di Carlo Benedetti

Atto primo. Mentre la repressione russa nel Caucaso è in pieno svolgimento, Putin annuncia: “Elimineremo i terroristi ceceni cercandoli anche nei cessi”. Atto secondo. Mentre si consuma la tragedia del sommergibile “Kursk”, giustifica la sua assenza affermando: “Non voglio interferire con le operazioni di soccorso”. Atto terzo. A chi gli chiede notizie sul rispetto dei diritti umani in Cecenia risponde: “Se siete pronti a farvi circoncidere vi invito a Mosca. Dopo l’operazione non vi ricrescerà più niente. Raccomanderò a chi farà l’operazione di farla così in profondità che non resti niente, una volta finita”. Atto quarto. Quando gli chiedono se manderà i suoi soldati in Iraq per operazioni di peace keeping risponde: “Non sono mica fesso”. Atto quinto. Gli viene chiesto se Mosca acconsentirà a sanzioni contro l’Iran se non smetterà di arricchire l’uranio: “E se mia nonna avesse gli attributi? Sarebbe mio nonno…”. Atto sesto. Mentre in Ucraina sono in corso manifestazioni popolari che assumono sempre più un carattere antirusso, dice che quella rivoluzione potrebbe cambiare anche colore: da “rosa” ad “azzurra”. Intendendo, come si fa in Russia, che, quando qualcuno “è azzurro”, vuol dire che è omosessuale… Atto settimo. Ai dirigenti del WTO manda a dire: “Non ci volete? Allora sappiate che abbiamo braccia sempre più forti e l’Europa non ce la farà a piegarcele”. Atto ottavo. Alla Georgia, che si oppone politicamente alla Russia, aumenta il prezzo delle forniture di gas e poi l’accusa di violare… le norme igienico-sanitarie e così blocca le importazioni di vini georgiani… Atto nono. E’ uccisa a Mosca la giornalista Anna Politkovskaja, personaggio da sempre all’opposizione del Cremlino. Putin non batte ciglio e ne parlerà solo in un secondo tempo perché pressato dall’opinione pubblica mondiale. Atto decimo. Al premier israeliano Ehud Olmert dice: “Mi saluti il suo presidente Katsav… Si è rivelato davvero un uomo potente! Ha stuprato dieci donne, non me l’aspettavo da lui. Ci ha colpiti. Siamo tutti invidiosi!”. Atto undicesimo. A Lahti, in Finlandia, dove è in corso il vertice dell’Ue, così si rivolge agli spagnoli che criticano il Cremlino: “Ma come fate voi a dare lezioni di democrazia, quando avete tanti sindaci in galera?”. Atto dodicesimo. Al vertice dell’Ue sbotta di fronte alle critiche sui diritti umani rivoltegli dal presidente dell’Europarlamento, lo spagnolo Borrel. E dice: “Mafia è una parola italiana, non russa”.

L’elenco di queste espressioni “etiche e spirituali” potrebbe essere ancora più lungo e porterebbe a delineare, molto probabilmente, la vera figura di Vladimir Putin, un presidente uscito (a pieni voti) dalle caserme del Kgb. Ed è proprio per questo che la Mosca ufficiale mantiene uno stretto riserbo sulle gaffe che escono dal Cremlino. Ma ormai tutti sanno. La radio Voice of America che per anni aveva tambureggiato in Russia e in russo sul tasto dell’antisovietismo e dell’anticomunismo, oggi si scatena su Putin fornendo dettagli e considerazioni poco onorevoli. Ne esce un Presidente da caserma che ricorda sempre più - nel linguaggio e negli atteggiamenti - un vecchio ospite del Cremlino zarista. Quel “monaco” Grigorij Efimovic Rasputin che, sfruttando indubbie capacità di suggestione, raggiunse il potere influenzando ambienti politici e diplomatici. E nessuno, in quei tempi, ebbe il coraggio di contraddirlo ed ostacolarlo. Ci volle una congiura di palazzo - guidata dal principe Yussupov - per farlo fuori. E nel dicembre del 1916 ci fu chi paragonò Rasputin ad uno sciamano dotato di un forte potere di suggestione…

Ed oggi, cosa accade? L’immagine del Putin decisionista che sale, grazie ad un dispositivo retorico, al vertice della Russia, comincia a sgretolarsi. Non tanto per gli attacchi che vengono dall’esterno, ma proprio per la sua stessa caratteristica. E’ lui che colpisce al cuore il sistema. Si presenta puntualmente ogni sera dagli schermi della Tv. Interviene su tutto ed è visto, nell’anima popolare dei russi, come uno Zar duro, capace sempre di avanzare sintesi sorprendenti. Un “giovane” che sa di popolo e di caserma, manipolatore e polemista implacabile. Guarda con sospetto la stampa e teme il contagio delle idee. Per questo ha formato un “suo” partito e una sua nomenklatura. Ma è proprio il suo entourage che lo sta tradendo. Tutti lo spingono avanti, senza avvertirlo delle trappole e delle incognite. E così si scopre, ancora una volta, che la vera battaglia in Russia è quella che si combatte all’interno del Cremlino mentre l’ipotesi di una ricandidatura di Putin alle presidenziali del 2008 si allontana sempre più.

Ha scritto sul Corriere della sera Bernard-Henry Levy: “Chi può garantirci che non vi sia stato, al vertice dello Stato, un assassino gallonato, esperto nel mettere in riga giornalisti curiosi…?” Ecco perché in questi giorni sarà interessante seguire le mosse del Cremlino e vedere anche come reagirà quel Berlusconi che, a proposito di gaffe è stato, per Putin, un vero maestro.




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