di Michele Paris

Il procedimento legale interamente basato su motivazioni politiche contro il fondatore di WikiLeaks, Julian Assange, mercoledì ha trovato forse il definitivo suggello con l’attesa sentenza della Corte Suprema britannica che ha dato il via libera alla sua estradizione in Svezia. A Stoccolma, Assange dovrà fronteggiare le più che discutibili accuse di stupro ai danni di due cittadine svedesi e, soprattutto, rischia di venire nuovamente estradato nel prossimo futuro, questa volta verso gli Stati Uniti.

Al supremo tribunale della Gran Bretagna i legali di Assange avevano fatto un estremo ricorso dopo che lo scorso novembre l’Alta Corte di Giustizia di Londra aveva a sua volta respinto l’appello contro l’estradizione del loro assistito in seguito al mandato di arresto europeo (EAW) emesso dalle autorità svedesi. Consegnatosi spontaneamente alla polizia britannica nel dicembre 2010, Assange è stato costretto da allora agli arresti domiciliari in una villa del Norfolk appartenente ad un suo sostenitore.

Con Assange assente dall’aula perché bloccato dal traffico londinese, la Corte Suprema ha emesso il proprio verdetto con 5 giudici favorevoli all’estradizione e 2 contrari. Secondo la Corte, “non è stato semplice giungere ad una conclusione” del caso, ma “la richiesta di estradizione contro Assange rispetta i requisiti di legalità e perciò il suo appello deve essere respinto”.

Dopo la sentenza, uno dei legali di Assange, l’avvocato Dinah Rose, ha annunciato che verrà chiesta la riapertura del caso, poiché la decisione della Corte è stata emessa sulla base dell’interpretazione della Convenzione di Vienna del 1969 sul diritto dei trattati tra gli Stati, della quale non si è mai dibattuto durante il procedimento in aula.

Secondo un autorevole avvocato citato ieri dalla Associated Press, però, la riapertura di un caso su cui la Corte Suprema si è già espressa sarebbe un evento senza precedenti. Il presidente della Corte, giudice Nicholas Phillips, ha comunque concesso due settimane ai legali di Assange per decidere le loro prossime mosse. L’estradizione, dunque, non verrà eseguita prima della metà di giugno.

Anche se la Corte Suprema dovesse rifiutarsi di riaprire il caso, inoltre, Assange potrebbe in ultima istanza rivolgersi alla Corte Europea per i Diritti dell’Uomo di Strasburgo, alla quale tuttavia i suoi difensori dovranno dimostrare che in Svezia sarebbe messa a rischio la salute fisica e mentale del loro cliente.

Tutta la vicenda legale che ha coinvolto Julian Assange è motivata dal desiderio di alcuni governi, a cominciare da quello americano, di vendicare la pubblicazione su WikiLeaks in questi anni di centinaia di migliaia di documenti classificati, tra cui i cablo del Dipartimento di Stato USA che hanno contribuito a smascherare la vera faccia dell’imperialismo statunitense in ogni angolo del pianeta.

Le accuse di molestie sessuali e di stupro presentate da due donne svedesi che avevano ospitato Assange durante un suo soggiorno a Stoccolma erano infatti state inizialmente archiviate dal pubblico ministero incaricato perché insignificanti, per essere poi riesumate, dopo che il blogger/attivista australiano aveva lasciato il paese scandinavo, in seguito all’intervento di un avvocato e politico legato al partito socialdemocratico locale.

Ha destato peraltro non pochi sospetti l'identità di una delle denuncianti, militante delle organizzazioni terroristiche cubanoamericane di stanza in Florida con numerosi precedenti di collaborazione con la CIA. Assange, dal canto suo, si è sempre detto disposto a collaborare con le autorità svedesi e per questo, oltre al fatto che le accuse sollevate contro di lui in Svezia non costituiscono un reato per cui è prevista l’estradizione in Gran Bretagna, i suoi legali avevano sostenuto che uno strumento anti-democratico come il mandato di arresto europeo non doveva applicarsi al suo caso.

Soprattutto, la richiesta di estradizione era stata emessa da un pubblico ministero svedese che, secondo la difesa, non rappresentava un’autorità giudiziaria competente. Su quest’ultima questione si è espressa appunto mercoledì la Corte Suprema britannica, respingendo l’interpretazione dei legali di Assange.

Il timore dell’ideatore di WikiLeaks e dei suoi sostenitori è che ora dalla Svezia possa essere più facilmente estradato negli Stati Uniti dove, come hanno confermato anche alcune delle e-mail del think tank americano Stratfor, pubblicate dallo stesso sito investigativo qualche mese fa, sarebbe già stato istituito un “Grand Jury” per incriminarlo secondo il dettato dell’Espionage Act del 1917, una legge che prevede anche la pena capitale.

Molti politici di spicco negli USA hanno d’altra parte accusato Assange di aver favorito il terrorismo se non addirittura di essere egli stesso un cyber-terrorista. Secondo le pratiche pseudo-legali create negli Stati Uniti nell’ambito della “guerra al terrore”, simili accuse sarebbero sufficienti per far scattare un’eventuale detenzione indefinita nei suoi confronti.

L’amministrazione Obama appare intenzionata a fare della vicenda Assange un esempio per mettere a tacere qualsiasi voce critica che intenda denunciare i crimini americani nel mondo.

A prefigurare ciò che potrebbe attendere Assange negli USA è la sorte riservata a Bradley Manning, il giovane soldato americano accusato di aver passato i documenti riservati del Dipartimento di Stato a WikiLeaks. Dopo due anni di detenzione in condizioni disumane, Manning ha da poco iniziato ad affrontare il suo processo davanti ad una corte marziale, con il rischio concreto di vedersi infliggere una condanna all’ergastolo.

Pin It

Altrenotizie.org - testata giornalistica registrata presso il Tribunale civile di Roma. Autorizzazione n.476 del 13/12/2006.
Direttore responsabile: Fabrizio Casari - f.casari@altrenotizie.org
Web Master Alessandro Iacuelli
Progetto e realizzazione testata Sergio Carravetta - chef@lagrille.net
Tutti gli articoli sono sotto licenza Creative Commons, pertanto posso essere riportati a condizione di citare l'autore e la fonte.
Privacy Policy | Cookie Policy