di Alessandro Iacuelli

Il titolo dell'intervista al giornale tedesco Bild era certamente una provocazione: “Orban, Lei é una cattiva persona?” Fatto sta che la risposta del premier ungherese è stata: “L'Ungheria è e resta democratica. Noi siamo un paese di combattenti per la libertà. Io rivendico questa tradizione. Combatteremo aspramente chi non ci riconosce di volere la democrazia e lo stato di diritto''.

Se queste sono le parole pubblicate in Germania, non sono affatto somiglianti a quelle che raccoglie in patria, dove il giornale liberarl Nepszabadsag, riferendosi al dibattito infuocato al Parlamento europeo sulla politica del governo ungherese, scrive: “Dopo aver spaccato la società ungherese, istigando l’odio, il premier conservatore Viktor Orban è riuscito ieri a spaccare anche l’Europa”.

L’Europarlamento infatti continuerà a monitorare l’Ungheria, e non sarebbe esclusa nemmeno una procedura per l’infrazione dell’art.7 del Trattato dell’Ue per mancato rispetto dei valori fondamentali, con tutte le relative sanzioni non solo economiche ma anche politiche annesse. Dal conto suo Orban continua la sua recita di fronte al suo popolo, interpretando il ruolo del “difensore” dell’Ungheria dai suoi nemici esterni, e minimizza la portata delle critiche che sono piovute contro i suoi cambiamenti costituzionali.

Di procedure d'infrazione contro Budapest, a Bruxelles ce ne sono già tre, tutte per le leggi varate di Orban. Una riguarda l’indipendenza della Banca centrale, una seconda quella dell’età pensionabile dei giudici e la terza è quella sull’indipendenza dell’Autorità per la privacy. La portavoce dell’esecutivo UE, Pia Ahrenkilde, ha ribadito che sussisterebbero dei problemi costituzionali nella legislazione che la Commissione sta esaminando e che andrebbero ben aldilà delle norme transitorie, contraddicendo quindi quanto dichiarato dal premier Orban, che aveva cercato di minimizzare la portata della vicenda.

Nei prossimi giorni, già a partire da lunedì, sono previsti alcuni incontri tra il commissario agli Affari economici e monetari Olli Rehn e il capo negoziatore ungherese per la richiesta di assistenza finanziaria, Tamas Fellegi. Rehn aveva già in passato sottolineato come la modifica della legislazione ungherese sulla Banca centrale nazionale, che ne mette in dubbio l’indipendenza, sarebbe una “precondizione necessaria” per avviare discussioni sull’apertura di una linea di credito con il Fmi. Dulcis in fundo, l’Ue comincerà nei prossimi giorni anche la procedura per deficit eccessivo contro Budapest, che secondo Bruxelles non avrebbe fatto sin qui assolutamente nulla per ridurre il disavanzo pubblico.

All’interno del disegno autoritario di Orban c'è l’inclusione nella Carta Costituzionale di disposizioni sui temi etici (come l’aborto) e la riduzione della libertà di stampa. Il che causa il timore che le misure adottate dal governo populista e conservatore dell'Ungheria possano in qualche modo essere imitate altrove, in Europa.

Del resto Orban per alcuni movimenti neofascisti, anche italiani, è già un eroe senza macchia, rappresentando colui che ha sfidato i potentati dell’Ue per proteggere il suo popolo. Peccato che nemmeno il popolo magiaro sembra appoggiare Orban in modo incondizionato, come dimostrato dall’oceanica manifestazione indetta contro di lui dalle forze democratiche del paese nei giorni scorsi. E anche i sondaggi non lo premiano: stando agli istituti di ricerca, se si votasse ora Orban non arriverebbe al 25% dei voti.

In risposta ai timori, alle lamentele ed alle procedure d’infrazione di Bruxelles, in queste ultime ore è apparsa la possibilità che l’Ungheria si pieghi ai voleri dell’Ue. Infatti, Viktor Orban si è detto certo di poter raggiungere un accordo sulle controversie con l’Ue e sui procedimenti d’infrazione avviati dall’Unione nell’incontro che avrà martedì prossimo a Bruxelles con il presidente della commissione José Manuel Barroso.

Il primo ministro magiaro ha dichiarato, in un’intervista alla radio pubblica magiara MR1-Kossuth, di sperare di raggiungere un “accordo politico” con Barroso che spiani la strada a nuovi finanziamenti comunitari. Il governo ungherese da parte sua intende abbandonare il progetto di prevista fusione tra banca centrale e “Pszaf”, autorità di vigilanza dei mercati finanziari, duramente criticato dall’esecutivo comunitario, che ha annunciato martedì scorso un’azione legale contro Budapest.

Viktor Orban sembra aver fatto il passo più lungo della gamba ed ora pare voler procedere a fare di gran carriera un passo indietro nello scontro legale con l'Unione europea, affermando che il suo governo è pronto a cambiare le leggi che non piacciono all'Ue, anche se non è convinto delle obiezioni. D'altronde, l'Ungheria sta cercando di ottenere il sostegno finanziario di Europa e Fondo monetario internazionale, che hanno sollevato forti dubbi sulle nuove leggi, viste come una limitazione all'indipendenza della banca centrale. E quando si ha bisogno smodato di soldi, è bene non irritare chi dovrebbe prestarli.

Viktor Orban e il suo partito, il Fidesz, hanno in mano il Parlamento grazie alla schiacciante vittoria elettorale dell’aprile 2010, e poco alla volta hanno esteso il loro controllo sulle istituzioni democratiche, approvando leggi il cui scopo ultimo è farli restare al potere per i decenni a venire. Creando anche un pericolosissimo “precedente: la trasformazione di un paese membro dell’Unione europea in un regime sempre più autoritario.

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