di Carlo Musilli

Più che una presa di posizione convinta sembra una mossa tattica imposta da ragioni di politica interna, ma arriva pur sempre da Westminster e bisogna far mostra di prenderla sul serio. Martedì 10 novembre il premier britannico David Cameron ha scritto al presidente del Consiglio europeo Donald Tusk e al numero uno della Commissione europea Jean Claude Junker.

Nella lettera, il Primo ministro avanza una serie di richieste a Bruxelles per scongiurare la prospettiva del Brexit, ovvero l'uscita del Regno Unito dall'Unione europea, tema su cui gli elettori britannici saranno chiamati a esprimersi via referendum entro il 2017 (forse già nell'autunno del 2016).

In sintesi, Londra pone quattro condizioni: la possibilità di chiamarsi fuori da eventuali progetti che puntino a una maggiore integrazione europea; il potenziamento della sussidiarietà, concedendo a gruppi di parlamenti nazionali il potere di correggere la legislazione comunitaria; una maggiore tutela della sterlina e in generale dei diritti dei Paesi che non fanno parte dell'Eurozona; il diritto di porre limiti al numero di immigrati dagli altri Paesi Ue e al Welfare di cui questi beneficiano.

I cambiamenti richiesti - ha ammesso Cameron - sono "grandi, ma non impossibili" e "con pazienza, buona volontà e inventiva" potranno essere raggiunti per fare "della Gran Bretagna, ma anche dell'Ue", un posto più "sicuro e prospero" negli anni a venire. Il Premier britannico mantiene un atteggiamento conciliante, ribadisce che vuole mantenere il Paese all'interno dell'Ue, ma avverte che, se le autorità europee non prenderanno in considerazione le richieste sue "e dell’elettorato", potrebbe anche cambiare idea.

La reazione di Bruxelles è stata piuttosto fredda. Il portavoce della Commissione ha definito alcune richieste di Londra "fattibili", altre "difficili" e altre ancora "altamente problematiche", perché causerebbero discriminazioni e comprometterebbero "le libertà fondamentali" dei cittadini europei (ad esempio quella di circolazione sancita dal trattato di Schengen, probabilmente l'accordo più vituperato dalle destre europee).

Fin qui le dichiarazioni ufficiali. Lettere e comunicati, però, non rispondono alla domanda fondamentale: per quale ragione Cameron ha sollevato un polverone di cui - è evidente - lui stesso avrebbe fatto volentieri a meno? In realtà, è stato costretto. Il numero uno di Downing Street, che euroscettico non è, deve fare i conti ormai da tempo con la crescente ostilità della maggior parte dei suoi connazionali nei confronti dell'Unione europea.

Questo sentimento è stato cavalcato con abilità dall'Ukip, il partito populista e conservatore guidato da Nigel Farage (peraltro alleato del Movimento Cinque Stelle all’europarlamento) che negli ultimi anni ha moltiplicato i propri consensi usando proprio l'euroscetticismo come propellente elettorale. Fondato nel 2009, l'Ukip ha ottenuto alle elezioni locali del 2013 il 23% dei consensi (contro il 25% del Partito Conservatore di Cameron) e alle europee del 2014 ha trionfato con il 27,5% dei voti, diventando il primo partito della Gran Bretagna.

Com'era prevedibile, Farage ha criticato le richieste di Cameron alla Ue, bollandole come "non sostanziali", perché "non c’è alcuna promessa di ridare supremazia al Parlamento britannico, non c’è niente sulla necessità di porre fine alla libertà di movimento delle persone e non c’è alcun tentativo di ridurre l’enorme contributo britannico al budget europeo".

Posizioni che la maggior parte dei sudditi di Sua Maestà sembra condividere. Secondo un sondaggio realizzato da YouGov per il Times e pubblicato lo scorso 28 settembre, infatti, se si tenesse oggi il referendum sulla permanenza della Gran Bretagna nell'Ue il fronte del No conquisterebbe il 40% delle preferenze, mentre i favorevoli si fermerebbero al 38%.

Il quotidiano inglese sostiene che la crescita dell'euroscetticismo riflette una divisione sull'Ue all'interno dei Tory e dei Labour. Per sanare questa frattura, Cameron sa che l'unica strada è rassicurare l'elettorato conservatore. Il che significa rincorrere Farage verso destra.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy