Ma le vittime sconosciute sono ancora troppe.

Ogni caso è stato una squallida  sequela di azioni disumane culminate con la morte di un essere umano inerme. Si tende a pensare che la brutalità della polizia riconduca inevitabilmente alla povertà. Invece ci sono state vittime provenienti da tutte le categorie sociali. Veterani di guerra, ingegneri. Atleti in erba a volte minori. Fisioterapisti.

Grossisti di carne. Musicisti. Homeless. Infermieri. Medici. Il colore di pelle è sempre, inevitabilmente, nero.  Era ora che qualcosa si muovesse dice la gente implicando che il razzismo è sempre stato condonato in passato. Ma la polizia ha sempre usato gli stessi metodi e  apparentemente nessuno ha intenzione di fare sforzi per cambiarli.

Derek  Chauvin, l'assassino di George Floyd, era stato denunciato diciassette volte. Benché l'opinione pubblica stavolta si sia ribellata, è molto difficile schiacciare un ufficiale di polizia alle sue responsabilità. Hanno continuato a  morire persone capitato per caso nel posto sbagliato. Le località possono essere diverse ma a chiunque può essere massacrato  senza pietà da una guardia alzatasi con la luna storta. E morire dopo aver invocato I can't breathe col collo stretto da un collare inebetito da un taser mentre i colleghi stanno a guardare con un cappuccio che li ripara dagli sputi.

La pelle nera non ha mai contato nulla nella cultura americana. Neppure per quanto riguarda le donne. All'epoca della schiavitù le donne erano Jezabel affamate di sesso, già gravide appena raggiunta la pubertà. Nei '70 un film aveva reso popolare il personaggio di Sweetie, dieci anni, nata e cresciuta in un bordello che conosceva già tutte le tecniche amatorie più sofisticate. Fu proprio  allora che iniziò la mattanza di bambine nere alla periferia di Washington, centro assoluto del potere.

La prima vittima fu Carole Spinks, 13 anni, uscita per fare una commissione e ritrovata morta sei giorni dopo. A Congress Hill l'otto luglio 1971 Darlenia Johnson, 16 anni, fu rapita mentre stava andando a lavorare.  Il corpo era troppo decomposto per determinare  le cause di morte. Venti giorni dopo, Brenda Crockett, che la mamma aveva mandato a fare una commissione, fu trovata senza vita. Brenda, dieci anni, aveva detto alla mamma che un bianco aveva tentato di portarla via. La notte fu ritrovata strangolata da una sciarpa leggera attorno al collo. Il primo ottobre Nenomposhia Yates, dodici anni, fu trovata anche lei strangolata a poca distanza dal luogo dove erano state trovate le altre e un poliziotto scoprì il corpo di Brenda Woodward. Qualcuno le aveva infilato un biglietto in tasca  che accusava le persone di insensibilità e specialmente le donne. Sembrava essere stato ritagliato da un quaderno di scuola.

 

Molti pensarono - e quelli ancora vivi pensano - che ad uccidere le sei ragazze siano stati dei poliziotti. Il tempo continua a passare ma spesso distrugge la vita delle donne. Quello che fa infuriare è che in alcuni casi la copertura mediatica di donne giovani e belle come Natalie Holloway è stata straordinaria. Nessuno aveva mai sentito di parlare di LaToya Figueroa o Evelyn Hernandez, entrambe di 24 anni. La violenza contro le donne è una tragedia qualunque sia il colore della pelle. Ma l'attenzione che i media dedicano alle vittime bianche e fisicamente attraenti è la peggiore forma di razzismo dell'epoca attuale. Seconda solo alle uccisione impunita di tanti maschi neri ammazzati implorando di poter respirare.

    

              

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