di Bianca Cerri

“Left Behind Games”, fondata da un gruppo di fondamentalisti cristiani, ha annunciato il prossimo arrivo sul mercato dei giochi elettronici di “Eternal Forces”un video game che andrà sicuramente a ruba tra i ragazzini sui 13-14 anni. Completerà l’opera d’indottrinamento iniziata con “Jesus Camp”, film-documentario su un gruppo di giovanissimi sottoposti ad allenamenti intensivi per diventare i politici di domani. Rispetto al film, il gioco ha una missione in più: convincere le generazioni future che il male esiste ed è sempre in agguato. In “Eternal Forces”, i nemici dell’America diventano in pratica i nemici stessi di Dio, come prevede la fantascienza cristiana. La battaglia avviene in una Manhattan incupita da un’atmosfera di catastrofe annunciata e con un sottofondo assordante di musica sacra. I guerrieri di Dio sfidano gli infedeli non come spettatori passivi bensì come truppe militari a difesa della cristianità. C’è anche un pulsante per fare il pieno di spiritualità attraverso la forza che solo le preghiere sono in grado di infondere. Al nemico deve essere lasciata una sola opzione: convertirsi o essere annientato. Le minoranze religiose facciano tesoro di questa lezione. Quanto ai genitori, non vedono l’ora di condividere con i figli la gioia di convincere il nemico ad abbracciare la vera fede, a meno che non preferisca un colpo di bazooka.

L’arrivo dell’imprenditoria cristiana sul mercato dei giochi elettronici servirà a portare nelle casse della destra religiosa americana altri milioni di dollari. I lettori più impressionabili si tengano forte: il lancio di EF verrà promosso dalla chiesa evangelica che distribuirà gratis anticipazioni dimostrative. D’altra parte, il marketing estremo è una delle specialità dei predicatori evangelici che da tempo hanno superato i pregiudizi sull’economia. Molti non disdegnano di trasformarsi all’occorrenza da pastori di anime in business-men abbinando alla fratellanza i benefici pecuniari. Per Troy Lyndon, che lo ha realizzato, EF è un prodotto perfetto. Lyndon, che fino a qualche tempo fa era ebreo, ritiene che abbia le caratteristiche giuste per esaltare la superiorità della morale cristiana, offrendo al tempo stesso un’ottima grafica priva di qualsiasi sbavatura. Beh, riguardo alla grafica forse un difettuccio ci sarebbe. Nel gioco le ambulanze hanno impresso sul tetto il numero 911 mentre su quelle vere spicca una croce rossa ma i giocatori saranno troppo occupati a braccare le forze del male per accorgersene.

EF arriverà sugli scaffali di Wal-Mart in tempo per la bolgia natalizia, che si prevede infernale. Sembra che negli Stati Uniti il commercio non abbia affatto risentito dell’ossessione per Gesu Cristo e la salvezza dell’anima. Facciamocene una ragione: nella confusione del mondo moderno le dinamiche del consumo e quelle della fede sono curiosamente interconnesse. Ogni anno, i ragazzini americani acquistano una media di settanta giochi, la maggior parte dei quali è stata fabbricata per suggerire incubi, violenza e devastazione.
Il boom della guerra come protagonista dell’immaginario infantile risale alla seconda metà degli anni ’60 circa, quando venne lanciato sul mercato G.I. Joe, un pupazzo destinato a subire in seguito varie trasformazioni alle quali la politica non fu del tutto estranea. L’inizio dell’era Reagan e la sua ossessione per lo scudo stellare coincisero curiosamente con una versione galattica del pupazzo. Nel 2000, G.I. Joe si è finalmente insediato alla Casa Bianca da dove dirige la guerra interplanetaria “al terrorismo”. Industria del giocattolo e industria dolciaria si sono adeguate. La Lisy Inc. ha messo in vendita un sacchetto di giuggiole con in regalo un puzzle che permette di comporre l’immagine delle Torri Gemelle mentre vengono centrate da due aerei. L’invasione dell’Iraq ha invece portato alla nascita dei biscotti “Battaglia dei Marines”, della barretta “Aviazione Militare” (gusto vaniglia), e del gelato da passeggio “Iraqi Road”.

Marines e aviatori ritornano anche nei giochi elettronici, dove si producono in azioni sanguinarie uscendone sempre come eroi. La produzione comprende anche il modellismo di guerra ed è possibile trovare in commercio case messe a ferro e fuoco che si accartocciano su sé stesse, pistole, pupazzi modellati su fattezze umane, e quant’altro. Con tanto di faccia insanguinata se occorre, come nel caso dei due pupazzi che raffigurano di due figli di Saddam Hussein entrambi assassinati. I teen agers fanno a gara per comprare adesivi e magliette ispirati alla lotta al terrorismo, ma molto poco patriottici, con scritte tipo “Licenza di uccidere terroristi”, “Uccidi un miscredente” e altre ancora. che ostentano con grande baldanza.

I gadgets pro-interventismo hanno fatto guadagnare ai produttori milioni di dollari nel 2005. I falsi moralismi sono inutili, ma un commento è doveroso. Il problema non sono le cifre ma le sollecitazioni ad abbracciare la mentalità del potere. Sia Bush che tutti quelli che l’hanno preceduto hanno operato in modo da far credere alle giovani generazioni che la guerra sia qualcosa di emozionante. Ma la storia racconta una realtà completamente diversa. Non ci vogliono eroi per mettere fine alle ingiustizie, alle diseguaglianze sociali e alle discriminazioni: basta il coraggio della gente comune.


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