di Carlo Benedetti

MOSCA - Conto alla rovescia per la massima carica della Russia: le presidenziali sono annunciate per il 2008, come indica il calendario costituzionale, ma la campagna elettorale é già, di fatto, cominciata. E Putin - se non si registreranno cambiamenti istituzionali lascerà il Cremlino dopo esserne stato sin dal 2000 il padrone, per due mandati, trasformando l’apparato statale e governativo in un condiscendente strumento personale. Ora si è al giro di boa e si può dire che per questo Presidente di 54 anni comincia una sorta di interregno mentre nella scena della successione cominciano a circolare volti noti e meno noti. Ma nello stesso tempo si rafforzano anche quegli ambienti che sostengono che la Costituzione potrebbe essere modificata in modo tale da consentire un terzo mandato a Putin. Paladini di queste idee sono alcuni laudatores di professione come il presidente della Cecenia filo-russa Alu Alchanov, il segretario dell’Unione russo-bielorussa Borodin e i governatori Lysizin e Prusak. Paladini di queste idee sono alcuni laudatores di professione come il presidente della Cecenia filo-russa Alu Alchanov, il segretario dell’Unione russo-bielorussa Borodin e i governatori Lysizin e Prusak.
Intanto nella sala d’attesa del Cremlino si sono già sistemati vari personaggi. In testa c’è Dmitrij Anatolevic Medvedev (1965), attualmente primo vice-premier. Buon organizzatore, preparato ed ambizioso. Non perde occasione per apparire nei principali telegiornali caratterizzandosi con interventi che si rifanno al modo di parlare e di gesticolare di Putin. Una sorta di clone, quindi, che si è formato nell’entourage presidenziale dopo essere stato (sempre con Putin) nell’amministrazione comunale di San Pietroburgo. Ha poi diretto, nel 2000, la campagna elettorale del futuro presidente. Oggi cerca di presentare il conto per i servizi svolti.

L’altro massimo concorrente - sempre in questo preciso momento - è Sergej Borisovic Ivanov, 53 anni; anche lui vice vice-premier, ma con l’incarico di ministro della Difesa. Alle spalle - come Putin - ha una carriera nell’ambito dei servizi di sicurezza del Kgb. Sa gestire molto bene la sua immagine: quando si trova in pubblico sceglie, a seconda delle occasioni, la divisa militare o l’abito borghese.
Il mondo politico di Mosca ritiene che i due potrebbero mettersi d’accordo secondo questo schema: ad uno la presidenza, all’altro la poltrona di primo ministro.
Ma alla battaglia per la presa del Cremlino partecipano anche personaggi come: Michail Efimovic Fradkov (1950), stretto amico di Putin e attuale capo del governo; Sergej Semenovic Sobjanin (1958) responsabile dell’attuale amministrazione presidenziale con una esperienza di governatore della regione del Tjumen; Dmitrij Nikolaevic Kozak (1958) un giurista che dopo aver operato a San Pietroburgo insieme a Putin è ora il capo dell’apparato della Presidenza; Aleksej Leonidovic Kudrin (1960) che (dopo un lungo tirocino a San Pietroburgo insieme a Putin) è l’attuale ministro delle Finanze; Sergej Michajlovic Mironov (1953) giurista, membro della Duma (il parlamento della Russia) con una lunga carriera a San Pietroburgo.

All’elenco si aggiunge, ovviamente, il nome di Jurij Michajlovic Luskov (1936) il padre-padrone di Mosca. Qui si è in presenza di un personaggio particolare, vero esponente di una Russia che ha fatto delle privatizzazioni e del liberismo un’arma per arricchirsi. Potrebbe lui a sferrare l’attacco finale battendo gli altri concorrenti perchè forte della sua solidità economica e delle relazioni che ha stabilito con il mondo degli attuali oligarchi. Molti dei quali sono, comunque, suoi nemici. Ma che all’ultimo momento potrebbero saltare sul suo carro ritenendolo vittorioso. E’ questo, in sintesi, il quadro che si ha a Mosca nel momento in cui Putin cerca di trovare punti d’equilibrio per gestire la fine del suo mandato in modo più o meno onorevole.

Intanto il suo entourage si mobilita chiamando a raccolta gli uomini dei servizi speciali e quegli oligarchi che hanno assunto il controllo dell'economia attraverso il gigante del gas Gazprom. L’opera di reclutamento riguarda anche i dirigenti delle compagnie nazionali delle ferrovie e dell'elettricità. Si opera attivamente per inserire nei vertici uomini fedeli, che vengono da quella città di San Pietroburgo che ha visto Putin come amministratore locale. C’è una sorta di chiamata a raccolta per impedire - ammesso che l’attuale presidente se ne vada - il ripetersi della storia russa. E cioè una ondata di critiche ed accuse contro il leader da poco uscito dal palazzo del potere. E’ avvenuto con Stalin, con Krusciov, con Breznev, con Cernenko, con Andropov, con Gorbaciov, con Eltsin. Perchè, allora, Putin dovrebbe sfuggire a questa “tradizione”?


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