di Carlo Musilli

"Je suis Charlie" è scritto ovunque, online e sui cartelli esposti in place de la République, a Parigi. E' qui che centinaia di persone hanno manifestato solidarietà a Charlie Hebdo, il giornale satirico francese scelto dal terrorismo islamico per tornare a fare vittime in Europa. Armati di kalashnikov, incappucciati e vestiti di nero, ieri tre uomini hanno fatto irruzione nella redazione parigina del settimanale, aprendo il fuoco al grido di “Allahu Akbar” e “vendicheremo il Profeta”.

Nell’attacco sono morte 12 persone, fra cui il direttore Stephan Charbonnier e i vignettisti Cabu, Tignous e Georges Wolinski. Morti anche due agenti di polizia, uno dei quali freddato mentre chiedeva pietà, steso su un marciapiede. I feriti sono otto, di cui cinque gravi.

“Mi hanno costretta a digitare il codice per entrare nella sede" ha rivelato la vignettista Corinne Rey. Parlavano un ottimo francese e sostenevano di essere di al Qaeda. Ero andata a cercare mia figlia al Kindergarten. Arrivando davanti alla porta del palazzo del giornale, due uomini incappucciati ed armati ci hanno brutalmente minacciato. Volevano entrare, salire. Poi hanno sparato a Wolinski, Cabu... E' durato cinque minuti... Io mi sono riparata sotto una scrivania”.

Dopo la carneficina, che si è svolta in rue Nicolas-Appert, nelle vicinanze della Bastiglia, gli attentatori si sono allontanati in automobile e hanno avuto tre scontri a fuoco con le forze dell'ordine, ma sono riusciti a fuggire. In serata, secondo il giornale L'Union, i tre assalitori sono stati identificati e uno di loro sarebbe di Reims, dove un'unità di forze speciali ha già iniziato le perquisizioni. Il giornale Le Point rivela inoltre che i due uomini che hanno sparato sono due franco-algerini, di 32 e 34 anni, tornati in Francia quest'estate dalla Siria. C'è inoltre un terzo ricercato, un giovane "senza fissa dimora", che potrebbe averli aiutati.

Poco prima dell’assalto, Charlie Hebdo aveva condiviso su Twitter una vignetta che raffigurava Abu Bakr al-Baghdadi, califfo dello Stato Islamico ed ex leader dell’Isis. In passato, la testata aveva pubblicato diverse vignette satiriche su Maometto, e l’ultima copertina del settimanale era dedicata a Michel Houellebecq, scrittore francese al centro di violente polemiche per “Sottomissione”, un romanzo - uscito proprio ieri - che racconta l'ascesa al potere in Francia dei Fratelli Musulmani e la progressiva islamizzazione della società.

“È terrorismo, non c'è dubbio”, ha detto a caldo il numero uno dell’Eliseo, François Hollande, rivelando che “diversi attentati erano stati sventati nelle scorse settimane”. Immediata la riunione d’emergenza del Governo di Parigi, che si è tenuta mentre in tutta la città venivano organizzati posti di blocco e schieramenti di polizia a presidio di scuole e redazioni giornalistiche. L’allarme anti-terrorismo è stato alzato al massimo livello, il numero tre, che contempla la possibilità di altri pericoli imminenti. “Questi uomini, questa donna, sono morti per l'idea che avevano della Francia, e cioè per la libertà - ha detto in serata Hollande in un discorso alla nazione -. L'Hebdo, i feriti, le loro famiglie e chi è loro vicino sono oggi i nostri eroi”.

Messaggi di solidarietà al popolo francese e di condanna dell’attentato sono arrivati da tutto il mondo, in primis da Stati Uniti, Gran Bretagna, Nato e istituzioni europee. Il premier italiano Matteo Renzi ha manifestato “orrore e sgomento” per l'accaduto, esprimendo “vicinanza totale a François Hollande in questo momento terribile” e ribadendo che “la violenza perderà sempre contro la libertà e la democrazia”.

Nel 2011 la sede di Charlie Hebdo era stata distrutta dall'incendio provocato da una bomba molotov. Quell'attacco, che non fece vittime, era arrivato dopo che la redazione aveva annunciato la nomina di Maometto a direttore del giornale per il numero speciale dal titolo “Charia Hebdo” (gioco di parole fra Charlie e Sharia), dedicato alla vittoria del partito islamico alle elezioni tunisine e alla decisione del governo libico di usare la sharia come principale fonte di legge.

Nel 2006, invece, il settimanale aveva pubblicato 12 vignette satiriche su Maometto, comparse per la prima volta sulla testata danese Jyllands-Posten il 30 settembre 2005. Altre vignette dello stesso genere erano state pubblicate nel 2012, traendo ispirazione dal film anti-islam "L'Innocenza dei musulmani", che all'epoca stava infiammando il mondo islamico. In risposta alle polemiche che ne erano seguite, Charbonnier aveva scritto un editoriale intitolato "Rire, bordel de dieu". Ecco il testo:

"Dipingi un Maometto glorioso, e muori.
Disegna un Maometto divertente, e muori.
Scarabocchia un Maometto ignobile, e muori.
Gira un film di merda su Maometto, e muori.
Resisti al terrorismo religioso, e muori.
Lecca il culo agli integralisti, e muori.
Prendi un oscurantista per un idiota, e muori.
Cerca di discutere con un oscurantista, e muori.
Non c'è niente da negoziare con i fascisti.
La libertà di ridere senza alcun ritegno ce la dà già la legge,
la violenza sistematica degli estremisti ce la rinnova.
Grazie, banda d'imbecilli".

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