di mazzetta

Musharraf e Bush all'assemblea delle Nazioni Unite Il generale Pervez Musharraf approfitta del palcoscenico offerto dall'Assemblea delle Nazioni Unite e, in una intervista a una rete televisiva americana, ha detto, come niente fosse, di essersi alleato con gli USA, all'indomani dell'undici settembre, dopo che il Segretario di Stato americano lo aveva pesantemente minacciato.
Richard Armitage avrebbe fatto pervenire al dittatore pachistano una messaggio nel quale minacciava semplicemente di "bombardare il Pakistan e di riportarlo all'Età della Pietra". Alcuni commentatori ritengono che questa dichiarazione, in teoria esplosiva, sia stata rilasciata con un occhio alla contestazione interna; Musharraf ha infatti detto che in quell'occasione prese le sue decisioni "nell'interesse della nazione", che evidente non aspirava ad essere riportata all'età della pietra. Altri commentatori hanno avanzato invece l'ipotesi che la dichiarazione serva a pubblicizzare la sua autobiografia, prossimamente in uscita nelle librerie americane. I rapporti tra i due paesi non ne hanno risentito; al contrario dopo poche ore Bush e Musharraf sono apparsi insieme ricoprendosi di attestati di stima. Armitage ha negato di aver mai detto cose del genere, Bush ha detto di non averne mai saputo niente. Musharraf era molto contento e non ha risposto alle domande che molti avrebbero voluto porre a un leader che aveva appena finito di dire di essersi trovato davanti alla minaccia della distruzione totale del suo paese da parte dell'amico americano, noto come "esportatore di democrazia".

Musharraf non ha avuto dubbi all'epoca e pochi ne può avere anche oggi, essendo condannato dagli accidenti della storia a fare doppi e tripli giochi per potersi permettere di essere amico ed alleato allo stesso tempo degli americani, dei cinesi e dei talebani, tenere a bada l'opposizione interna, la rivolta in Beluchistan, il Khashmir inquieto e gestire i rapporti con l'India bombardata da "terroristi" pachistani.

Ancora meno dubbi hanno avuto nell'amministrazione nordamericana che, dopo aver minacciato l'antico socio pachistano nelle avventure antisovietiche dell'allegra brigata composta dalla Cia, dall'ISI (i servizi pachistani) e dai combattenti agli ordini di Osama, hanno deciso di cavalcare l'alleanza con il Pakistan senza "se" e senza "ma". Alleanza benedetta con un robusto assegno da un miliardo di dollari che la Banca Mondiale (presieduta dall'amico Wolfowitz) ha staccato per non meglio identificati "progetti di sviluppo" in Pakistan.

Una scelta discutibile, non solo perché le indagini sull'attentato dell'11 settembre indica chiaramente coinvolgimenti pachistani, ma anche perché il Pakistan da sempre ospita più "terroristi islamici" di quanto non abbiano mai fatto Afghanistan, Iraq e Arabia Saudita insieme. Una scelta che comunque non sembra destinata ad essere messa in discussione, viste le ripetute esibizioni di plauso da parte del presidente Bush.

A Musharraf Bush perdona molto, se non tutto. Dall'attacco in Afghanistan il Pakistan è stato il maggior fattore di destabilizzazione del governo Karzai. Poi ci sarebbe la questione nucleare, emersa quando si è scoperto che il Pakistan ha fornito impianti nucleari completi a Libia ed Iran, nonché tecnologia nucleare alla Corea e probabilmente ordigni chiavi-in-mano all'Arabia Saudita. Ancora in relazione al nucleare ci sarebbe anche la notizia della costruzione del mega-reattore al plutonio di Kushab, emersa solo grazie ad osservatori indipendenti. Infine, pochi giorni fa Musharraf ha anche concluso un accordo con i talebani concedendo loro l'autonomia nella regione del Waziristan. Musharraf ha venduto l'accordo a Bush e alle opinioni pubbliche come un trattato con gli "anziani" delle tribù che impedirà che la zona diventi un santuario talebano.

In realtà il Waziristan è già un santuario che ospita decine di migliaia di guerriglieri che hanno sconfitto l'esercito pachistano, inviato senza tanta convinzione a sloggiarli; per non dire che gli "anziani" sono da qualche tempo passati a miglior vita grazie all'espandersi della rivolta antigovernative e all'afflusso di combattenti anche dal Kashmir. Quindi Musharraf non ha fatto altro che la pace con i "talebani" garantendo a loro, ma anche agli uomini di Osama e ad altri combattenti internazionali, un territori sicuro da amministrare in completa autonomia.

Per gli Usa non c'è nessun problema con Musharraf. Washington ha accettato la spiegazione che a spostare decine di cargo pieni di materiale per le centrali nucleari fosse solo uno scienziato un po' avido. Ha risolto la questione del reattore di Kushab intimando al Pakistan di non usare il plutonio per fare bombe atomiche. Ha fatto buon viso a cattiva sorte accettando la disfatta in Waziristan spacciatagli come una buona soluzione per impedire il passaggio dalle zone tribali per infiltrarsi in Afghanistan.

Per un certo periodo, all'inizio di quest'anno, il Dipartimento di Stato sembrava incline a rafforzare l'opposizione "civile" a Musharraf, sostenendo la coppia Bhutto - Sharif, ma ora sembra che sia tornato il sereno tra la giunta pachistana e l'amministrazione USA. Il sostegno all'opposizione è inclinazione ormai tramontata, anche perché l'ultimatum dei due a Musharraf è passato come acqua, convincendo il Dipartimento di Stato che al momento non ci siano alternative praticabili, posto che il più accreditato concorrente, l'ex campione di cricket Imran Kahn non piace, godendo dell'appoggio di alcuni partiti islamici ferocemente ostili a quello (pur di ispirazione islamica) di Musharraf.

Il teatrino che ha visto protagoniste le due amministrazioni è quindi destinato a continuare, grazie anche alla puntuale compiacenza del mainstream che non riesce a porre la questione dell'incredibile tolleranza americana verso quello che a tutti gli effetti potrebbe essere un "paese canaglia", in particolare se confrontata all'insofferenza dimostrata nei confronti dell'Iran, che in fin dei conti ha una storia molto più presentabile e rassicurante di quella di Musharraf e soci, troppo spesso sorpresi in traffici per nulla leciti o auspicabili. Non è un caso che i peggiori elementi delle due amministrazioni si frequentino da tempo con profitto: evidentemente l'alleanza si fonda su vicinanze non superficiali e cointeressenze poco pubblicizzabili tra le elite dei due paesi.

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