di Michele Paris

In una intervista alla CBS il presidente Obama è tornato ad esprimersi con i toni populisti che sempre più stanno caratterizzando le sue più recenti uscite pubbliche. Nel programma “60 Minutes”, l’inquilino democratico della Casa Bianca ha anche riservato alcuni attacchi al Partito Repubblicano, responsabile, a suo dire, della mancata attuazione di politiche efficaci per risolvere la crisi economica in atto.

Da qualche tempo ormai lanciato nella campagna elettorale per la rielezione nel 2012, Obama ha criticato duramente l’intransigenza dei repubblicani, i quali continuano a non volere avviare una “discussione onesta” sulle scelte di politica economica che hanno provocato la recessione. Per Obama, l’atteggiamento ostruzionista del Partito Repubblicano - emerso in questi giorni attorno alla questione del prolungamento dei benefici fiscali per i lavoratori americani in scadenza a fine anno - sarebbe una strategia studiata a tavolino e adottata fin dal 2009 per infliggere il maggior danno possibile allo stesso presidente, costretto così a far fronte ad una situazione economica sempre più deteriorata.

Quando il giornalista della CBS Steve Kroft ha poi chiesto se durante la campagna elettorale del 2008 fossero state fatte troppe promesse, Obama ha sostenuto che il suo è sempre stato un progetto a lunga scadenza per il paese e che per cambiare la mentalità di Washington, dominata dagli “interessi speciali”, sarà necessario più di un mandato e, verosimilmente, anche più di un presidente.

A sfidare Barack Obama per la Casa Bianca nel novembre del 2012, a detta dei più recenti sondaggi, sarà uno tra l’ex governatore del Massachusetts Mitt Romney e l’ex speaker della Camera Newt Gingrich, in netta ascesa nel gradimento degli elettori repubblicani nelle ultime settimane. Secondo Obama, la vittoria nella corsa alla nomination repubblicana non cambierà di molto la sua strategia, dal momento che i principi sostenuti da Romney e da Gingrich sono sostanzialmente identici, mentre sarebbe ben diversa la visione proposta da Obama rispetto a entrambi.

A chi lo critica per la performance offerta finora alla guida del paese, inoltre, il presidente risponde con la consolidata tattica democratica del male minore. Di fronte allo sconforto di buona parte della base elettorale democratica per un partito che difende strenuamente gli interessi delle classi privilegiate, Obama esorta classe media e lavoratori a considerare l’alternativa ad un suo secondo mandato. Se dovesse cioè prevalere l’astensionismo o il voto di protesta indirizzato ai repubblicani, quello che attende gli americani sarebbero, ad esempio, ulteriori tagli alle tasse per i più ricchi e lo smantellamento della regolamentazione del settore privato, politiche entrambe che l’amministrazione Obama ha peraltro perseguito o promesso di perseguire in questi tre anni.

Nel corso dell’intervista rilasciata al network americano, Obama ha anche elencato i presunti successi ottenuti durante il suo primo mandato alla Casa Bianca, a cominciare dalle modeste misure di stimolo all’economia che avrebbero contribuito ad evitare una seconda Grande Depressione. I risultati snocciolati da Obama, in realtà, non rappresentano affatto cambiamenti che hanno alleviato le sofferenze degli strati più disagiati della popolazione o che hanno ristabilito il ruolo degli Stati Uniti di paladini della democrazia.

La riforma sanitaria, infatti, si è risolta in un’operazione totalmente a vantaggio del settore privato che porterà al contenimento dei costi e ad un vero e proprio razionamento dei servizi a disposizione per decine di milioni di americani. Allo stesso modo, la riforma del sistema finanziario permetterà sostanzialmente alle banche di Wall Street di operare come hanno fatto negli ultimi tre decenni. L’uccisione di Osama bin Laden, poi, è stata un’azione palesemente illegale dal punto di vista del diritto internazionale ed ha incrinato i rapporti degli USA con il Pakistan, alimentando ancor più le tensioni in Asia centrale. Il ritorno alla crescita economica negli Stati Uniti, infine, ha beneficiato quasi esclusivamente le élite economiche e finanziarie, le quali oltretutto hanno potuto contare anche sulla costante compressione dei livelli retributivi e dei diritti dei lavoratori.

L’intervista alla CBS di domenica è giunta pochi giorni dopo un discorso sullo stato dell’economia dello stesso Obama nella cittadina di Osawatomie, in Kansas, ampiamente apprezzato dalla stampa liberal. In questa apparizione pubblica in un stato solidamente repubblicano, il presidente, strizzando l’occhio al movimento di protesta Occupy Wall Street, si è atteggiato a difensore dell’uguaglianza sociale contro gli eccessi dei colossi dell’industria finanziaria.

l tentativo di Obama è chiaramente quello di canalizzare la rabbia diffusa nel paese verso la campagna per la sua rielezione, anche se appare tutt’altro che certo che la maggior parte degli elettori sia disposta a considerare sincera la nuova attitudine del presidente dopo tre anni di politiche rivolte alla difesa dei grandi interessi.

Le critiche di Obama verso Wall Street e un capitalismo selvaggio che ha prodotto enormi disuguaglianze nel paese e livelli povertà sempre crescenti sono dunque poco credibili. La sua amministrazione in questi tre anni ha fatto di tutto per salvare i profitti delle grandi banche e delle corporation americane colpite dalla crisi a scapito dei lavoratori e di quella classe media di cui ora Obama si fa paladino. Come se non bastasse, mentre il presidente sostiene pubblicamente di condividere le ragione del movimento Occupy Wall Street, la sua amministrazione e i colleghi democratici in tutto il paese hanno da tempo proceduto a reprimere le proteste diffusesi rapidamente da New York alle principali città americane.

Le stesse critiche rivolte ai repubblicani suonano false. Quelle iniziative che Obama minaccia saranno implementate in caso di vittoria repubblicana nel 2012, infatti, difficilmente potranno superare quelle messe in atto da un’amministrazione democratica che in questi anni ha già effettuato tagli devastanti alla spesa pubblica, aumentato le disuguaglianze sociali nel paese e ridotto ulteriormente i diritti democratici dei cittadini in nome della guerra al terrore.

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