di Carlo Benedetti

Negli Usa i funerali di stato sono fissati per ottobre. Ma la morte della famosa emittente anticomunista ed antisovietica è già stata annunciata: la Voice of America, che trasmetteva 24-ore-su-24 - dal 1947 - nelle lingue dei popoli dell’Urss (Golos Ameriki, in russo), sarà chiusa dopo aver servito fedelmente i suoi proprietari, il governo americano, la Cia e il Pentagono. E per par condicio cesseranno anche le analoghe emissioni che erano rivolte all’Ucraina, alla Georgia e all’Usbekistan, sempre nelle lingue locali. La Voice scomparirà così nell’etere - dopo averlo dominato per oltre 60 anni – perché Bush, convinto (oggi) dell’inutilità di un tale servizio radiofonico, ha deciso di concentrare gli sforzi propagandistici sull’area musulmana. E subito la “Voce” parlerà arabo e concentrerà la sua attività per diffondere la politica degli Usa in zone che oggi sono particolarmente al centro dell’attenzione militare della Casa Bianca e del Pentagono. Le onde americane arriveranno ora (oltre che nell’Iraq occupato) anche nel Medio Oriente, nell’Iran, Afghanistan e Pakistan per raggiungere anche quei musulmani che vivono in Europa. Ma non è detto che con la messa in pensione della Voice nel territorio ex sovietico gli Usa abbiano deciso di mettere uno stop alla loro espansione radiofonica. Restano in piedi, infatti, altre due colonne dell’american-way-of-live: la radio Svoboda e l’emittente Europa libera. Si tratta di due centri finanziati dalla Cia che utilizzano ancora tutte le strutture spionistiche che erano state messe in piedi durante gli anni più duri della guerra fredda.

E comunque sia si chiude pur sempre una pagina. Perchè quella “Golos Ameriki” aveva rappresentato quell’altra metà dell’informazione che arrivava sul territorio dell’Urss senza rispettare leggi e confini, censure e stop informativi. Era una radio che nel periodo sovietico non doveva essere ascoltata. Per i trasgressori c’erano pene, sanzioni e repressioni. E così l’ascolto della radio “nemica” avveniva tramite l’uso di cuffie. Si ascoltavano tutti i programmi perchè le informazioni che arrivavano dall’altra parte dell’oceano erano considerate attraenti, vere, alternative. E, tra l’altro, diffondevano anche quella musica che nell’Urss non era proprio di casa. Il jazz, ad esempio. E poi c’erano valanghe di programmi dedicati agli uomini del dissenso. Si leggevano testi letterari, lettere, documenti. E si dava spazio a tutta quella lobby ebraica che dagli Usa appoggiava gli ebrei che vivevano nell’Urss.

In pratica c’era un bombardamento quotidiano al quale i sovietici rispondevano solo con le proibizioni e cercando in tutti i modi di “coprire” le onde per non consentire un ascolto regolare. E chi scrive, appunto, ricorda quelle voci coperte da scariche elettriche, veri boati che spesso facevano saltare le “valvole” dei vecchi apparecchi radio. E quando la Voice non era più captata si ricorreva alle altre stazioni, all’ “Onda tedesca” (“Nemezkaja volnà”), alla Bbc inglese e a quella Radio Vaticana onnipresente, che tra una preghiera e l’altra inseriva pillole di antisovietismo. Iniziava le sue trasmissioni con un latino “Laudetur Jesus Christus” e con uno scampananìo da San Pietro. Era il bello della diretta…

Ora restano solo queste ultime radio che di tanto in tanto – per non tradire le loro origini dettate dalla guerra fredda – rievocano cose del passato. I temi sono quelli di sempre: Stalin, lo stalinismo, i campi, il dissenso, la diaspora ebraica.
C’è però un particolare che riflette la complessità della attuale situazione della Russia. Molti esponenti delle organizzazioni che difendono la libertà di informazione e i diritti umani ritengono che gli Usa commettono uno sbaglio eliminando la Voice perché – questa la loro posizione - “la Russia non è ancora un paese normale e non ha trovato la sua giusta via verso la democrazia”. E dicono questo sostenendo apertamente che la vera democrazia è quella che viene d’oltreoceano. Quella è la Voice della verità e della libertà. Il che la dice lunga sul carattere e sugli ideali dell’attuale movimento democratico russo.
C’é infine da rilevare che molti rappresentanti dell’”intellighentsja” della Russia – giornalisti e scrittori - perderanno, con la chiusura della Voice, buone fonti finanziarie. Perché non è un segreto che la Radio della Cia pagava notizie, reportage, interviste e dichiarazioni. Per molti lo stop dell’emittente vorrà dire rinunciare ad una buona fonte. Non di informazioni, ovviamente, ma di dollari.



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