di Emanuela Pessina

BERLINO. Grande entusiasmo al congresso di partito dei socialdemocratici tedeschi (SPD), tenutosi a Berlino in questi giorni: due anni dopo le politiche del 2009, che avevano visto l’SPD con la percentuale di voti più bassa dal dopoguerra (23%), il partito sembra aver ritrovato sicurezza e identità. Oltre a riconfermare il segretario di partito Sigmar Gabriel e il consiglio direttivo, i socialdemocratici hanno posto le prime basi per le elezioni del 2013. Un unico dubbio rimane ancora da chiarire: l’SPD non ha rivelato chi sarà lo sfidante di Angela Merkel; un’ultima, fondamentale informazione per cui bisognerà aspettare ancora un po’.

A capo del partito è stato riconfermato Sigmar Gabriel, che ha ottenuto il 91.6% dei voti. Una percentuale di certo inferiore a quella con cui era stato eletto nel 2009, ma comunque soddisfacente: il segretario socialdemocratico ha infatti preso le redini dell’SPD dopo i disastrosi risultati delle elezioni del 2009, che hanno segnato una delle crisi più profonde nella storia del partito tedesco.

Proponendosi come “uomo nuovo”, Gabriel ha voluto rompere con la più recente linea politica dell’SPD, che aveva condotto il partito socialdemocratico alla “catastrofe”. Per il neo-segretario, l’SPD stava diventando un partito d’élite: con le sue riforme Gabriel ha tentato di ricostruire la politica dell’SPD “dal basso”, dando più voce ai circoli di partito locali. E ora, nonostante le molte critiche iniziali, arrivano i grassi numeri della riconferma di Gabriel, quasi a testimonianza della fiducia che i militanti hanno riposto in lui.

A essere giudicato positivamente è stato, in particolare, il discorso del segretario, che ha affrontato tutte le problematiche più attuali tra cui l’immancabile crisi economica. A fronte della grave situazione, Gabriel ha proposto un ridimensionamento del liberalismo: perché non si può fare a meno del liberalismo, ha ammesso il leader SPD, ma una sua riorganizzazione è comunque indispensabile. “Sufficientemente di sinistra” per l’ala più rossa del partito, i suoi argomenti sono stati giudicati “pragmatici” dalle correnti interne più conservative: a quanto pare, Gabriel è riuscito nell’incredibile compito di convincere tutti. Anche l’elezione del consiglio direttivo non ha presentato sorprese: riconfermati i membri già eletti due anni fa, nessuno ha ottenuto una percentuale di voti inferiore all’80%.

Ospite speciale del convegno, l'ex-Cancelliere socialdemocratico, il novantadueenne Helmut Schmidt, applaudito per sei minuti al termine del suo discorso: erano tredici anni che non metteva piede a un congresso di partito e il suo intervento potrebbe non essere del tutto casuale. Alla guida della Germania tra il 1974 e il 1982, Schmidt è stato uno dei leader che maggiormente ha contribuito alla costruzione della Comunità europea. La sua presenza ha voluto forse ricordare alla Germania l’importanza del progetto europeo, la “grande linea” della politica, in una sorta di critica intrinseca alla Cancelliera Angela Merkel e alla sua politica, da molti considerata “antieuropea”.

Si può dire, in conclusione, che il congresso di Berlino ha mostrato un SPD armonico e coeso: sicurezza di sé e unità sono forse gli ingredienti principali per la (ri-)costruzione pubblica di un’immagine di partito seria, e i socialdemocratici sembrano averlo capito. La posta in gioco sono le politiche del 2013 e, dopo la “catastrofe” del 2009, i socialdemocratici agiscono cautamente e non danno nulla per scontato, tantomeno i voti dei propri elettori.

Bisognerà tuttavia attendere un po' prima che l’SPD annunci il proprio candidato alla cancelleria: il partito ha deciso di attendere il prossimo gennaio, data delle elezioni regionali in Bassa Sassonia, prima di fare il nome dello sfidante di Frau Merkel. Oltre a Gabriel, da molti considerato il favorito, si parla dell'ex-ministro degli Esteri Frank Walter Steinmeier e dell'ex-ministro delle Finanze Peer Steinbrueck. I risultati delle regionali di quest’anno hanno sì segnalato una profonda crisi della Cancelliera e della sua coalizione, ma è anche vero che la situazione internazionale non è stata delle più favorevoli ai governi e altrove ha provocato cambiamenti molto più drastici, come in Italia o in Grecia. E i cittadini lo sanno: allo sfidante cancelliere non basteranno le belle parole, il carico è ingombrante e forse proprio per questa ragione l’SPD ha evitato di pronunciarsi chiaramente in merito.

 

 

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