di mazzetta

Sono passati quasi cinque anni da quando i talebani furono costretti a fuggire dall'Afghanistan sotto l'incalzare degli attacchi dell'Alleanza del Nord e degli americani; cinque anni nei quali i talebani hanno saputo resistere ai tentativi di annichilimento ed agli attacchi combinati di Usa ed esercito pachistano una volta rifugiatisi nei territori tribali oltre frontiera.
L'altro ieri, dopo tre fallimentari offensive nel corso di questi anni, il dittatore pachistano Musharraf ha capitolato e ha firmato un accordo che concede ai talebani l'inviolabilità del Waziristan (la regione tribale) riconoscendo loro di fatto la sovranità sull'area montagnosa al confine dell'Afghanistan. L'accordo è quanto di peggio i fautori della "war on terror" possano desiderare. Il Pakistan infatti riconosce l'autonomia della regione, dalla quale ha immediatamente cominciato il ritiro delle truppe; riconosce agli "stranieri" (che poi sarebbero i combattenti islamici non pachistani o afgani) il diritto alla permanenza nella regione, a patto che rispettino le leggi locali (stabilite dai talebani). Inoltre il Pakistan rilascerà i militanti arrestati ai quali concede un'amnistia generale e, come ormai d'abitudine nelle vicende wazire, risarcirà i danni che ha provocato. A completare il quadro c'è una dichiarazione del governo pachistano per la quale "il governo pachistano arresterà Osama Bin Laden nel caso che lo trovi", ad intendere che per lui non valgono i termini dell'accordo.

Per parte loro i sette rappresentanti talebani che hanno firmato l'accordo si sono impegnati a non attaccare l'esercito pachistano e a non sconfinare in Afghanistan, circostanza questa che Musharraf cercherà di "vendere" come un successo sia all'alleato americano (che non ha ancora dato segno di reazioni) che al vicino presidente dell'Afghanistan Karzai, al quale sta rendendo visita in queste ore e che da tempo accusa il Pakistan di lavorare per destabilizzare il paese.

Musharraf è stato sicuramente costretto all'accordo dalla situazione sul campo: il corpo di spedizione di 80.000 uomini impegnato in Waziristan di concerto con gli americani ha inanellato sconfitte ed umiliazioni; ma a condizionare ancora di più Musharraf è stata la condizione generale nella quale versa il suo paese. L'esercito pachistano è infatti duramente impegnato anche nella regione del Belucistan, dove la rivolta antigovernativa, provocata da violenze e soprusi dei militari e dal disaccordo sullo sfruttamento delle risorse della ragione, non da segni di cedimento. Al contrario, sembra aver trovato nuove energie dopo l'uccisione della "tigre del Balucistan", Nawab Akbar Bugt, l'anziano capo feudale della provincia. Un rivolta molto dura che ha determinato anche la paralisi del progetto per il gigantesco hub portuale di Gawar, costruito dai cinesi, ma ora isolato poiché a causa dell'inesistente sicurezza non è stato possibile costruire il centinaio di chilometri di strade e rotaie per collegarlo alla rete dei trasporti pachistani.

Inoltre Musharraf è in difficoltà anche sul fronte della politica nazionale, dopo che gli irredentisti del Kashmir gli hanno voltato le spalle e dopo che sono tornati a farsi sentire quanti gli chiedono di abbandonare la carica di capo delle forze armate e di indire libere elezioni. Pressioni alle quali non è estranea la diplomazia americana, che ormai da tempo si interroga sulle ragioni dell'alleanza con un tale specialista in doppi e tripli giochi. Un doppiogiochista capace allo stesso tempo di allearsi agli Stati Uniti e di ottenerne forniture d'armi, di fornire tecnologie nucleari ad Iran, Libia, Arabia Saudita e Corea del Nord, mentre i suoi servizi contribuiscono attivamente alla destabilizzazione dell'Afghanistan e al terrorismo in India.

Agli Stati Uniti dopo questo accordo Musharraf ha davvero poco da offrire, se non la riedizione dell'antica quanto impraticabile proposta per la costruzione di un lunghissimo ed inutile muro sul confine con l'Afghanistan. In questi anni ben pochi hanno pensato e scritto che l'alleanza di Musharraf con gli Stati Uniti fosse qualcosa di diverso da un mero espediente tattico, ma al di là delle intenzioni Musharraf ha compiuto grandi errori di politica interna, fino a ritrovarsi all'angolo, stretto tra la realtà e la propaganda, incapace di dirigere le danze come poteva fare fino a pochi anni fa.

Anche in Waziristan la situazione è precipitata a causa di due grossolani errori: Musharraf ha sbagliato a cambiare il sistema di rappresentanza delle regioni tribali autonome, cambiamento che ha permesso ai talebani di impadronirsi del potere uccidendo un centinaio di leader tribali; inoltre Musharraf ha sbagliato anche in occasione del terremoto in Kashmir, quando non volendo distogliere forze dalla repressione del Belucistan ha abbandonato a se stessi i terremotati, spingendo in questo modo i combattenti kashmiri ad unirsi al disegno talebano, accelerando così la loro presa del potere.

I talebani, di etnia pashtun come tutti gli abitanti dell'area, hanno avuto così gioco facile a sostituirsi ad un potere visto ormai come indifferente alle sofferenze dei pachistani e a ricostituire una massa combattente valutata intorno ai 30.000 guerriglieri, capace allo stesso tempo di impegnare la Nato sul versante afgano e l'esercito pachistano sull'altro e di uscirne imbattuta grazie alla capacità di sfruttare la favorevole morfologia del terreno.

Da Washington non si segnalano reazioni all'accordo, ma c'è da pensare che saranno tutto fuorché veementi, visto che al tempo della scoperta "ufficiale" del traffico nucleare tra il Pakistan e gli stati-canaglia, la diplomazia statunitense si dichiarò soddisfatta delle assicurazioni di Musharraf sull'intenzione di interromperli. Nell'occasione Musharraf e il più famoso scienziato atomico pachistano inscenarono un simpatico teatrino: lo scienziato ammise di aver organizzato il traffico in una trasmissione televisiva nell'ora di massimo ascolto, trasmissione nella quale Musharraf dichiarò e di averlo perdonato e che non ne avrebbe permesso l'interrogatorio da parte degli americani o di esponenti dell'Agenzia Atomica Internazionale per questioni inerenti alla sicurezza del programma atomico pachistano. Allo stesso modo Washington non ha reagito nemmeno alla notizia (resa pubblica da analisti indipendenti, ma conosciuta dall'Amministrazione americana fin dal 2001) relativa alla costruzione di un gigantesco reattore nucleare capace di fornire plutonio per la costruzione di decine di ordigni atomici all'anno.

Quando si tratta del Pakistan l'amministrazione americana viene colpita da inspiegabili afasie, almeno fino a che non ritornano alla mente gli storici legami e complicità tra le dittature pachistane e i gruppi neoconservatori americani, culminati nello scandalo della BCCI, la banca attraverso la quale passavano i capitali dei più grandi trafficanti di droga del mondo, i soldi per i mujaheddin e molto altro; banca che salvò anche dal fallimento la Arbusto Inc., fallimentare impresa di un George W. Bush non ancora presidente degli Stati Uniti.

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