di Emanuela Pessina

BERLINO. Festa della riunificazione al veleno quest’anno per l’ex-Cancelliere Helmut Kohl (CDU), vero e proprio fautore politico della riunificazione tedesca. L’autorevole settimanale Der Spiegel ha finalmente pubblicato frammenti di sue interviste rilasciate nel 2001 al giornalista Heribert Schwan (Westdeutsche Rundfunk) e, a quanto pare, Kohl non ha usato mezzi toni: ce n’è per tutti, in particolare per i suoi colleghi di partito cristianodemocratici, a prescindere dall’influenza politica attuale o dalla rilevanza d’allora, in particolare per la sua erede politica Angela Merkel (CDU).

Certo, non sono paragonabii i rispettivi livelli di qualità politica. Se la Cancelliera appare come un rigido ragioniere dei conti tedeschi alla cui convenienza piega l'Europa intera, a Khol, insieme a Mitterrand, si deve l'architettura del disegno europeo, compreso quell'accordo per l'asse Bonn-Parigi che ipotizzò una Europa a due velocità ma sempre come soggetto politico ad autonomia crescente risetto alla leadership statunitense.

Ma è proprio nell'anniversario della riunificazione che il settimanale fa cadere quanto contenuto nella lunghissima intervista con l'ex Cancelliere. Si tratta di più di 600 ore di colloqui registrate tra il 2001 e il 2002, in circa di 100 incontri tra Kohl e il giornalista. Per l’ex-cancelliere della riunificazione sono gli anni dello scandalo dei fondi al partito, l’Unione cristianodemocratica (CDU).

Cancelliere della ex-Germania dell’ovest (RFT) e poi della prima Germania unita, Kohl ha guidato i tedeschi per ben sedici anni (1982 -1998), accompagnandoli durante la riunificazione e diventandone l’idolo. Dopo la fine del suo mandato, nel 1999, si è scoperto che la CDU, sotto la sua leadership, riceveva fondi illegali e Kohl è stato processato. Nel luglio 2001, pochi mesi dopo l’inizio delle interviste, Hannelore, la moglie di Kohl, si è tolta la vita.

Le registrazioni avrebbero dovuto precedere la stesura delle memorie di Kohl, ma nel 2009 l’ex-Cancelliere e il suo scrittore ombra Schwan hanno litigato: il progetto è stato bloccato da un lungo processo giudiziario per l’assegnazione dei diritti dei testi. La legge tedesca ha preso solo ora le sue decisioni, riassegnando le registrazioni a Kohl e solo adesso, per la prima volta, Der Spiegel ne ha potuto pubblicare dei frammenti.

Helmut Kohl non ha risparmiato nessuno. La prima della sua lista è Angela Merkel, sua erede politica e attuale Cancelliera. Kohl l’ha dovuta pescare in un paiolo di giovani, insignificanti politici senza nome, spiega l’ex-Cancelliere, per vederla poi allontanarsi durante lo scandalo dei finanziamenti al partito: la giovane Cancelliera, per tutto ringraziamento, gli avrebbe quindi voltato la schiena.

Kohl non si risparmia dettagli divertenti e quasi personali circa la sua protetta d’allora. “Frau Merkel non sapeva neppure usare correttamente coltello e forchetta. Andava volentieri a spasso durante le cene di Stato e la dovevo spesso richiamare all’ordine”.

Difficile immaginarsi una giovane Fraeulein Merkel che gironzola svagata fra i tavoli dei vertici politici internazionali. Qualche parola più seria anche circa la politica europea di Merkel e team: la Merkel “non ne ha la più pallida idea”, dice Kohl nel 2001 a proposito, così come l’allora capo del gruppo parlamentare Friedrich Merz (CDU), che definisce un “bambino politico”.

Un'altra vittima delle interviste al veleno è l’ex-presidente della repubblica federale Christian Wulff, definito “un grande imbroglione e, allo stesso tempo, una nullità”. È una prospettiva interessante se si considera che Kohl ha rilasciato queste interviste nel 2001.

Qualche anno più tardi, Wulff, considerato “uomo della Merkel”, sarà eletto alla carica più alta della Germania federale nel 2010, per poi essere costretto a dimettersi due anni dopo in seguito a un presunto finanziamento agevolato ricevuto da un amico e al conseguente processo giudiziario. Kohl, evidentemente, ci vedeva lungo.

Ed è proprio in concomitanza con i festeggiamenti per la riunificazione della Germania che Kohl esprime la sua opinione, alquanto disincantata in verità, circa la rivoluzione della Repubblica democratica tedesca (Rdt) e la conseguente caduta del Muro. Il regime di Berlino dell’Est non è caduto per il movimento dei cittadini e per l’aspirazione somma al diritto e alla libertà dei popoli: “È sbagliato pensare che, improvvisamente, lo spirito santo sia sceso sulle piazze di Lipsia e abbia cambiato il mondo”, dice Kohl. La causa primaria di questo radicale cambiamento sarebbe stato l’indebolimento di Mosca e la politica di Mikhail Gorbaciov. “Gorbaciov ha rinnovato il comunismo, a tratti controvoglia, ma di fatto lo ha sostituito. Senza violenza. Senza spargimenti di sangue. Non mi sembra sia rimasto molto di più, di lui“.

Dal Cancelliere della riunificazione ci si poteva forse aspettare più idealismo ed entusiasmo, ma i tempi cambiano e, probabilmente, l’età e il distacco rendono tutti un po’ più freddi. O sinceri.

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