di Carlo Benedetti

MOSCA. Le indagini sull’assassinio della giornalista Anna Politkovskaja, avvenuto a Mosca nell’ottobre dello scorso anno, pur se in alto mare registrano ora diverse versioni e tutte cariche di drammatiche rivelazioni. Si torna a parlare, in primo luogo, della pista cecena, riferendosi al fatto che l’allora premier di Grozny, Ramzan Kadyrov, aveva dichiarato apertamente di essere un “nemico” della giornalista di Mosca. La Politkovskaja, ricordiamolo, stava indagando sulla corruzione del potere filorusso della Cecenia e sulle torture effettuate dai soldati russi contro la popolazione caucasica. Ma nel suo taccuino c’erano anche dati precisi sul traffico delle armi e sui rapporti “commerciali” tra la guerriglia cecena e le truppe d’occupazione.Altra pista che si segue in questo periodo è quella relativa al ruolo che avrebbero avuto i servizi segreti del Cremlino. Il quotidiano dove la Politkovskaja scriveva – Novaja gazeta - fa notare in proposito che va messa nel conto anche la tesi di un assassinio su commissione. Segue la versione che affronta il tema delle forze nazionaliste. Ci sono, in proposito, fatti che fanno pensare. Perché la stampa di ispirazione “patriottica” aveva già reso noto un elenco di 49 persone definite come “nemici del popolo russo” e, in uno dei primi posti, c’era appunto il nome della Politkovskaja. Oggi, rileggendo quella lista, si nota che subito dopo la sua pubblicazione fu ucciso un esponente del movimento antifascista di San Pietroburgo, Nikolaj Girienko, che figurava nell’elenco... E non è tutto: perchè dopo la sua uccisione la stampa nazionalista titolò: “E’ l’inizio”... Si ripensa ora a questi “dettagli” e si cerca di far luce anche su altri fatti.

C’è, tra l’altro, la pista di un possibile complotto contro il Cremlino. Perchè negli ambienti ufficiali del potere russo si sostiene che all’estero ci sarebbero forze interessate alla destabilizzazione della vita locale proprio alla vigilia delle elezioni presidenziali del 2008. E in questo contesto vengono avanzate una serie di ricostruzioni relative alla vita privata della giornalista assassinata. Si ricordano i suoi contatti con l’oligarca Boris Berezovskij e con Leonid Nievslin. Del primo - nemico di Putin - si conosce quasi tutto. Ma del secondo poco o niente. Vale la pena, così, di ricostruire alcune tappe della sua attività nel losco mondo dell’oligarchia russa e delle transazioni internazionali.

Nievslin - Leonid Borisovic - è nato nel 1959. Dopo essersi diplomato presso l’Accademia dell’Economia entra in contatto con l’oligarca Chodorkovskij che, nel 1987, è alla testa di una struttura finanziaria - la “Menatep” - filiazione della organizzazione della gioventù comunista (Komsomol). Per Nievslin comincia in questo momento la scalata verso i vertici dell’oligarchia. Assapora sempre più il gusto del potere e si fa strada con tutti i mezzi. Si sente a proprio agio nel mondo dei privilegi e della corruzione. Assume ruoli direzionali nella “Yukos”. Si impegna per far eleggere Eltsin alla presidenza della Russia. Sulla base dei servizi resi diviene primo vice responsabile dell’agenzia Itar-Tass, membro della direzione della rivista Echo planety, presidente del “Congresso degli ebrei della Russia”, una istituzione che si occupa non solo di anime, ma anche di banche. Successivamente si scopre che è coinvolto in vari e sporchi affari economici. La magistratura russa chiede il suo arresto. E quando viene ricercato in tutta la Russia, si scopre che è riuscito a fuggire in Israele dove è accolto come un eroe.

Ecco, quindi, che - non a caso - si ricostruiscono i viaggi della giornalista a Londra. Anna, oltre che stringere rapporti con i due oligarchi, era entrata in contatto anche con Zakaev, esponente di spicco della diaspora cecena. Di conseguenza il comportamento della Politkovskaja desta pur sempre una serie di sospetti. Cosa c’era - ci si chiede ora a Mosca - dietro alle relazioni con personaggi implicati non solo nelle vicende cecene, ma anche nelle lotte interne al Cremlino? Cosa sapeva e cosa intendeva scrivere Anna Politkovskaja? Si muoveva autonomamente oppure seguiva la linea dettata da Berezovski-Nievslin tendente ad una destabilizzazione interna alla Russia?

Tutto questo anche in relazione ad una analisi che uscì nel 2005 su Internet con il titolo: “I tentativi di Nievslin per destabilizzare la Russia”. Era appunto nel contesto di quello scritto che si evidenziava il ruolo “nefasto” della giornalista. Cosa aveva combinato la Politkovskaja tanto da rompere il sodalizio con Nievslin? Perchè l’asse che aveva stabilito con gli oligarchi era crollato? Ecco perchè chi a Mosca indaga ancora sull’assassinio dell’ottobre scorso giunge ad una prima conclusione, certo scontata, che unisce le varie piste: si trattò di un assassinio “su commissione”.

Mentre continuano a susseguirsi le polemiche il Cremlino cerca di stendere una nuova cortina fumogena sulla situazione cecena. Si sta infatti formando - a Mosca e a Grozny - una commissione speciale che avrà il compito di calcolare l'ammontare complessivo dei danni arrecati alla repubblica a partire dal 1994, quando cioè iniziò il primo conflitto armato. Si dovranno fare i conti, ma sarà difficile stabilire i criteri d’indagine e, soprattutto, individuare quali dovranno essere i settori primari sui quali operare. A questo proposito il portavoce del parlamento filorusso della Cecenia, Dukvahi Abdurahmanov, dichiara che "la commissione è stata incaricata di valutare i danni complessivi causati all'economia, flora, fauna e sfera sociale e stilare un calcolo ufficiale di tutte le perdite in vite umane". Il portavoce precisa, comunque, che il danno complessivo apportato alla repubblica ammonta complessivamente a 600 miliardi di rubli, (circa 180 miliardi di euro) mentre secondo altre fonti ad alcuni trilioni. Soldi tutti che dovranno essere tirati fuori dalle casse di Mosca... Ma - rivelando che da parte dei filorussi ceceni c’è preoccupazione per le conseguenze di tale operazione - Abdurahmanov sottolinea subito che "la commissione non si occuperà della ricerca dei responsabili politici dell'accaduto". Eltsin e Putin, quindi, possono restare al sicuro.

Parte quindi a livello economico una sorta di “Piano Marshall” voluto dal Cremlino. E cioè da un vertice politico che bombarda e distrugge la Cecenia lasciando i segni della violenza armata sull’intera popolazione. Ecco perché questo “Piano” va visto solo come una sorta di riparazione momentanea. Un modo per scusarsi e riprendere fiato. E’ proprio per questo che la Politkovskaja aveva visto ben oltre le mura del Cremlino.

Aveva scoperto i traffici coperti dal rumore delle bombe e il suo nome non può essere dimenticato nonostante tutte le manovre politiche e diplomatiche di quegli ambienti dell’oligarchia russa che sono i veri colpevoli di quanto è avvenuto (e avviene). Indagini comunque difficili. Beresovskij se ne sta tranquillo a Londra. E il suo socio Nievslin - capo della forte e influente comunità ebraica della Russia ha, ovviamente, trovato un esilio dorato in Israele.

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