di Alessandro Iacuelli

Non c'era tempo per parlare di Cecenia, al G8 di San Pietroburgo. I leader degli otto Paesi più industrializzati del mondo avevano in agenda ben altro, argomenti ben diversi e distanti dal genocidio che avviene nella regione del Caucaso. Esattamente quel che desiderava Putin, che sostiene apertamente una linea politica secondo la quale la questione cecena è un problema interno della Russia. Per il leader del Cremlino era più importante parlare di gas naturale e dell'affermazione di Gazprom tra le 5 aziende con maggiore fatturato del mondo intero. Gli otto hanno approvato un documento tanto lungo quanto ambizioso sulla sicurezza energetica, ma sono apparsi pericolosamente divisi sull'uso del nucleare civile e sull'ambiente. Le differenti posizioni sulla sicurezza energetica vengono ammesse esplicitamente nella dichiarazione approvata nella seconda giornata del vertice di San Pietroburgo: "Riconosciamo che i membri del G8 perseguono strade diverse per raggiungere la sicurezza energetica e gli obiettivi di protezione ambientale", sono le poche righe nella sezione dedicata all'energia nucleare, "Quelli fra noi che stanno considerando piani all'utilizzo o allo sviluppo dell'energia nucleare, sono convinti che tale sviluppo contribuirà alla sicurezza energetica globale, riducendo allo stesso tempo l'inquinamento e rispondendo così alla sfida del mutamento del clima". A parte ogni considerazione di tipo scientifico e tecnologico che si potrebbe fare su quest'ultima affermazione, che è e resta di tipo ideologico, questo "riconoscimento" di strade diverse è causato dal "no" di Italia e Germania sul nucleare. Ricordiamo infatti che sabato, al suo arrivo a San Pietroburgo, Romano Prodi ha confermato che il nostro Paese non intende ripensare all'opzione nucleare, nonostante i suoi tanti sostenitori anche in seno alla penisola.

Oltre il nucleare, anche il gas è stato elemento fondamentale del summit, con la Russia unico esportatore netto di metano e tutti gli altri sette importatori netti. Un summit quindi asimmetrico dal punto di vista energetico, con Paesi industrializzati che devono cercare continuamente nuove fonti per l'approviggionamento energetico, ed una che invece ne ha da vendere.
A tale proposito, il ministro per l'Energia Viktor Khrishenko conferma che "Russia e Unione Europea non hanno superato le divergenze reciproche sui protocolli di transito", dunque Mosca non firma ancora la Carta sull'energia, pur condividendone i principi. Tuttavia, la sottoscrizione anche da parte di Mosca dell'impegno a "sostenere gli sforzi per migliorare la cooperazione in campo energetico", fa pensare a una possibile, futura apertura del ricco mercato energetico russo agli investimenti esteri. Cosa che gli altri membri del G8, USA in testa e Italia compresa, attendono quasi con ansia. Ovviamente la Russia temporeggia, cercando di aprire il proprio mercato solo in cambio di una contropartita conveniente, quale potrebbe essere la distribuzione del gas in Paesi terzi.

Sul fronte ambientale, non si è registrata alcuna apertura americana nei confronti del protocollo di Kyoto, come c'era da aspettarsi. Gli USA sanno di non essere in grado di contenere le proprie emissioni atmosferiche entro i limiti fissati dal protocollo, pertanto non vi aderiscono. Posizione almeno coerente, rispetto agli altri Paesi del G8, Italia in testa, che invece hanno aderito sapendo bene di non essere in grado di rispettarlo.
Gli altri due documenti approvati dai capi di Stato e di governo di Stati Uniti, Giappone, Germania, Francia, Regno Unito, Italia, Canada e Russia riguardano la lotta alle malattie endemiche e la sfida globale dell'educazione scolastica.
Due le novità che riguardano l'Italia. La prima, che rende palese l'intenzione di trasformare il nostro Paese in fornitore di polizia internazionale al servizio del mondo occidentale, prevede la creazione, a Vicenza, di un centro di eccellenza per la formazione di unità di "peacekeeping", con l'obiettivo di formare entro il 2010 75.000 militari in tutto il mondo, specialmente in Africa. La seconda, in chiave di indottrinamento ideologico, è che l'Italia organizzerà un forum mondiale su educazione e ricerca, per individuare le linee di sviluppo di un "sistema educativo efficace nelle società avanzate".

Poche parole sulla crisi mediterranea che coinvolge Israele e Libano, parole peraltro ovvie quanto generiche, poi il silenzio, inframmezzato ancora una volta a slogan banali e di principio da parte dei capi di Stato in conferenza stampa.
D'altronde, non c'era da aspettarsi nulla di diverso, da un summit che storicamente è una passerella mediatica per i leaders mondiali e le loro first lady: le decisioni, quelle vere, quelle "che contano", quelle che possono instradare il futuro, vengono prese in altri luoghi, in silenzio, senza occhi puntati da parte di stampa e opinione pubblica.
Intanto, nel mondo ci sono 24 conflitti aperti, ed un numero difficilmente calcolabile di zone di tensione. Al G8 si brinda a champagne.

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