di Carlo Musilli

Le frontiere tedesche e austriache si sono aperte, ma, in assenza di una svolta nella politica europea, la questione migranti rimane lontana da una soluzione. La Commissione Ue sta lavorando a un nuovo piano per una ridistribuzione delle quote più equa e obbligatoria, che comprenda anche sanzioni per chi non accetta. Se nulla cambierà nelle prossime settimane, saranno quattro i Paesi a meritare la punizione dell'Europa: Ungheria, Polonia, Slovacchia e Repubblica Ceca, che insieme formano il cosiddetto Visegrad Group.

"Ogni proposta che porti all'introduzione di quote obbligatorie e permanenti su misure di solidarietà sarebbe inaccettabile", hanno scritto in un comunicato congiunto i quattro governi dell'est. Il ministro dell'Interno ceco ha detto che le quote "non risolvono niente", perché "non è chiaro come siano calcolate né cosa debbano fare le autorità locali per trattenere i profughi".

Peccato che, invece di pretendere maggiore chiarezza, il Visegrad Group si limiti a respingere a priori la proposta delle quote, senza nemmeno conoscerne i dettagli, peraltro ancora da stabilire. Una posizione intransigente, animata da una xenofobia di fondo e in evidente contrasto con la Convenzione di Ginevra del 1951, che concede lo status di rifugiato a chi, tornando in patria, sarebbe in pericolo. Oltre alle sanzioni, non sarebbe assurdo punire chi rinnega questo cardine del diritto internazionale con l'espulsione dall'Unione europea.

Quella delle quote è l'unica soluzione sostenibile per affrontare una crisi che non è temporanea, ma strutturale, come dimostrano ancora una volta i numeri. Ieri Robert Crepinko, direttore di Europol, l'agenzia Ue per la lotta al crimine, ha fornito un dato impressionante: le persone coinvolte a vario titolo nel traffico di esseri umani verso l'Europa sarebbero almeno 30mila. Un esercito formato da individui di varie nazionalità, per i quali il business dei migranti vale complessivamente miliardi di dollari l'anno. Secondo Izabella Cooper, portavoce di Frontex, l'agenzia europea che controlla le frontiere, oggi il racket dell'immigrazione nell'Ue, incluso quello delle persone destinate al mercato del sesso, "è probabilmente il più redditizio che esista", superando in termini di ritorno economico perfino il contrabbando di armi e droga.

Ad oggi Europol e la missione navale Ue "Eunavfor Med" collaborano da una base in Sicilia per identificare e smantellare le reti dei trafficanti di persone. Crepinko ha annunciato che a breve sarà aperto un altro distaccamento al Pireo, in Grecia, per aggredire il flusso dalla Turchia. Per noi italiani si tratta di provvedimenti importanti, eppure il loro peso sulla situazione generale è limitato: appena 3mila dei 30mila sospetti gestisce le rotte attraverso il Mediterraneo, mentre il resto dei trafficanti opera sulle direttrici che percorrono via terra l'Asia, l'Africa e i Balcani.

Per dare un'idea di quanto fluida e sfuggente sia la situazione, il capo di Europol ha citato come esempio il caso di una banda recentemente scoperta in Grecia. Era formata da 16 membri, di cui due romeni, due egiziani, due pakistani, sette siriani, un indiano, un filippino e un iracheno. Da soli, questi uomini hanno fatto arrivare in Europa via mare, aria e terra, centinaia di siriani, fornendo loro anche documenti falsi. Nel giro di pochi mesi hanno guadagnato 7 milioni e mezzo di euro.

In questo scenario, nella notte fra venerdì e sabato Berlino e Vienna hanno dato il via libera all'ingresso nel loro territorio delle persone ammassate a Budapest. Entro stasera dovrebbero arrivare solo in Germania oltre 7mila profughi. Si tratta di una decisione importante non solo a livello umanitario, ma anche politico, perché di fatto sancisce la sospensione degli accordi di Dublino, che avrebbero imposto all'Ungheria di trattenere e identificare tutti i richiedenti asilo.

"In quanto Paese  economicamente sano abbiamo la forza di fare quanto è necessario - ha detto Angela Merkel - ma l’intero sistema dell’accoglienza e dell’asilo va rivisto". In queste ultime parole della cancelliera sta il vero punto centrale della questione. L'asilo politico è riconosciuto dall'Europa come un diritto fondamentale, ma a questo punto, secondo Berlino, l'Unione deve rivedere le proprie regole su chi abbia davvero diritto allo status legale di rifugiato. I migranti economici, ossia quelli che provengono da Paesi poveri ma considerati sicuri, devono rimanere tagliati fuori.

E' questo il caso di 160mila richiedenti asilo arrivati in Germania fino a giugno (quasi la metà del totale), che provengono da Paesi dei Balcani occidentali, soprattutto Kosovo e Albania. Secondo i democristiani della Cdu/Csu devono essere rimandati indietro, mentre i Verdi e la Linke sono per l'accoglienza. Più ambigua la posizione dei socialdemocratici, divisi al proprio interno ma a quanto pare orientati ad appoggiare gli alleati conservatori con cui sono al governo. Sembra che l'obiettivo della grosse Koalition sia aumentare il numero dei Paesi d'origine considerati sicuri.

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