di Carlo Benedetti

MOSCA. Tutto avviene nel momento in cui la Russia si prepara alla sfida delle prossime presidenziali (fissate per il 2008) che dovrebbero portare Putin a lasciare quel Colle che si affaccia sulla Moscova. Tutto si svolge nel momento in cui l’intero apparato propagandistico batte sul tasto di una “rinata” forza russa con l’esaltazione dell’industria militare, con i lunghi missili mostrati in tv ed accarezzati da generali e colonnelli. E’ in questo contesto che avanzano squarci di nostalgia, narrazioni ironiche e pungenti, bizantinismi verbali, nuove chiavi interpretative quanto a storia passata, brandelli di rievocazioni e di riflessioni che riportano alla luce un mondo scomparso. Non è un terremoto politico, ma è, forse, un “modo” per alleggerire lo stato di tensione. Avviene così che a Mosca - nella tv, nelle librerie e nella stampa in generale - ricompare Breznev, quel segretario generale del Comitato Centrale del Pcus che, scomparso nel 1982, dominò la scena sovietica dal 14 ottobre 1964 al 10 novembre 1982. Consegnato alla storia locale come uomo della “stagnazione” (zastoj) e messo in archivio tra le icone del Paese, ecco che, in occasione del centenario della sua nascita, irrompe sulla scena grazie a rievocazioni ed analisi condotte senza retorica e senza indulgere in sterili recriminazioni. Il caso emblematico, in questo clima di ritorno al passato, ha come palcoscenico la tv. E’ qui che giovedi 14, nel corso di un talk-shaw di grande successo in onda sulla rete nazionale (quella che raggiunge tutta la Russia dal Baltico al Pacifico), vengono posti al centro del dibattito temi relativi a Breznev, alla sua gestione e al suo ruolo nella vita locale. In pratica è una carrellata sull’Unione Sovietica di quegli anni. A scontrarsi sono lo scrittore Michail Veller e il politico Viktor Anpilov. Il primo laudatore del post-sovietismo ed autore di romanzi basati anche sulla attualità; il secondo noto per essere il capo del movimento “Russia che lavora” che si dichiara comunista e pro-sovietico.

Volano - nella palestra televisiva diretta dal giornalista Vladimir Soloviov - frasi pesanti ma anche argomentazioni sociali e politiche. Si raccontano bugie ma si dicono anche verità. Il pubblico cammellato applaude o protesta. Il voto spetta però a quanti seguono la trasmissione da casa e possono chiamare due numeri di telefono a seconda dell’appoggio che vogliono dare ad uno dei contendenti. E così vince il numero di Anpilov (84959958102) che raggiunge quota 73.000 contro i 31.000 di Veller.

Il “breznevismo” esce quindi, in un certo senso, riabilitato. Ma non è tutto. Perché la tv ha da poco trasmesso - nel giro di tre serate - un serial rievocativo sulla vita di Breznev. Lo ha condotto e scritto un giornalista di rango come Leonid Parfenov, direttore del Newsweek russo. Breznev e la famiglia, l’infanzia, la scuola, l’impegno nel Pcus, la lotta contro Krusciov, la direzione dell’intero paese, l’invasione della Cecoslovacchia e dell’Afghanistan. Luci e tante tragiche ombre tra il vero e il falso, tra l’autentico e il fasullo, tra il mito e la realtà. Con un Breznev spesso in pantofole, ma amante degli elogi e delle medaglie. Duro nelle decisioni e tormentato da una prole instabile. E’ lui, così, che insieme agli altri veterani del Cremlino firma il lungo periodo di un tempo che non passa.
Il quadro che esce dallo schermo tv è crudo e reale. Mescola vanità e pragmatismo. Ed è una sorta di amarcord collettivo che fa giustizia di altre trasmissioni demolitorie che Eltsin sponsorizzò sul tema Breznev. Oltre alla tv vanno in libreria opere che tentano di fornire alcune risposte sulla complessa questione brezneviana. Breznev, quindi, come best-seller.

Ma la tv di oggi mette in rilievo anche l’altro personaggio della vicenda “sovietica”. E cioè l’Anpilov che nel periodo eltsiniano guidò la rivolta contro il Cemlino in favore dell’Urss. Dipinto dai democratici della “nuova Russia” come un bandito, un avventuriero intenzionato a riportare il paese sull’orlo della Rivoluzione proletaria... Eccolo in tv - giacca e cravatta - a parlare di classe operaia, di Lenin e di socialismo. Con tremende frecciate contro la gestione economica e sociale delle attuali oligarchie. E’ il bello della diretta.

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